Lecco al 41° posto per PM2.5 e al 114° per NO2 su 1000 città europee
Un nuovo studio pubblicato su The Lancet Planetary Health stima il tasso di mortalità legato all’inquinamento
LECCO – Un nuovo studio pubblicato nei giorni scorsi su The Lancet Planetary Health stima il tasso di mortalità legato all’inquinamento da particolato sottile (PM2.5) e biossido di azoto (NO2) in 1000 città europee. Lo studio è stato condotto dal Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), in collaborazione con i ricercatori del Swiss Tropical and Public Health Institute (Swiss TPH) e dell’Università di Utrecht.
“I risultati rivelano che ogni anno possono essere evitate, rispettivamente, 51.000 e 900 morti dovute al PM2.5 e all’NO2 se in tutte le città oggetto dello studio venissero rispettate le Linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)” spiegano dall’associazione Cittadini per l’aria onlus, costituita nel 2015, che ha quale obiettivo la difesa del diritto di respirare aria pulita e la riduzione dell’impatto climatico delle nostre scelte.
I dati mostrano che moltissime città della Pianura Padana subiscono il più grave impatto a livello europeo per la cattiva qualità dell’aria, prima fra tutte l’area metropolitana di Milano, 13^ in classifica quanto ad impatto del particolato sottile, dove si potrebbero evitare ogni anno 3967 morti premature – pari a circa il 9% del totale. La classifica pone inoltre Brescia, Bergamo e Vicenza rispettivamente al primo, secondo e quarto posto a livello europeo quanto a rischio di morire a causa dell’inquinamento da particolato. I ricercatori evidenziano che la maggiore mortalità da PM2.5 si verifica dove al particolato che proviene da scarichi e abrasione di freni e pneumatici si aggiunge quello dei combustibili solidi utilizzati per riscaldare le case. A livello europeo fra le prime 100 città per rischio da esposizione al PM2.5 ben il 37% è sito in Italia.
Torino e Milano sono anche al top della classifica europea – rispettivamente 3^ e 5^ – quanto ad incremento di mortalità da biossido di azoto, gas che deriva principalmente dal traffico e in particolare dai veicoli diesel. La ricerca ha anche classificato e paragonato l’impatto subito dalla popolazione delle città più inquinate con quello molto inferiore che si verificherebbe alle concentrazioni misurate nelle città più pulite, per la maggior parte in Nord Europa. Se per esempio Milano avesse i livelli di NO2 di Tromso (Norvegia) si eviterebbero ogni anno 2271 morti premature (circa il 6% del totale). Ben 18 fra le prime 100 città nella classifica del biossido di azoto sono italiane.
E Lecco? Si trova al 41° posto quanto a rischio di morire a causa dell’inquinamento da particolato e al 114° posto per l’inquinamento da biossido di azoto. Sempre a Lecco è stato calcolato che si potrebbero evitare ogni anno 36 morti premature per PM2.5 e 25 per NO2.
“Ogni anno in Italia muoiono migliaia di persone per l’inquinamento atmosferico e, nonostante questo, Governo, regioni e sindaci sembrano immobili. Questa ricerca dimostra che il problema va affrontato subito, a partire dal PNRR, che deve mettere al centro dell’azione del paese le città e la mobilità delle aree metropolitane – dice Anna Gerometta, Presidente dell’Associazione -. Ancora una volta emerge poi chiaro che è indispensabile, almeno nelle aree di pianura dove si violano i limiti per il particolato, imporre il divieto all’uso di legna e pellet per riscaldare le case”.
Mark Nieuwenhuijsen, direttore dell’Urban Planning, Environment and Health Initiative in ISGlobal e co-autore dell’articolo, afferma: “Il nostro studio dimostra che non esiste una soglia di esposizione sicura al di sotto della quale l’inquinamento atmosferico è innocuo per la salute. La legislazione europea attualmente in vigore non è sufficiente a proteggere la salute dei cittadini. Per questo motivo i livelli massimi di NO2 e PM2.5 consentiti dalla legge andrebbero rivisti”.