Festa dei lavoratori: ha ancora senso? Intervista a Pirelli Cgil

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LECCO – Licenziamenti, disaccupazione, precariato sono in costante aumento, eppure domani, primo maggio, si celebra la Festa dei Lavoratori. Ha ancora senso vista la situazione lavorativa, ma anche socio-economica in cui versa il nostro Paese? Quale futuro attende le giovani generazioni? E l’attività dei sindacati com’è cambiata? Lo abbiamo chiesto in un’intervista al segretario provinciale della Cgil Lecco Wolfango Pirelli.

Festa dei lavoratori, ha ancora senso oggi?
In realtà da alcuni anni la festa dei lavoratori è diventata un’occasione per denunciare la grave situazione economica che i lavoratori stanno pagando sulla propria pelle. Possiamo ancora definirla festa se vediamo il lato positivo dell’appuntamento e la sua utilità che sta nel denunciare la mancanza di lavoro e tutte le questioni aperte relative al mondo del precariato.

Cosa devono festeggiare i giovani precari e quelli senza occupazione, e con loro tutte quelle persone che poi così giovani non lo sono più ma che da anni vivono il precariato?
Intanto l’1 maggio è una giornata per cercare di capire come uscire da questa situazione e noi della Cgil lo abbiamo già detto in più occasioni anche all’attuale Governo Monti: è necessario cambiare atteggiamento se si vuole risolvere il problema della precarietà. I nuovi disegni di legge non prevedono riduzioni dei contratti atipici e questo aspetto va assolutamente rivisto e riconsiderato altrimenti non cambierà nulla.

Quale messaggio dovrà passare domani, 1 maggio?
Noi domani diremo che il Paese ha bisogno di nuovi investimenti per far crescere l’occupazione e quindi aumentare il lavoro dal punto di vista quantitativo. Ma è anche necessario investire nella qualità, nello sviluppo e nella crescita, aspetti questi legati a doppio filo con l’innovazione e la ricerca. Per fare questo ci sono strumenti concreti come per esempio l’attuazione di una politica fiscale che consenta interventi sui grandi patrimoni, senza dimenticare il tema dei diritti inerente il disegno di legge del mercato del lavoro.

In merito alla revisione dell’Articolo 18, cosa ne pensa?
Possiamo dire di aver ottenuto un primo risultato che riguarda il reintegro per i licenziamenti economici, e questo solo grazie alle proteste e alle posizioni ferme che la Cgil, in particolar modo, ha assunto. Ora, serve andare oltre e cioè rendere certo il reintegro e conquistare lo stesso risultato anche per i licenziamenti illegittimi.

In questi ultimi anni com’è cambiata l’attività del sindacato?
Siamo passati da un sindacato che rappresentava sostanzialmente i lavoratori delle grandi aziende a una situazione in cui le grandi aziende sono sempre meno e quelle rimaste hanno cambiato fisionomia. Prendiamo Lecco per esempio, l’azienda più grande presente sul territorio è l’ospedale e molti lavori vengono dati in appalto con il risultato che molti lavorartori vivono condizioni di precarietà salariali e contrattuali. Insomma, sono cambiati i luoghi di lavoro che dobbiamo rappresentare e le tipologie contrattuali sono aumentate, non vi è più solamente il contratto a tempo indeterminato. Per questo ci dobbiamo reinventare forme di rappresentanza nuove, perché il nostro lavoro è ormai un mix tra la difesa dei diritti collettivi e la tutela individuale del lavoratore. Possiamo dire che prima l’attività del sindacato era standardizzata ora è sempre più specifica.

Quale futuro ci aspetta e soprattutto quale futuro devono aspettarsi i giovani?
Se verrà pianificata una strategia per favorire investimenti e verranno attuati interventi per ridurre la precarietà, allora il futuro per i nostri ragazzi non potrà che essere positivo; diversamente se non si faranno queste scelte sarà sempre più dura e difficile e non solo per i giovani precari ma anche per chi il lavoro ce l’ha già.