La parola ai professionisti lecchesi del settore
“L’andamento del mercato si conferma strettamente legato al momento di incertezza vissuto dai consumatori”
LECCO – Il tema dei dazi americani sta avendo un impatto importante in diversi settori, tra cui le concessionarie auto, sia a livello economico che strategico. Il settore sta attraversando un momento di crisi da alcuni anni, per diversi fattori, ma i dazi annunciati dal presidente Usa Donald Trump minacciano ulteriormente l’attività. Abbiamo chiesto ai professionisti lecchesi del settore di raccontarci questo momento delicato che, nonostante le difficoltà, stanno affrontando con determinazione e ottimismo.

“Il vero problema è la confusione che queste azioni generano nei clienti – commenta Alberto Negri, titolare della Concessionaria Renzo Negri Auto e presidente del Gruppo Autoveicoli Confcommercio Lecco – Trump ha annunciato i dazi per poi ritrattare, adesso li ha sospesi per un periodo per dare tempo alle case produttrici di organizzarsi. Per la nostra attività, già in difficoltà, è un’ulteriore mazzata: i dazi penalizzeranno le auto europee esportate in Usa e anche le auto prodotte in America dai produttori europei”.
La prima, sensibile, conseguenza, è un inevitabile aumento dei prezzi di listino delle autovetture prodotte in Europa: “Proprio a inizio aprile ho ricevuto da Suzuki il nuovo listino prezzi per l’acquisto di auto prodotte in Ungheria, ma anche altre case madri stanno aggiornando il listino in base a dove viene prodotta la componentistica. Al momento, invece, nessuna modifica sui tempi di consegna, che restano immutati”.
Uno sguardo al mercato delle vendite da l’idea del momento non facile che le concessionarie auto stanno attraversando: “A febbraio 2025 c’è stato un calo del 6,3%, dovuto principalmente alla contrazione delle auto vendute ai privati, diesel e benzina. E’ invece aumentato il noleggio, anche se non abbastanza per compensare la perdita – ha fatto sapere Negri – il mese di marzo con un +6,2% ha visto una leggera ripartenza. Si vendono più facilmente le auto ibride (quelle cioè che associano un motore a combustione ad uno elettrico). Preoccupante invece il trend delle auto aziendali, in calo netto e sicuramente non favorito dalla legge finanziaria del 2024”.
In questo contesto, la strategia sembra essere quella del guardare “a breve termine”: “Con Trump non si capisce bene cosa succederà e quindi anche le case madri si trovano incerte sul futuro. Alcune hanno ridotto i modelli di auto che superano le emissioni di CO2 prevista dal Green Deal, per evitare le sanzioni previste dalla comunità europea, solo che i modelli eliminati coincidono con quelli più venduti. Da parte nostra, come concessionarie cerchiamo di capire le esigenze dei clienti, di rassicurarli e metterli a proprio agio, perché purtroppo questo contesto ha generato tanta confusione. Noi tendiamo ad indirizzare sulle auto ibride, negli ultimi anni, dopo tanta richiesta per l’usato, si è tornato a cercare il nuovo, anche perché gli usati sono sempre più vincolati e i prezzi non sono molto convenienti”.
Che stenta a decollare per Negri, invece, è l’elettrico: “Negli ultimi 4-5 mesi c’è stata più richiesta, ma lieve, intendo dire che abbiamo venduto qualche auto elettrica in più ma la situazione non preannuncia sviluppi. Molte case, ad esempio Volkswagen, hanno ridotto le produzioni, i concessionari sono pieni di auto elettriche invendute e l’usato elettrico non ha mercato. Le perplessità del cliente su questo tipo di veicolo sono diverse, dall’autonomia della batteria che non è quasi mai quella indicata dalla casa produttrice, al problema della ricarica, per cui mancano le infrastrutture, ai costi: i punti di ricarica veloce installati in autostrada, per esempio, ricaricano la batteria in 15 minuti ma costano poco meno di un pieno di carburante, non c’è molta convenienza. L’auto elettrica tende ad essere la seconda auto, non la prima, ma i costi sulle autovetture in generale sono triplicati rispetto a una decina di anni fa mentre gli stipendi medi delle persone no, oggi, diversamente a qualche anno fa, avere una seconda auto in famiglia non è scontato”.
Una riflessione che ha portato Negri a ribadire la necessità di ‘congelare’ il Green Deal: “L’Italia ha altre esigenze e altri problemi rispetto ad altri paesi Europei, non si può fissare un obiettivo comune a Stati così diversi tra loro: nonostante gli incentivi, non riusciremo a raggiungere le soglie già raggiunte da altri paese. Gli stessi incentivi auto per come sono stati pensati oggi non sono la soluzione – ha concluso Negri – dovrebbe invece essere rivista la fiscalità delle aziende che sono ferme oggi e non comprano più auto ed introdurre degli aiuti economici mirati, come quelli che sta stanziando Regione Lombardia. Darebbe un aiuto sicuramente anche una scontistica da parte delle case produttrici per incentivare l’acquisto delle auto ibride”.

