Presentato a Lariofiere il Rapporto 2025 sull’Economia Lariana
L’economia lecchese tiene grazie all’industria, ma artigianato e commercio soffrono per mancanza di ricambio generazionale
ERBA – Lecco resiste. In un 2024 segnato da rallentamenti diffusi e incertezze geopolitiche, la provincia ha tenuto saldo il timone, come emerge dal Rapporto 2025 sull’Economia Lariana presentato alla XXIII Giornata dell’Economia, che si è svolta oggi, a Lariofiere di Erba. A guidare l’incontro, organizzato dalla Camera di Commercio Como-Lecco, sono stati il presidente Ezio Vergani, l’assessore regionale Guido Guidesi e, in collegamento, il direttore scientifico di ASviS Enrico Giovannini, con un messaggio forte: “La persona deve essere il metro di riferimento per lo sviluppo, non solo il PIL”.
Nel report, Lecco si distingue per una crescita stabile della produzione industriale (+0,2%) e una tenuta dell’artigianato (+0,5%), nonostante le difficoltà del contesto tedesco, primo partner commerciale. L’export lecchese è salito dell’1,8%, superando le attese e portando il saldo commerciale a +2.673 milioni di euro.
Lavoro: tanta qualità, ma si cercano competenze
I numeri dell’occupazione raccontano un territorio che funziona: Tasso di disoccupazione al 3%, tra i più bassi d’Italia; 264,9 giornate lavorative medie annue, il valore più alto nel Paese; Retribuzione media lorda di 27.767 euro, 3ª in Lombardia e 7ª a livello nazionale.
Ma non mancano criticità: solo il 21,9% dei contratti attivati è a tempo indeterminato, mentre oltre il 50% delle posizioni è di difficile reperimento. Il sistema produttivo ha fame di personale qualificato, specie tecnico, che il territorio non riesce a generare. I dati parlano chiaro: il 54% dei diplomati lecchesi esce dai licei, mentre solo il 12% dagli istituti professionali.
Imprenditoria e ricambio: una sfida aperta
Il ricambio generazionale è fermo. Negli ultimi 4 anni sono calati dell’8,5% gli artigiani e del 3,7% i commercianti. Gli imprenditori under 30 sono appena il 4,8% nell’artigianato e il 6,6% nel commercio. Al contrario, il 25,2% degli artigiani ha oltre 60 anni. Anche la presenza femminile resta bassa, soprattutto nel manifatturiero.
Le imprese straniere, che rappresentano il 9,1% del totale, si concentrano nei settori dei servizi e della manifattura leggera, ma non compensano l’erosione di base imprenditoriale locale.
Turismo: si cresce, ma servono servizi
Il turismo lecchese è in netta espansione, seppure schiacciato dal peso del “fratello maggiore” comasco. Lecco attrae soprattutto visitatori stranieri (84% delle presenze), e il settore extra-alberghiero è cresciuto del 14% nel 2024.
Tuttavia, i servizi restano carenti: mancano trasporti lacuali efficienti, collegamenti rapidi e infrastrutture integrate. Nonostante ciò, la domanda online (Airbnb e simili) continua ad aumentare, segno di un turismo “diffuso” e più esperienziale.
La visione: persone, formazione, alleanze
Alla tavola rotonda hanno portato esperienze e visioni Giovanni Agostoni (ICAM), Don Walter Magnoni (Univ. Cattolica), Iacopo Mazzetti (Fondazione Milano Cortina), Alessandro Perego (Politecnico) ed Elena Maria Carla Torri (ICMA Srl SB).
Il messaggio emerso è chiaro: la sostenibilità è una leva economica, non un vincolo. E serve una visione territoriale integrata.
Nel pomeriggio, Daniele Rusconi, insieme ai ricercatori Andrea Gianni e Gianni Menicatti, ha presentato dati e scenari su export, lavoro, formazione e transizione ecologica.
L’incontro ha confermato l’urgenza di rafforzare le alleanze territoriali, di investire sulla formazione tecnica e di dare slancio alle Comunità Energetiche e alla sostenibilità come leva economica concreta. Lecco dimostra ancora una volta di essere solida. Ma per restarlo, non basta l’inerzia della tradizione: serve una nuova generazione pronta a prenderne in mano il futuro.

RADIO LECCOCITTÁ CONTINENTAL





































