Sabato mattina tra storia e innovazione nello storico stabilimento lecchese che produce vergella
I visitatori hanno esplorato l’intero ciclo produttivo dell’acciaio, in uno dei luoghi simbolo della manifattura lecchese
LECCO – Un sabato mattina sospeso tra passato e futuro, in uno dei luoghi più rappresentativi dell’industria lecchese. È stata più di una semplice visita quella organizzata da Officina Gerenzone allo stabilimento del Caleotto: un’immersione autentica nel cuore caldo della produzione siderurgica locale, con l’aria densa di storia e il suono metallico che risuona come un’eco del lavoro di generazioni.
Porte aperte ma solo per pochi. Quaranta i partecipanti, tutti soci dell’associazione culturale, selezionati per ragioni di sicurezza. E proprio questa esclusività ha reso l’esperienza ancora più intensa: il gruppo, suddiviso in tre sottogruppi, ha potuto scoprire da vicino l’ultimo simbolo lecchese della produzione di vergella in acciaio, accompagnato da sei giovani dipendenti dello stabilimento. Un gesto non solo organizzativo, ma simbolico: a guidare i visitatori, infatti, sono stati sei giovani: segno tangibile di un ricambio generazionale già in atto, di un’industria che non guarda solo al passato glorioso ma anche al domani. A fare da “ciceroni” sono stati: Francesca Maggioni Responsabile Risorse Umane, Stefano Bassani Ingegnere di processo, Lorenzo Canella Responsabile Attrezzeria/Torneria cilindri, Carlo Calastri Capoturno, Nicola Bolognani Responsabile di Stabilimento, Luca Follador Ing. nuovo assunto attualmente in supporto al reparto di Lorenzo Canella.
Il sito, oggi di proprietà del Feralpi Group affonda le proprie radici nel lontano 1896. Ma non c’è aria di nostalgia tra le pareti del laminatoio: qui, la storia cammina accanto all’innovazione. Le linee di produzione, i macchinari imponenti, il pulsare costante dell’acciaio in lavorazione raccontano di una fabbrica viva, dove lavorano 130 persone – impegnate su tre turni – che trasformano billette incandescenti in vergelle ad alta qualità, destinate alle filiere dell’automotive e della meccanica avanzata.
Lungo il percorso, i soci hanno potuto osservare l’intero ciclo produttivo: dalla sezione quadra delle billette (140 o 160 millimetri), fino al prodotto finito, con diametri che variano dai 4,5 ai 32 millimetri. Dettagli tecnici, sì, ma raccontati con passione e precisione, resi vivi dal rumore delle linee in funzione e dal calore che si percepisce a pelle.
I visitatori sono saliti anche sul cosiddetto “Pulpito”, la cabina di regia dello stabilimento, da cui tutto il processo è controllato digitalmente. Da lassù, la fabbrica si mostra in tutta la sua complessità, come un organismo vivo regolato da mani esperte e da tecnologie all’avanguardia.
Tra i tanti aspetti messi in luce durante la mattinata, particolare attenzione è stata data al tema ambientale. Il raffreddamento degli impianti avviene esclusivamente con acqua, utilizzata in un ciclo continuo grazie a un sofisticato sistema di depurazione. Un segno concreto di come anche l’acciaio possa parlare la lingua della sostenibilità.
A chiudere la visita, un gesto di gratitudine che ha saputo unire spirito industriale e cultura: il Direttivo di Officina Gerenzone guidato dal presidente Paolo Colombo ha donato ai sei giovani dipendenti del Caleotto la tessera associativa, una stampa e un quadro del lecchese Beppe Villa con l’emblematica scritta dialettale “Tirabagia”. Un omaggio che sa di radici, di identità e di un territorio che continua a credere nella propria vocazione manifatturiera.
Un viaggio denso di significato, in un luogo dove il ferro non è solo materia: è memoria, orgoglio e promessa di futuro.

RADIO LECCOCITTÁ CONTINENTAL












































