Confcommercio. Tartassati dal fisco: Ciresa sta con Sangalli

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LECCO – L’allarme lanciato giovedì 19 luglio dal presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli ha colpito nel segno.

In occasione del convegno “Liberare l’economia: meno tasse più crescita”, che si è svolto a Roma presso la sede nazionale della Confederazione Sangalli ha parlato di un livello di imposizione fiscale pari al 55% evidenziando come “non possiamo permetterci né l’avventurismo di riduzioni di pressione fiscale in deficit o comunque senza solide coperture strutturali, né la disobbedienza fiscale” e spiegando che “non ci sono scorciatoie: bisogna diminuire le aliquote legali di prelievo fiscale attraverso meno e migliore spesa pubblica da una parte, e meno evasione ed elusione dall’altra”.

Un grido d’allarme e una riflessione subito accolti dal presidente di Confcommercio Lecco, Peppino Ciresa: “Il presidente Sangalli ha saputo interpretare quello che è il sentimento di tutti noi commercianti: la pressione fiscale ha ormai raggiunto livelli incomprensibili e insostenibili. E’ un livello record di cui non possiamo certo essere fieri e che spinge anche a un’ulteriore riflessione: il mondo delle imprese e del lavoro sta facendo miracoli per sopravvivere in queste condizioni! Ma ora è tempo di cambiare e bisogna lavorare per “liberare” l’economia. Serve un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita come ha ben sintetizzato Sangalli. Nella mia relazione in occasione dell’assemblea generale di Confcommercio Lecco dello scorso 19 aprile avevo già evidenziato questo triste primato italiano della imposizione fiscale sottolineando come agire sulle entrate tributarie aumentando imposte tasse e tariffe ha tra gli effetti quello di sacrificare la crescita economica con tutto quello che di negativo ne segue”.

Poi Ciresa continua: “Bisogna intervenire subito per rafforzare la fiducia delle imprese e dei lavoratori, dei cittadini e delle famiglie in un futuro diverso e migliore. La mancanza di speranza e l’assenza di prospettive rischiano di essere due fardelli troppo pesanti. Ben venga una seria revisione della spesa pubblica mentre non bisogna abbassare la guardia sul temuto aumento dell’Iva: far crescere le aliquote vorrebbe dire avere 38 miliardi di euro di consumi in meno da qui al 2014. E questo sarebbe un colpo mortale per le famiglie e per le imprese”.