IMU: il monito di Confartigianato ai sindaci lecchesi

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LECCO – Il dibattito sull’IMU, l’imposta Municipale Unica, è aperto e acceso, ma non c’è ancora la reale percezione di quanto andrà ad incidere nelle tasche degli imprenditori, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione dell’aliquota sugli immobili adibiti alle attività produttive: capannoni, laboratori, negozi, che la norma equipara ingiustamente alle seconde case, facendo sborsare fino al doppio della vecchia ICI, nel caso in cui i comuni mantenessero invariata l’aliquota al 7,6 per mille.

Tutti sappiamo però che le amministrazioni locali stanno facendo i conti con i bilanci di previsione 2012, e i relativi gettiti dall’IMU, nella maggior parte dei casi non riusciranno ad equilibrare i saldi e pertanto, oltre all’iniqua equiparazione di un capannone ad una villa sul lago (stessa aliquota applicata alle seconde abitazioni), tante imprese si vedranno aumentare anche il già spropositato 7,6 per mille, con un aggravio assai pesante per un’economia già provata dalla crisi.

“Confartigianato Imprese Lecco – sottolinea il direttore Paolo Galbiati – auspica che i Comuni decidano di applicare l’aliquota minima (4,6 per mille), confermando che le imprese sul territorio sono una risorsa per l’economia e l’occupazione e non un serbatoio da dove attingere le tasse. Invitiamo i sindaci a valutare attentamente e coerentemente un’imposizione fiscale che rifletta le diverse specificità locali e la presenza di imprese che rappresentano la vera ricchezza per il loro territorio e per la comunità che ci vive. Siamo fiduciosi – conclude Galbiati – che le Amministrazioni sappiano cogliere le nostre fondate motivazioni, e non scarichino sulle imprese i tagli che lo Stato ha imposto alle autonomie locali”.