COMO – Si sono aperte le porte del carcere per un cittadino di origine comasco (MP) ma residente in Svizzera, già arrestato lo scorso novembre dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Como lcon l’accusa di turbata libertà degli incanti e tentata estorsione.
Secondo l’accusa l’imprenditore, successivamente al fallimento della società di costruzioni di cui era socio ed amministratore, avrebbe esercitato “pressioni e minacce” sui potenziali acquirenti dei beni messi all’asta nell’ambito della procedura fallimentare, inducendoli a desistere dalla partecipazione al pubblico incanto.
Con questa condotta intimidatoria, spiegano le Fiamme Gialle, era riuscito ad aggiudicarsi, attraverso due società a lui riconducibili, tutti i lotti immobiliari dell’asta fallimentare, assegnati al prezzo complessivo di 702.000 euro.
Successivamente all’interrogatorio di garanzia, l’indagato era stato ammesso agli arresti domiciliari a Porlezza (CO), ottenendo altresì il permesso di allontanarsi dall’abitazione il tempo necessario per essere sottoposto a cure mediche presso strutture specialistiche nelle province di Como e Sondrio.
Eppure, le forze dell’ordine avrebbero accertato reiterate trasgressioni ai divieti imposti dal G.I.P. nel provvedimento di concessione degli arresti domiciliari (tra cui la frequentazione di bar, ristoranti, banche nel tragitto in auto allorquando doveva sottoporsi a visite mediche).
Per questo il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del Pubblico Ministero ha disposto il ripristino della custodia cautelare in carcere, eseguita nel pomeriggio di venerdì da parte dei militari della Guardia di Finanza.