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BRUXELLES – Il terrore ha colpito di nuovo e ancora una volta al cuore dell’Europa: esplosioni all’aeroporto e alla metro, oltre una ventina di morti ed una cinquantina di feriti in un bilancio che al momento resta provvisorio, ambulanze, polizia e militari per strada, mezzi pubblici bloccati, una città paralizzata
Bruxelles martedì è ripiombata nell’incubo degli attentati, svegliata da due bombe esplose intorno alle 8 all’aeroporto di Zaventem, evacuato dalle forze di sicurezza e fermato il traffico aereo; solo un’ora dopo altre deflagrazioni in metrò, alle stazioni di Maelbeek, Arts Loi e Schuman, vicino ai palazzi delle istituzioni europee.
Confermata la presenza di italiani tra i feriti e ci sono connazionali in Belgio che hanno vissuto la paura di questa terribile giornata e tra loro anche Valerio, lecchese, dal 2004 a Bruxelles dove abita stabilmente insieme alla compagna e i suoi due bambini di 6 e 8 anni.
“Ho saputo dell’esplosione in aeroporto appena arrivato in ufficio, ho acceso il computer ed hanno iniziato a giungere le notizie, via mail e twitter, attraverso la radio. Temevo potesse essere rimasto coinvolto nell’attentato qualche conoscente ma fortunatamente non è stato così – racconta – le autorità hanno chiesto di stare chiusi in casa, negli uffici, il livello di allarme si è subito alzato dal terzo al quarto livello, il massimo. Un’ora dopo si è saputo della seconda esplosione alla stazione di Maelbeek, non lontano da casa mia dove si trovava la mia compagna. Per questo ho deciso di uscire e di raggiungerla”.
In strada la polizia ha creato cordoni di sicurezza, circonda i luoghi istituzionali, le fermate della metro, i mezzi pubblici non circolano, i giornalisti intervistano i testimoni. “Quello che mi chiedo adesso è come riportare a casa i miei bimbi che per ora restano chiusi a scuola per ragioni di sicurezza”.
“Siamo sotto assedio – prosegue Valerio – eravamo appena usciti da questa situazione e gli ultimi arresti ci avevano fatto ben sperare. Con l’arresto di Salah Abdeslam – ritenuto la mente degli attentati di Parigi (ndr .) – ci illudevamo forse che la storia si chiudesse. A seguito dei fatti di novembre l’allerta è stata massima, la gente era molto preoccupata poi, pian piano, la tensione si è allentata anche se non è mai mancata la preoccupazione. Noi personalmente in questi mesi abbiamo preferito evitare le occasioni di svago il centro città, organizzando qualcosa fuori Bruxelles o a casa di amici. A Natale ci siamo recati di giorno e non di sera ai mercatini tradizionali”.
Una paura che oggi è riesplosa, insieme alle bombe, nel cuore e nelle menti degli abitanti della capitale europea: “L’attentato alla metro mi ha sconvolto particolarmente – continua il lecchese – era una cosa a cui cominciavo a non pensare più, al possibile pericolo di attentati, ed è arrivata come uno shock. D’abitudine non l’ho mai utilizzata insieme ai miei bimbi, da oggi eviterò anch’io”.