LECCO – Un’intera isola di rifiuti grande almeno tre volte la Francia galleggia nell’Oceano Pacifico tra la California e le Hawaii, concentrata in quella zona dai flussi delle correnti oceaniche. Là dove si dovrebbe parlare unicamente di paradisi naturali, oggi si staglia una vera e propria discarica marina alimentata dalla plastica e soprattutto dalle microplastiche, ossia frammenti di dimensione inferiore e mezzo centimetro che vengono ingerite dai pesci e, tramite questi, finiscono sulle nostre tavole.
E’ questa la drammatica situazione delle nostre acque tratteggiata ieri durante l’incontro tenutosi presso la Società Canottieri Lecco e organizzato dal Rotary Club Lecco Manzoni. Una location non causale, di fatto, quella che ha ospitato l’incontro, dal momento che la stessa società nautica lecchese è divenuta ufficialmente ambasciatrice della “One Ocean Foundation”, ossia il progetto che vuole salvare l’oceano per salvare tutta la terra, e che partendo dalla Costa Smeralda intende diffondersi nel mondo per scongiurare l’inquinamento delle acque dovuto all’invasione della plastica.
“Nel 2050 tutti i pesci del globo potrebbero essere ammalati di tumore a causa dell’ingerimento della plastica e sempre nel 2050 si stima che potremmo avere più plastica che pesci nei nostri oceani” – spiega il presidente della Canottieri, Marco Cariboni – “Il punto è che bisognerebbe avere la forza di prendere decisioni anche drastiche, come rinunciare alla plastica. Non possiamo dire se è troppo tardi per intervenire, ma di certo abbiamo l’obbligo di informare le persone affinché ognuno faccia la propria parte”.
Sono circa 300mila le tonnellate di plastica che inquinano l’oceano, 1,2 milioni i microframmenti per chilometro quadrato solo nel Mediterraneo. “La situazione è allarmante e le conseguenze non possono che riguardare noi tutti” – sottolinea Cariboni – “Intervenire significa voler cambiare il senso di marcia di questa situazione. Dobbiamo produrre meno rifiuti, dobbiamo riciclare meglio, dobbiamo essere più rispettosi dell’ambiente e diffondere a livello globale la cultura e la conoscenza dei mari grazie anche all’aiuto dello sport, delle imprese e delle associazioni”.
In questa logica di intervento necessario, trova spazio il perseguimento della cosiddetta Blue Economy, che identifica strategie a lungo termine per sostenere una crescita sostenibile nel settore marino e marittimo. Punti focali della Blue Economy sono l’energia blu, ossia quella ricavabile attraverso gli impianti eolici in mare aperto; l’Acquacoltura; il Turismo marittimo, costiero e di crociera; infine la Biotecnologia blu, un ambito ancora in gran parte inesplorato.