LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“Crediamo sia giusto accogliere con favore il rinnovo del progetto SAI e, più in generale, l’impegno del Comune di Lecco e degli enti coinvolti nel portare avanti percorsi di accoglienza e integrazione strutturati, continui e istituzionalmente coordinati. Speriamo solo che alle parole possano seguire segnali concreti, e che tutto questo non sia soltanto il debole riflesso di un’ideologia fine a sé stessa.
Dare continuità a queste iniziative significa, in primo luogo, riconoscere la complessità dei processi migratori e lavorare per offrire risposte più umane, intelligenti, competenti e durature rispetto alla solita logica emergenziale.
Tuttavia, proprio perché si tratta di progetti finanziati con risorse pubbliche e carichi di responsabilità etiche e sociali, è fondamentale che questi percorsi vengano monitorati con attenzione e valutati con serietà. Troppo spesso, infatti, si assiste a iniziative autoreferenziali, progettate più per garantire la sopravvivenza di qualche realtà operativa o professionale che per generare veri processi di integrazione.
Molti progetti territoriali sembrano rispondere a un impulso di buonismo, più che a una strategia competente e misurabile. Mancano indicatori chiari di impatto, criteri di valutazione dei risultati e una reale attenzione all’efficienza nell’uso delle risorse. In alcuni casi si rischia di trasformare l’integrazione in una parola vuota, sventolata a beneficio della comunicazione istituzionale, ma povera di contenuti trasformativi nella vita concreta delle persone accolte.
E proprio le persone accolte dovrebbero essere messe al centro dei progetti. E questo, purtroppo, non accade. Con l’avvento dell’emergenza afghana prima, e ucraina poi, la città si è fatta trovare impreparata a sviluppare reali percorsi di integrazione, relegando l’accoglienza alla logica di semplici servizi di welfare.
In conclusione, siamo fortemente favorevoli a un sistema di accoglienza serio, continuo e umano, ma accompagnato da controlli rigorosi, da una selezione attenta delle competenze professionali coinvolte e da una logica di rendicontazione trasparente, sia in termini economici che di risultati effettivi.
In questo senso, è urgente investire in operatori competenti, formati e motivati, e promuovere nuove progettualità che mettano davvero al centro le persone accolte. Al contrario, continuare a sostenere servizi più preoccupati della tenuta della propria struttura che dell’autonomia e dell’integrazione dei beneficiari, rischia di compromettere la credibilità stessa del sistema di accoglienza.
L’integrazione è complessa, e proprio per questo richiede risposte complesse e non si può improvvisare: sono richieste visione, metodo, competenza, formazione e responsabilità”.
Partito Liberaldemocratico Lecco

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