L’artista lecchese rappresenta il Camerun alla Biennale di Venezia
I social network come funghi allucinogeni: “Euforica illusione di un mondo irreale”
LECCO – Si è aperta sabato la Biennale d’Arte di Venezia: è la 59esima edizione della mostra internazionale, la seconda consecutiva per Francis Nathan Abiamba, in arte “Afran”, camerunense di origine, con casa e famiglia a Barzio, volto noto del panorama artistico italiano e ben conosciuto nel lecchese per le sue opere, legate spesso a iniziative benefiche.
Quest’anno Afran rappresenta il suo paese natio ed è parte della squadra di artisti e performer che espongono i propri lavori nel padiglione dedicato al Camerun. “Una doppia emozione – sottolinea Afran – essere di nuovo a Venezia e rappresentare il mio paese di origine che per la prima volta in assoluto partecipa alla Biennale”.
“I Paradisi artificiali” è l’opera che Francis porta in laguna, ispirandosi all’omonimo saggio di Boudelaire: “Lo scrittore nel suo testo descriveva gli effetti delle droghe su quelli che erano i consumatori, nell’Ottocento. Rileggendo questo saggio – spiega l’artista – ho voluto fare un parallelo con l’attualità e sulle conseguenze di quello che è uno sfrenato e patologico dei social network sugli utenti, ovvero un euforia illusoria che distorce la nostra realtà, facendoci vedere un modo che speso ha poco o nulla a che fare con la realtà”.
Una metafora rappresentata nei funghi allucinogeni sul cui ‘cappello’ sono riportati i simboli dei principali social media e che spuntano ovunque: “Crescono a New York come a Douala, in Camerun, così come tra i canali a Venezia, invadono ogni luogo – spiega Afran che li ha rappresentati, oltre che con sculture anche con opere pittoriche – è una questione che prescinde dai nazionalismi, che oggi stanno riprendendo vigore, si tratta di una situazione globale e come tale, per affrontarla occorrono soluzioni comuni”.
Un tema, quello presentato dall’artista lecchese, che ben si associa a quello generale che guida la visita di questa edizione della Biennale, ovvero i cambiamenti della società.
“Già da diverso tempo lavoravo a questo progetto e sapere che altri artisti e intellettuali abbiano avuto attenzione e preoccupazione alla stessa tematica mi ha molto gratificato – sottolinea Afran – e voglio ringraziare il curatore del padiglione del Camerun, Sandro Orlandi, che subito ha notato la compatibilità della mia ricerca con il suo progetto complessivo”.
I funghi ‘social’ di Afran sono spuntati anche per le strade di Venezia grazie a delle installazioni temporanee tra i canali e le vie della Serenissima. “Da questa performance – aggiunge Afran – si darà vita, attraverso le fotografie effettuate, a delle opere NFT, nate in un determinato luogo e momento, creando una suggestione tra vero e digitale”.