Osteria di Montalbano: il Bono saluta tutti e va in pensione

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Maurizio Bonfanti Bono (1)
Maurizio Bonfanti "Bono"

Chiusura prevista a marzo: “Sono in contatto con due persone interessate a subentrare nell’attività”

Era il 2001 quando rilevò osteria insieme a Fabio De Rocchi, oggi gestore del Rifugio Sel Rocca Locatelli ai Piani Resinelli

LECCO – Il Bono di Montalbano va in pensione. Lecchese di Pescarenico, classe 1962, era approdato a Montalbano quasi per caso, insieme a Fabio De Rocchi (ormai da qualche anno gestore del rifugio Sel Rocca Locatelli ai Piani Resinelli).

Oggi, dopo 24 anni di onorato servizio tra tavoli, bancone e cucina, il Bono, al secolo Maurizio Bonfanti, ha deciso di andare in pensione. “Ho trascorso quasi metà della mia vita quassù. Sono stanco e negli ultimi 5 anni trovandomi da solo a condurre l’attività, il peso dal lavoro si è fatto sentire ancora di più”.

Lo incontriamo proprio nell’osteria di Montalbano, seduto al suo tavolo preferito, quello vicino alla stufa, che funziona a pieno regime in una delle giornate più fredde di questo inverno appena cominciato.

Era marzo del 2001 quando con l’amico Fabio aveva ritirato l’attività dando continuità ad una delle trattorie più famose di Lecco. A dire il vero l’ambiente di un’attività di ristorazione lo aveva vissuto sin da piccolo, quando papà Mario e mamma Carla hanno gestito, agli inizi degli Anni ’70, il circolo Acli rionale con il padre appassionato di cucina spesso ai fornelli per amici e avventori, così come in occasione della festa rionale, della Sagra dell’Alborella e di quella della birra.

Trattoria Osteria Montalbano
L’Osteria Montalbano

“Fabio l’ho conosciuto frequentando l’allora bar Bolan, situato ad Acquate all’incrocio tra le vie Renzo e Lucia e l’imbocco della piccola piazza della Vittoria. Allora facevo il rappresentante di vini per la vinicola Negri. Una sera mi trovai al bar con lui e dopo una lunga chiacchierata e una lunga bevuta decidemmo di rilevare la trattoria di Montalbano gestita da Maurizio Di Grazia”.

Un nuovo inizio per i due amici, con Fabio che si era distinto per bravura ai fornelli del ristorante stellato “Al Porticciolo ’84” di San Giovanni gestito da Bruno Ferrari, con una parentesi in Svizzera, prima di stringere la mano a Bono e rilevare Montalbano.

“Fabio in cucina era ed è fenomenale e mi ha insegnato molte cose – ricorda – Pur mantenendo lo stile della gestione precedente e proponendo una cucina casalinga, Fabio ha saputo comunque innovare”.

Fu un esordio col botto, come ricorda lo stesso Bono: “Iniziammo con un matrimonio, dopo il quale ne seguirono tantissimi altri, così come battesimi, cresime e comunioni. Ma il primo fu da brividi. Gli invitati erano 160 e tutti all’interno non potevamo tenerli, gioco forza avremmo dovuto apparecchiare anche all’esterno. La sera prima ci fu un temporale terribile tant’è che arrivò la sposa preoccupatissima e in lacrime. Fortuna volle che l’indomani ci fu una splendida giornata di sole e tutto andò per il meglio. Nonostante la stanchezza e forse anche per stemperare la tensione, il giorno successivo siccome non avevamo ancora inaugurato il locale, facemmo festa”.

L’accoppiata Bono – Fabio fece presto ad avere successo, grazie all’impronta che diedero al locale con una conduzione semplice e famigliare, proponendo piatti gustosi e a buon prezzo. Dopo pranzo c’era chi si fermava a giocare a carte, dopo cena invece, alcune sere diventavano nottate e poi albe. “Come non ricordare l’amico Antonio Colombo dell’allora ristorante ‘Prassede’ di Ballabio, quando arrivava non voleva mai andare a casa – ride Bono mettendosi la mano in fronte – Io resistevo finché potevo, poi salutavo e andavo a dormire. Lui e Fabio, immancabilmente, facevano mattina”.

Maurizio Bonfanti "Bono" con Denise
Maurizio Bonfanti “Bono” con la collega Denise

Un’osteria che col passare degli anni per Bono è diventata una casa. Poi, circa cinque anni fa, la decisione di Fabio di staccarsi e intraprendere un’altra strada e nel 2020 a complicare ulteriormente le cose è arrivato il Covid. “Sono stati momenti difficili, ma sono andato avanti. Oggi, è arrivato il momento di lasciare. Da buon pensionato andrò a vedere i cantieri a Lecco – sorride, aggiungendo – Scherzo. Riposerò e poi magari se ne avrò voglia potrò fare ancora qualcosa”.

Non si contano le persone che hanno fatto tappa a Montalbano in questi anni, persino il nostro giornale, Lecconotizie, agli albori fece un paio di riunioni strategiche nella quiete di Montalbano.

Come dimenticare poi, nel 2011, la festa con la quale si sono ricordati i 40 anni del Re Nudo, mitico festival musicale che si tenne proprio a Montalbano nel 1971 radunando circa 12mila persone.

“Non andò poi così male in quell’occasione, anzi, ci furono circa 2.000 presenze e la buona riuscita la si deve soprattutto a Lello Colombo che si occupò di tutta la parte musicale. Decisamente diversa ma altrettanto divertente e partecipata la celebre ‘Cena delle Teste di Cazzo’ organizzata da Vasco Bovolenta, un amico venuto a mancare nel 2021 che mi manca tantissimo”.

Ricco e vasto il libro dei ricordi di Bono, con l’ultima pagina di questa avventura iniziata 24 anni fa, pronto a scriverla indicativamente a marzo, quando chiuderà i battenti. “Sono in contatto con due persone interessate a rilevare l’attività. Vedremo come andrà”, spiega. Ma alla domanda diretta: “Se tornassi indietro, rifaresti tutto?”, risponde senza esitazione: “Sì, rifarei tutto. Sono contento di quello che ho fatto”.