In una situazione congiunturale incerta si apre uno spiraglio di speranza: le previsioni delle imprese prese a campione dall’Osservatorio congiunturale di Confindustria Como e Lecco per la prima metà del 2012 indicano in media un incremento pari al 2% per i tre indicatori domanda, attività produttiva e fatturato, dando un segnale di lieve fiducia. I dati raccolti dal Centro Studi di Confindustria riguardano il secondo semestre 2011.
A guardare le dinamiche emerse lungo lo scorso anno si è vista grande vivacità nei primi sei mesi con importanti crescite e poi un forte rallentamento nella seconda parte del 2011. D’altra parte le aziende lecchesi per il 46% sono caratterizzate da una produzione stagionale.
Per quanto riguarda l’occupazione il 70% delle imprese sono convinte che nel 2012 riusciranno a mantenerla al livello attuale, il 16.9% pensa di ridurre il personale, mentre l’11.2% di aumentarlo.
Ecco la relazione diffusa da Confindustria Lecco
A livello generale emerge per i due territori uno scenario in rallentamento, in linea con le tendenze nazionali caratterizzate da una marcata contrazione dei fondamentali già a partire dal mese di settembre.
I dati rivelano, per contro, alcune differenze rispetto ai due orizzonti temporali sui quali l’analisi è stata condotta: mentre sul versante congiunturale, infatti, il rapporto con la prima metà del 2011 segna il passo, con riduzioni medie del 4% per i principali indicatori esaminati (domanda, attività produttiva e fatturato), il confronto tendenziale, rispetto cioè a quanto registrato nel semestre luglio-dicembre 2010, si rivela positivo e indica una leggera crescita, in particolare riguardo all’andamento del fatturato (+4.2%).
A livello dimensionale, le imprese più piccole (fino a 50 occupati) hanno segnalato una congiuntura più penalizzante rispetto alle imprese medie e, sul versante previsionale, hanno rivelato minor positività. Non si sono registrare invece particolari differenze riguardo allo scenario occupazionale: sia le imprese di medie dimensioni che quelle al di sotto dei 50 occupati hanno segnalato infatti una maggior propensione alla riduzione della propria forza lavoro (il doppio rispetto a quella indicante un possibile aumento dei livelli) durante il semestre e ipotesi di una possibile ulteriore riduzione dell’organico nei primi sei mesi dell’anno in corso.
EVOLUZIONE DELLA DOMANDA
Gli ordini delle due province mostrano, nel secondo semestre 2011, una contrazione (-5%) rispetto a quanto rilevato nella prima metà dell’anno dove si era registrata, invece, una variazione positiva e pari al 8,6% rispetto ai livelli di fine 2010. Il rapporto con lo stesso semestre dell’anno precedente evidenzia una sostanziale stabilità della domanda (+0.6%), quasi a confermare che il rallentamento del secondo semestre abbia annullato la crescita verificatasi durante la prima parte dell’anno.
L’Osservatorio ha evidenziato che circa il 46% della produzione del campione risulta soggetta a dinamiche stagionali, un dato che parrebbe giustificare, almeno in parte, la contrazione della variazione congiunturale.
Le aspettative per la prima metà del nuovo anno sembrano invece indicare una lieve crescita (2%).
A livello lecchese i dati rivelano uno scenario tendenziale migliore (+1.4% rispetto a quanto rilevato a dicembre 2010) mentre appare più marcato il rallentamento congiunturale per la domanda dove si registra una contrazione del 5.8% rispetto al primo semestre.
Non si riscontrano, invece, particolari differenze riguardo alle previsioni per il 2012 che confermano quanto già esaminato per i due territori.
“Il nostro territorio ha subito inevitabilmente gli effetti della complessa crisi che ha interessato l’economia internazionale nella seconda metà dello scorso anno – commenta il presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi (foto a sinistra). Tuttavia i buoni risultati che molte imprese hanno conseguito durante la prima metà del 2011 hanno permesso di mantenere un saldo positivo rispetto al 2010. A fianco delle realtà che hanno vissuto particolari difficoltà, molte altre hanno accresciuto fatturato ed occupazione, riuscendo anche ad ampliare la propria presenza sui mercati all’estero”.
ATTIVITA’ PRODUTTIVA
Il rallentamento registrato per la domanda ha inciso sicuramente sull’attività produttiva delle aziende dei due territori, tant’è che il livello di saturazione degli impianti è sceso di oltre cinque punti percentuali rispetto alla prima parte dell’anno: si è passati dal 76.5% registrato di giugno al 71.9 di fine anno.
