Mentre il mercato edile che usa componenti prefabbricati sta crescendo nel residenziale e frenando nei capannoni edili, la Fumagalli edilizia industrializzata di Bulciago sente il vento della crisi e dopo aver messo in cassa integrazione 43 dipendenti ad aprile, pensa di allargare l’uso dell’ammortizzatore sociale e anche di licenziare 60 dipendenti. Sessanta famiglie, la maggior parte residente a Bulciago che rischia di rimanere senza l’entrata di un reddito.
Tra le rappresentanze sindacali e l’azienda sembrava non ci fosse comunicazione di sorta e per questo i lavoratori esasperati sono arrivati a Lecco per il corteo di protesta del pomeriggio e il presidio davanti al palazzo della Provincia in cosso Matteotti.
Alla fine racconta Giuseppe Cantatore, segretario generale della ‘Fillea legno edili affini’ di Lecco, il dialogo si è riaperto intorno a un tavolo intorno in cui erano seduti la sindaco di Bulgiago Egidia Beretta Arrigoni, l’assessore provinciale allo sviluppo economico Fabio Dadati, i rappresentanti della Fumagalli edilizia industrializzata e i sindacalisti della Cgil, Cisl e Uil. Erano presenti anche rappresentanze sindacali bergamasche perché in discussione c’è la chiusura dello stabilimento di Bulciago per trasferire la produzione in quello di Pontirolo (Bg), quest’ultimo più vicino all’autostrada e a una cava che fornisce materia prima. Come ha spiegato la proprietà per argomentare le sue intenzioni. L’area nel lecchese verrebbe poi messa in vendita.
L’incontro di oggi ha sottolineato Cantore è servito “A riaprire il confronto ora vogliamo vedere il piano industriale che guarda al futuro e non il piano di dismissione, anche perché lo stato attuale del settore difficilmente permette il riassorimento di lavoratori lasciati a casa”.