Il Pd: “Sanità lombarda troppo costosa, serve la riforma”

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Da sinistra Carlo Borghetti, Enrico Brambilla, Raffaele Straniero e Luca Gaffuri.
Da sinistra Carlo Borghetti, Enrico Brambilla, Raffaele Straniero e Luca Gaffuri allo Ster di corso Promessi Sposi a Lecco.

LECCO – “Tutte le forze politiche, pur se con qualche distinguo, vogliono la riforma della sanità regionale e il nostro vuol essere un contributo propositivo perché attualmente il sistema lombardo fatica a dare risposte convincenti e perché appunto una riforma è quanto mai necessaria dopo gli scandali che negli ultimi anni non hanno risparmiato neppure la Lombardia”.

Il gruppo regionale del Partito Democratico ha fatta tappa lunedì 21 luglio a Lecco nel suo tour che lo sta portando in tutte le province lombarde proprio per illustrare ai pubblici amministratori, oltre che agli operatori sanitari e sociali, la propria proposta di riforma.

L’appuntamento lecchese, presso lo Ster di corso Promessi Sposi, ha visto la partecipazione del capogruppo regionale del Pd, Enrico Brambilla, e del capodelegazione in Commissione sanità, Carlo Borghetti, oltre che dei consiglieri regionali Raffaele Straniero e Luca Gaffuri, eletti rispettivamente nelle circoscrizioni di Lecco e di Como.

“La sanità lombarda va riformata – ha detto senza mezzi termini Raffaele Straniero – e di questa idea è anche il centrodestra, che finalmente sta abbozzando alcune ipotesi concrete di lavoro. Noi peraltro abbiamo formulato proposte precise sulle quali vogliamo intraprendere un percorso di condivisione, per poi depositare il nostro progetto di legge”.

“La sanità lombarda è troppo costosa per i cittadini – ha affermato dal canto suo Enrico Brambilla – e inoltre ha ancora molti punti scoperti, specie per quanto riguarda le cure di lungodegenza e quelle post-operatorie”. “Idea fondante del nostro progetto di riforma – ha aggiunto – è l’abolizione della separazione tra sistema sanitario e sistema sociale. E’ infatti indispensabile una sinergia tra la rete sanitaria regionale e i servizi territoriali di assistenza e di cura, poiché l’attuale frammentazione del sistema non garantisce continuità di cura e non consente l’integrazione tra le diverse tipologie di assistenza”.

Insistono su un concetto, gli esponenti lombardi del Pd, ed è quello secondo cui i pazienti che vengono dimessi dagli ospedali dopo la fase acuta della malattia spesso non hanno punti di riferimento certi. “Oggi manca per così dire la cura intermedia – ha spiegato Carlo Borghetti – perché sono stati separati i servizi territoriali, gestiti dalle Asl, e quelli ospedalieri. Con il nuovo sistema socio-sanitario il paziente avrà invece un unico punto di accesso sia alle cure sia ai servizi assistenziali. Inoltre le Asl dovranno essere trasformate in Asst (Aziende socio-sanitarie territoriali, ndr) e lavorare di concerto con i Comuni”.

Secondo il progetto di legge del Partito Democratico il sistema regionale da sanitario deve diventare socio-sanitario e far capo a un unico assessorato che comprenda sanità e welfare. “La nuova struttura dovrà avere un unico bilancio – ha sottolineato sempre Borghetti – e un’unica direzione, con un evidente risparmio di risorse, da spostare sempre più verso il sociale e la prevenzione, e andando a incidere sensibilmente sugli sprechi”.

A supporto dell’intero sistema opereranno tre agenzie, a garanzia dell’uniformità e dell’adeguatezza di intervento sul territorio regionale: l’Agenzia per la programmazione, l’accreditamento, l’acquisto e il controllo delle prestazioni e l’Agenzia per l’innovazione, la ricerca e il governo clinico, oltre alla già esistente Agenzia regionale per l’emergenza e l’urgenza (Areu), che gestisce il 118.

“Il sistema ospedaliero lombardo – ha specificato Raffaele Straniero – dovrà in definitiva articolarsi in centri a elevata intensità e complessità sia pubblici sia privati e con un bacino di utenza di un milione di abitanti al massimo, in una rete della ricerca e della formazione e nella rete ospedaliera vera e propria che comprenda gli ospedali di riferimento (presìdi ad alta intensità di cura con un ampio bacino di utenza), quelli di territorio (a media intensità di cura e con un bacino di utenza medio-basso, un Pronto soccorso e soltanto alcune specialità) e i cosiddetti presìdi di comunità, ossia strutture a bassa intensità di cura diffuse sul territorio e destinate a erogare prestazioni sia in regime di ricovero sia day hospital”.

“Qui troveranno posto –ha concluso il consigliere regionale lecchese del Pd – gli ambulatori dei medici di base e dei pediatri, quelli specialistici e i riabilitativi”.