Nel confronto con dicembre 2010, il saldo dell’attività produttiva rimane comunque positivo (+1.3%), ma i buoni risultati dei primi sei mesi del 2011, in cui si era rilevato un aumento dell’attività dell’8.1%, sono stati vanificati da una seconda parte dell’anno decisamente sotto tono e con un indicatore sceso al -3.5%. Nei prossimi mesi le aziende si aspettano un leggero aumento dell’attività produttiva (+2.5%), dato che non è sufficiente per presagire un ritorno ai livelli ottimali di produzione ma che in un clima denso di preoccupazione rappresenta comunque un segnale di fiducia per la seconda parte dell’anno.
Il ricorso a subfornitori esterni all’azienda rispecchia quanto rilevato nel corso del primo semestre del 2011. Si registra un lieve incremento nell’utilizzo di subfornitori nazionali (dal 13% di giugno al 14.9% di dicembre) e una stabilità per quanto riguarda i subfornitori internazionali (dal 3.8% al 3.3%).
I dati delle aziende di Lecco sono in linea con quanto descritto a livello congiunto. Il territorio provinciale ha registrato un decremento leggermente più accentuato negli ultimi sei mesi dell’anno, con una variazione che si è attestata al -5%. Si avverte maggiormente, in questo caso, la differenza con il dato della precedente indagine semestrale, in cui le aziende di Lecco indicavano un aumento dell’attività produttiva del 9.5% rispetto al semestre precedente.
In controtendenza, invece, la situazione sulla subfornitura, con le aziende lecchesi che nel corso degli ultimi mesi del 2011 hanno ridotto la produzione realizzata attraverso sub fornitori nazionali (da 13.6% a 12.6%) e incrementato invece quella relativa a subfornitori esteri (da 4.6% a 5.9%).
APPROVVIGIONAMENTO MATERIE PRIME
Difformemente a quanto registrato a livello congiunturale, le imprese rivelano di non aver vissuto particolari criticità sul fronte delle materie prime.
Durante il secondo semestre, infatti, i prezzi delle commodities sono rimasti stabili (in media le variazioni registrate sono state pari al +0.3%) senza causare aggravi sui processi logistici e sulle pianificazioni aziendali.
Rispetto ai livelli di prezzi affrontati nel 2010, il campione ha indicato di aver dovuto sostenere comunque un aumento medio del 4.1% durante il secondo semestre 2011 (nel primo semestre dello scorso anno la variazione tendenziale rispetto alla prima metà del 2010 aveva evidenziato un aumento medio di ben l’11.6%).
L’incidenza percentuale media del costo delle materie prime sul totale dei costi di produzione indicata dal campione si è attestata al 35.1%.
“Le aziende della provincia di Lecco – commenta il direttore di Confindustria Lecco, Giulio Sirtori (foto a sinistra)- confermano quanto emerso a livello congiunto: stabilità del costo delle materie prime nel corso secondo semestre e un moderato incremento (3.7%) rispetto ai dati 2010. Nel caso lecchese l’incidenza media del costo delle materie prime sul totale dei costi è pari al 37.4%. Nonostante l’entità della variazione sia stata contenuta rispetto, ad esempio, alle volatilità registrate nel biennio 2008-2009, tale incremento ha evidentemente pesato sulle imprese”.
EVOLUZIONE DEL FATTURATO
A livello tendenziale l’indicatore sull’andamento del fatturato è quello che ha registrato le migliori performance.
Nel confronto con la parte finale del 2010 si registra un incremento del 4.1%, anche se questo dato è molto influenzato dai buoni risultati della prima parte dell’anno. Tale tesi è avvalorata dal dato congiunturale che indica una diminuzione a dicembre del 3.9% rispetto ai primi sei mesi dell’anno.
Anche in questo caso, dunque, si nota il divario tra quanto rilevato nel precedente Osservatorio Congiunturale (+9.5%) e l’attuale situazione delle aziende delle due province. Le previsioni sono in linea con quanto indicato in precedenza e per i primi sei mesi del 2012 si ipotizza un aumento del fatturato inferiore ai due punti (1.9%).
Nella seconda parte del 2011 sono stati registrati rallentamenti anche dalle economie internazionali e ciò ha influito sicuramente sull’andamento dell’export delle due province.
Permane certamente la vocazione all’internazionalizzazione delle aziende comasche e lecchesi, anche se le esportazioni hanno subito una riduzione del 5% nel secondo semestre dell’anno appena trascorso.