Andrea Messa, dell’omonima concessionaria Messa T. Spa con sede a Merate, Vimercate e Monza, ha dichiarato: “Genericamente, rispetto ai dazi al momento non abbiamo riscontrato impatti improvvisi, anche perché noi viviamo e vivremo l’incertezza del consumatore. Sicuramente però si tratta di un ulteriore elemento di confusione ed incertezza che, in un periodo di grandi cambiamenti come quello che stiamo vivendo, causerà ancora più difficoltà ai consumatori e, di riflesso, alla nostra attività”. La concessionaria Messa ha una partnership storica (dal 1964) col gruppo Renault: “Il rapporto è ottimo, anche grazie al lavoro del Ceo Luca De Meo che, in un momento di spaccatura, invece di ‘allontanare’ le concessionarie ha messo a punto un piano lungimirante in linea con le strategie di decarbonificazione, solidificando la partnership”.
Sul fronte prezzi, Messa segnala un aumento percepibile già da qualche anno a questa parte: “Sia a causa della mancanza di prodotto che per altre circostanze – ha spiegato – sui tempi di consegna invece abbiamo una buona disponibilità di prodotto su tutte le nostre car line. Al momento vige il pronta consegna per la maggior parte dei prodotti che i clienti acquistano”. L’andamento del mercato si conferma strettamente legato al momento di incertezza vissuti dai consumatori: “Già prima del polverone dazi non abbiamo iniziato bene l’anno – ha detto Messa – consideriamo anche che nel primo trimestre del 2024 c’erano gli incentivi che quest’anno mancano. Rileviamo un -20% su tutti i tipi di veicoli, il consumatore è senz’altro più prudente proprio per questo momento di incertezza. Aprile, poi, è storicamente un mese ‘dormiente’, speriamo in una ripresa, ma devo dire che il continuo cambio di scenari economici ci ha abituati a quest’altalenanza”.
Cosa cercano i clienti? “Il marchio che si contraddistingue per una controtendenza rispetto al mercato è Dacia mentre Renault risente sul suo prodotto di punta, Clio. Sull’usato segnaliamo un incremento di vendite, l’aumento dei prezzi ha portato i consumatori a rivolgersi al mercato che consente alle famiglie che abbiano necessità di fare un cambio auto. Per fare fronte all’aumento dei costi, il costruttore ha fatto azioni importanti a livello economico soprattutto verso alcune car line, come Clio e Capture, con scontistiche e rate accattivanti per rilanciarle. Da parte nostra, invece, dal 2022 abbiamo messo in piedi un piano di ristrutturazione organizzativa dell’azienda dandoci come obiettivo un’organizzazione flessibile perché in questo settore, se non c’è flessibilità, si rischia. L’obiettivo – ha spiegato Messa – è raggiungere un migliore equilibrio possibile dal punto di vista economico finanziario, di efficienza organizzativa e di soddisfazione dei clienti”.
Guardando all’elettrico, Messa ha commentato: “Nel calo generale di vendite abbiamo avuto un trimestre positivo grazie al modello Renault 5 uscito a fine 2024. Rispetto all’anno precedente siamo all’85% di ordini in più e ne siamo felici: crediamo molto in questo prodotto, molto più funzionale soprattutto per un determinato target di clienti che è sempre soddisfatto dell’acquisto. La quota di mercato dell’elettrico è minima ma il costruttore ha posto la sua strategia per diventare forse il migliore costruttore a livello europeo”. Messa ha precisato: “Dire che il 100% delle auto saranno elettriche è utopia, ma il 50% sì, perché nell’esperienza di molti nostri clienti una macchina su due elettrica è sostenibile e comoda da utilizzare, con un comfort superiore rispetto alle auto tradizionali”.
Che previsioni per il futuro? “Fare previsioni oggi sul lungo periodo rispetto al settore automotive ci toglierebbe dal nostro focus – ha detto Messa – per quanto siamo l’ultima parte della filiera non possiamo certamente muovere ciò che i costruttori e il governo possono. Procediamo un passo alla volta, l’evoluzione della nostra azienda come detto verterà su diversi aspetti organizzativi: l’efficientamento e un piano di investimenti a tre anni che possano aumentare la nostra copertura territoriale”. Infine, una riflessione sulle politiche europee sull’automotive: “Penso che ci voglia meno rigidità sulla transizione che, così come pensata, avrebbe un impatto devastante e non ci permetterebbe di raggiungere gli obiettivi che ci sono stati prefissati in maniera sostenibile. Non credo però sia necessario congelare il green deal, non è la soluzione: la verità sta nel mezzo, ma soprattutto, nel dialogo”.

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