Lo studioso Átila Soares da Costa Filho ha condiviso i risultati delle ultime ricerche sull’opera
Un serpente, i collegamenti con l’Ultima Cena e la Sacra Sindone: “Passione, morte e resurrezione. La sanguigna di Lecco potrebbe esserne un lascito sotto forma di disegno”
LECCO – Il Ritratto di Lecco, neanche a dirlo, continua a far discutere, ma soprattutto cresce l’attenzione verso il disegno a sanguina nella cerchia degli studiosi di Leonardo Da Vinci. Solo poche settimane fa sull’opera erano state condotte dalla Gilardoni Raggi X di Mandello delle sofisticate analisi tomografiche e radioscopiche a microfuoco con tecnica a multienergia, contestualmente il professor Rolando Bellini, che da un anno sta studiando l’opera, aveva dichiarato che è plausibile parlare di ambito Leonardesco (QUI L’ARTICOLO).
Nelle scorse ore un altro importante studioso internazionale di Leonardo, Átila Soares da Costa Filho, (laureato in disegno Industriale presso l’Università Cattolica – Rio ed esperto in Storia, Filosofia, Chiesa medievale, Storia dell’Arte, Antropologia e Sociologia) ha pubblicato un articolo dove analizza il significato di alcuni particolari che ha notato studiando in maniera minuziosa il Ritratto di Lecco.
“Disposta in modo discreto, nella zona inferiore della barba del personaggio, compare una figura dall’interpretazione confusa – si legge nell’articolo -. Tuttavia, con la dovuta attenzione, si può scorgere qualcosa come un serpente attorcigliato su se stesso in mezzo a diverse tracce di ‘pentimenti’, cioè, scarabocchi realizzati quando l’autore aveva ancora dubbi sulla posa migliore del serpente (ad esempio: se più o meno arrotolato o rampante – come attestato dalla gobba, suggerita)”.
Lo studioso ipotizza alcune interpretazioni per la figura del serpente, così come si sofferma sull’analisi del volto che: “Come già ipotizzato, il ‘Ritratto di Lecco’ potrebbe essere nient’altro che un preparatorio di Leonardo per la testa di Cristo nella sua celebre ‘Ultima Cena’, in un disegno per meditare sul sacrificio e sulla passione… e la Resurrezione. Un fattore che ha attirato moltissimo la mia attenzione mentre analizzavo la sanguigna è la sua innegabile somiglianza con alcuni tratti del volto della Sacra Sindone di Torino. Dinanzi alla possibilità di accostare il disegno alla reliquia maggiore (la Sindone), ho cercato di trovare qualcosa in più, basandomi su questa possibilità. Ed è stato nelle linee curve e in evidenza dei capelli di questo apparente Gesù – confermate poi dalle foto potenziate multispettrali di Pascal Cotte – che ho notato qualcosa di molto curioso: uno schizzo che suggerisce il corpo di un uomo nudo, disteso, come a riprodurre la posa della figura sbiadita sul Lenzuolo di Torino”.
Lo studioso brasiliano conclude così la sua analisi così: “Avremmo così tre pilastri per sostenere un discorso sulla Passione, Morte e Resurrezione, dove la passione si trasforma in gioia e la fine in rinascita. Se per Leonardo il fulcro della vita è proprio la costanza dell’incostanza, del mutamento e del divenire, la sanguigna di Lecco potrebbe esserne un lascito sotto forma di disegno: una testimonianza dell’Arte come strumento di meditazione sui misteri della ruota invisibile della vita”.
“Un sincero ringraziamento al professor Átila Soares Da Costa Filho, studioso e storico dell’arte brasiliano, membro del comitato scientifico della Monna Lisa Foundation di Zurigo e della Fondazione Leonardo da Vinci di Milano, nonché del comitato del progetto ‘L’invisibile nell’arte’ curato dal professor Silvano Vinceti, per questa nuova ed estremamente interessante sua riflessione di studio sul ritratto di Lecco, pubblicata sulla importante rivista Italia Nossa – hanno commentato i proprietari dell’opera -. Riflessione che prende le mosse da una particolare analisi e interpretazione di alcune evidenze individuabili in questo disegno a sanguigna, e che porta detto studioso, che già si è occupato del ritratto di Lecco in precedenti riflessioni e pubblicazioni, nel poter considerare il ritratto di Lecco quasi alla stregua di un ‘lascito, di una testimonianza dell’Arte – di possibile mano leonardiana – come strumento di meditazione sui misteri della ruota invisibile della vita’, con un possibile collegamento diretto di questo Cristo di Lecco proprio all’Ultima Cena di Leonardo e alla Sacra Sindone di Torino”.
Di seguito riportiamo l’articolo completo, tradotto da Valéria Vicentini, pubblicato pochi giorni fa e che lo studioso ha voluto condividere con i proprietari dell’opera.
COME L’ENIGMATICO RITRATTO DI LECCO DIVENTA UN DISCORSO SULLA RESURREZIONE