Il principale mercato di sbocco delle merci prodotte è rappresentato dai paesi dell’Europa, ai quali è destinato circa il 68% delle esportazioni totali. Oltre un quinto dei beni prodotti in Italia viene venduto nei soli paesi dell’Europa Occidentale (tra i principali Germania, Francia e Spagna). Dimezzata invece la percentuale di prodotti destinata al mercato cinese (dall’1.6% di giugno 2011 allo 0.8% di dicembre) ed in calo anche le vendite nel mercato statunitense (dal 3.5% al 2.9%) e nell’America Centro-Meridionale (dall’1.7% all’1.2%).
Nonostante la diminuzione percentuale delle quantità di prodotto esportate le aziende dei due territori hanno indicato di aver avvertito un lieve aumento del business sui mercati esteri nel corso dell’ultimo semestre del 2011 (i giudizi indicanti aumento, 31% circa, superano quelli indicanti una riduzione e che si attestano al 28%).
Differente invece la situazione a livello italiano, con le aziende che hanno avvertito un deciso rallentamento nel fatturato realizzato sul territorio nazionale (i giudizi in di munizione sono circa il doppio di quelli indicanti un aumento, 45% contro il 23%).
“Le aziende lecchesi registrano risultati lievemente migliori per quanto riguarda l’export, con dati che rimangono in linea con quanto rilevato a metà dell’anno precedente – sottolinea il presidente Giovanni Maggi. Oltre il 40% del prodotto realizzato viene venduto al di fuori del territorio nazionale e risulta in aumento la percentuale destinata ai paesi dell’Europa Occidentale: si passa da 24.5% di giugno a 25.2% di dicembre 2011. Le vendite in Cina si sono quasi dimezzate rispetto alla precedente rilevazione, ma si attestano comunque intorno all’1%. Stabile l’export verso gli Stati Uniti e l’America Centro-Meridionale”.
IMPATTO DELLA CONGIUNTURA ECONOMICA
Alla luce del nuovo rallentamento congiunturale verificatosi nella seconda metà dell’anno, l’Osservatorio ha posto l’attenzione anche sulle azioni che le imprese hanno intrapreso per fronteggiare la nuova ondata di crisi.
Le misure adottate si sono sviluppate sia sul fronte interno, attraverso il ridimensionamento dei costi (22%) e la riduzione degli investimenti (11,3%), che su quello esterno, mediante la ricerca di nuovi clienti e mercati esteri (22,3%) ed interventi per il recupero dei crediti (11,9%).
In alcuni casi le imprese hanno optato per incrementare le efficienze ampliando il proprio parco fornitori mentre in altri casi la scelta ha riguardato la riduzione della produzione e l’attuazione di interventi sulla base occupazionale.
Le imprese di Lecco rivelano di aver reagito alla crisi intervenendo principalmente sull’ampliamento dei mercati esteri di sbocco (25%) e sul ridimensionamento dei costi (21%).
Azioni per la risoluzione di casi di insolvenza da parte dei clienti (11%) e la ricerca di nuovi fornitori (10%) sono state misure a cui le imprese hanno fatto comunque ricorso.
SCENARIO OCCUPAZIONALE
Lo scenario occupazionale nelle aziende di Lecco e Como mostra segni di contrazione, anche se permane una certa stabilità, come dichiarato dal 67% del campione; mentre aumenta il divario tra i giudizi che indicano una riduzione (22%) e quelli di crescita(11%). Tale scenario dovrebbe ripresentarsi nel corso dei primi mesi del 2012, con le aziende che dichiarano un mantenimento dei livelli nel 70% dei casi.
A livello lecchese la situazione appare meno gravosa: il divario tra giudizi negativi (19.7%) e quelli indicanti aumento (14.8%) risulta inferiore di oltre la metà rispetto a quanto visto a livello congiunto. Lo stesso discorso vale a livello previsionale: si prevede una contrazione ma meno evidente per le aziende della provincia di Lecco (i giudizi di riduzione sono pari al 16.9% mentre quelli in aumento si attestano all’11.2%).
“Alcune aziende lecchesi nelle ultime settimane hanno incrementato la propria base occupazionale – afferma Giovanni Maggi-, mentre altre stanno stabilizzando la situazione di diversi dipendenti per i quali era stato necessario ricorrere all’utilizzo di ammortizzatori sociali. Quanto avviene a livello globale ha sicuramente delle ricadute sulle nostre realtà aziendali, tuttavia in questo momento particolare cerchiamo in tutti i modi di tutelare i nostri dipendenti che rappresentano per noi un vero valore aggiunto”.