LECCO – Vent’anni che hanno cambiato l’economia, dalla caduta del muro di Berlino ad oggi, e con essa il mondo: la corsa serrata alla globalizzazione, l’inconsistenza della politica rispetto alla bramosia della finanza, l’arrivo progressivo dell’attuale crisi economica; questa è la direttrice che ha guidato la riflessione dell’ex ministro dell’Economia, l’On. Giulio Tremonti, ospite della rassegna di appuntamenti organizzata dall’Associazione Piccole Medie Industrie Lecco, che si è svolta nel tardo pomeriggio di martedì, all’auditorium della Camera di Commercio.
Il professore, nel presentare il suo nuovo testo “ Uscita di Sicurezza”, ha colto l’occasione per analizzare la recente storia del capitalismo, cercando di scovare gli errori che ne hanno segnato la svolta recessiva, dalla quale, così come recita il titolo del manoscritto, è possibile trovare una via d’uscita.
Nel mirino dell’ex ministro, affiancato sul palco dal presidente Api Riccardo Bonaiti e dal direttore Mauro Gattinoni, il connubio tra finanza e globalizzazione, un processo fulmineo, nel quale l’onorevole ha individuato tappe simboliche e scelte decisive: “La stipula nel 1994 del trattato World Trade, l’ingresso dell’Asia all’interno della stessa organizzazione, l’11 dicembre 2001, e nel 2008 la crisi economica. Mai nella storia un cambiamento così intenso è avvenuto in un tempo così breve; un tempo minimo, nel quale la storia è stata compressa, e alla fine è esplosa.”
“Poteva accadere diversamente? – si chiede l’ex ministro – Credo di si. Poteva essere un processo più lungo, più saggio, nell’interesse di tutti, anche della parte del mondo che dalla globalizzazione ha ricevuto i maggiori benefici; un tempo più lungo avrebbe permesso un equilibrio più solido.”
Un equilibrio che l’assetto mondiale deciso dagli Stati, “ultima vera scelta politica dell’Occidente”, non sembra in grado di mantenere; alla stessa politica spetta ora “un ruolo debole, poiché ha lasciato il posto a banchieri e finanzieri”.
In tutto questo, anche l’Unione Europea si è dimostrata in affanno nel curare il morbo che sta infettando i suoi membri: “Questo perché le istituzioni europee hanno compiuto tre fondamentali errori – ha spiegato Tremonti – il primo è il non aver colto la storicità della crisi, ridimensionandola a semplice ciclo economico, il secondo è l’aver utilizzato soldi pubblici per aiutare il sistema finanziario, che ha poi attaccato i singoli Stati, ma soprattutto l’aver elaborato un trattato europeo mirato ad un economia in crescita; la possibilità di recessione è contemplata solamente in due paragrafi periferici del documento”.
E a chi lo accusa ricordandogli il ruolo da lui ricoperto in questi anni, l’ex ministro risponde: “Nel libro troverete allegati alcuni documenti inviati alle sede internazionali, con i quali ho chiesto azioni concrete. Il problema è che in quegli ambienti sono tutti gentili, ma è molto difficile che si riescano a smuovere blocchi di interessi e pensieri consolidati. Tant’è vero che nulla, fin ora, è stato fatto per controbattere a questo processo”.
Tremonti si è soffermato anche sulla situazione economica italiana e sul cambio di Governo che ha vissuto in prima persona: “La crisi dello scorso novembre, nel nostro Paese, è stata gonfiata di significato per fini politici; non esisteva più la forza sulla quale si reggeva l’azione dell’Esecutivo, per questo si sono volute creare le condizioni affinché cadesse il Governo.”
E le vie d’uscita? “E’ necessaria una stretta sulla finanza degenerata e in particolare sui derivati, l’ideazione di un nuovo piano di realizzazione di opere pubbliche, il riassetto dei mercati con l’introduzione degli Euro-bond, che sono un simbolo di unità e bene comune, per questo efficaci”
Il presidente Bonaiti ha posto all’ex ministro una considerazione, rispetto al ruolo svolto da enti come l’Api nel mezzo di questa critica fase dell’economia internazionale: “Un ruolo decisivo in questa difficile situazione riguarda anche associazioni come la nostra. Da tempo ci chiediamo come giocare questa partita, rispetto alla piccola/grande fetta di responsabilità che ci spetta nella gestione della crisi. Credo non sia improbabile, che in un prossimo futuro, possa trasformarsi l’attività delle associazioni, ed è importante capire come le stesse si debbano relazionare alle istituzioni, per affrontare al meglio questo grandissimo problema, di cui oggettivamente non si intravede ancora la fine”.
Ha presenziato all’appuntamento anche il prefetto Antonia Bellomo, che ha accolto l’on. Tremonti con un discorso di apertura al convegno.