Lavoro. Stabile lo scenario occupazionale nel 2° semestre 2024. I dati di Confindustria

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(Image by RonaldCandonga from Pixabay)

L’Osservatorio Congiunturale fa emergere un quadro di indicatori in lieve decelerazione

Il report del centro studi di Lecco, Sondrio e Como

LECCO – L’Osservatorio Congiunturale dei Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como fa emergere, per il campione di imprese delle tre province in riferimento alla seconda metà del 2024, un quadro caratterizzato da indicatori in lieve decelerazione.

In sostanziale coerenza con quanto indicato a metà anno sul fronte delle aspettative, principalmente indirizzate al rallentamento, gli indicatori associati a domanda, attività produttiva e fatturato appaiono in diminuzione, sia nel confronto congiunturale sia a livello tendenziale.

Nel raffronto con il corrispondente semestre 2023, i tre indicatori si attestano in media al -2,2%; la variazione misurata rispetto al periodo gennaio-giugno 2024 è invece mediamente al -3,7%.

Le previsioni sull’evoluzione del business per i primi sei mesi del 2025 sono variegate ma complessivamente caute, con una variazione per i tre indicatori che si attesta in media al +0,8%.

L’esame del tasso medio di utilizzo degli impianti indica un calo di oltre cinque punti percentuali rispetto a quanto riscontrato tra gennaio e giugno 2024: l’utilizzo della capacità produttiva passa dal 71,8% di giugno al 66,5% di dicembre.

Nell’ambito del campione emergono differenze rispetto all’impiego medio, con variazioni sia in base alla dimensione considerata, sia rispetto ai comparti di attività. Le realtà con oltre 50 occupati (con un dato pari al 71,7%) segnalano un impiego medio della capacità produttiva più elevato rispetto a quello registrato dalle imprese di dimensioni più piccole (62,7%).

Osservando i settori merceologici, l’utilizzo degli impianti risulta essere più elevato per le imprese metalmeccaniche (68,2%) rispetto a quelle tessili (65,4%) e a quelle afferenti agli altri settori (64,3%).

La quota di produzione determinata da pratiche di outsourcing contribuisce all’attività per ulteriori 4 punti percentuali (3,7%); la subfornitura coinvolge prevalentemente soggetti nazionali (3,2%), mentre la collaborazione con partner stranieri risulta residuale (0,5%).

Confermata la competitività a livello internazionale, con imprese che nel periodo preso in considerazione segnalano una quota superiore ad un terzo del fatturato totale (35,1%) generata all’estero.

Le realtà con oltre 50 occupati sono fortemente attive sui mercati esteri con, in media, più della metà delle vendite (54,4%) oltre i confini italiani; nel caso delle imprese di piccole dimensioni, la quota di fatturato estero si attesta ad oltre un quinto del totale (21,1%).

La principale area geografica di destinazione estera è rappresentata dall’Europa Occidentale, dove è realizzato il 19,2% del fatturato. Le esportazioni sono dirette inoltre verso gli Stati Uniti (4,6%), l’Est Europa (3,2%), i BRICS (2%), l’Asia Occidentale (1,8%) e l’America Centro-Meridionale (1,8%).

Secondo i pareri espressi dal campione riguardo l’andamento delle vendite negli ultimi mesi del semestre, nello specifico tra ottobre e dicembre 2024, lo scenario è in prevalenza orientato alla decelerazione degli scambi, sia sul versante domestico sia per l’export.

Il fatturato in Italia è in discesa per oltre due realtà su cinque (41,4%), sui livelli del trimestre luglio-settembre per il 34,7% del campione e in aumento per il rimanente 23,9%.

Le esportazioni sono in contrazione per il 40,4% delle imprese, stabili per il 36,4% e in crescita per il 23,2%.

Nel secondo semestre 2024, le imprese registrano il permanere di alcune criticità inerenti all’approvvigionamento delle materie prime.

Sul fronte dei costi, tra luglio e settembre i listini di acquisto sono sostanzialmente stabili per oltre due realtà su tre (67,6%), in crescita per il 21,2% e in diminuzione per l’11,2%.

Nei successivi tre mesi, l’apprezzamento dei costi delle commodities ha interessato il 20,3% del campione, a fronte di prezzi in conservazione per sette aziende su dieci (70%) e di listini più favorevoli per il rimanente 9,7%

Per quanto concerne le inefficienze presenti lungo le catene di fornitura, una realtà su cinque (20,1%) segnala allungamenti nei tempi di ricevimento delle merci, il 15,3% del campione indica problemi dei fornitori nel consegnare le quantità richieste e il 15,1% evidenzia un peggioramento della qualità delle materie prime.

L’apprezzamento dei costi delle materie prime e, negli ultimi mesi dell’anno in particolare, dell’energia hanno continuato a determinare effetti distorsivi sulla gestione dell’attività aziendale: il 16,5% del campione indica la necessità di riorganizzare parte del lavoro e dell’attività produttiva, il 23,8% segnala un aumento dei costi di produzione e, infine, il 51,7% registra una contrazione dei margini di profitto.

I giudizi del campione circa il rapporto con gli Istituti di credito tracciano uno scenario generalmente stabile.

Oltre tre quarti delle imprese non comunicano infatti variazioni nelle condizioni praticate (77,6%), né per quanto riguarda la disponibilità degli Istituti a concedere linee di credito (78,5%).

Le spese e le commissioni bancarie, nonché la richiesta di tassi e di garanzie, sono in crescita per l’11,8% del campione, a fronte di un miglioramento che interessa il 10,6%.

Per quanto attiene alla propensione degli Istituti ad attivare nuove linee, o ad estendere quelle esistenti, il 13,9% delle imprese aderenti all’osservatorio rileva una maggior apertura, mentre il 7,6% segnala una minor disponibilità.

Con riferimento alla liquidità aziendale, il 56% del campione ritiene il proprio quadro nella norma, il 29,8% esprime soddisfazione e il restante 14,2% dipinge una situazione migliorabile.

Sul fronte dell’andamento occupazionale le realtà dei tre territori fanno rilevare un generale mantenimento dei livelli tra luglio e dicembre 2024.

La stabilità, segnalata da oltre sette realtà su dieci (71,4%), è stata confermata anche dal sostanziale bilanciamento tra le indicazioni di aumento (11,9%) e riduzione (16,7%) della forza lavoro.

Nel 15,7% dei casi le aziende del campione affermano di aver fatto ricorso agli ammortizzatori sociali durante il semestre.

Dalla valutazione generale emerge anche che quasi una realtà su due (46,8%) continua a manifestare difficoltà nel reperire sul mercato personale con le competenze necessarie alle esigenze di sviluppo aziendali.

Le aspettative per lo scenario occupazionale nei primi sei mesi del 2025 si confermano prevalentemente orientate alla conservazione degli organici (62,2%), ma emerge comunque una maggior incidenza delle ipotesi di aumento (26,8%) rispetto a quelle di contrazione (11%).

TRANSIZIONE GREEN, SOSTENIBILITA’ D’IMPRESA E INVESTIMENTI

In continuità con quanto esaminato nel primo semestre 2024, anche la seconda metà dell’anno ha registrato un’intensa attività progettuale e di investimento su numerosi ambiti.

Oltre un’azienda su due (51,2%) ha realizzato interventi per il risparmio energetico, a cui si sono aggiunte iniziative volte alla sostenibilità ambientale per il 45,8% del campione. Circa quattro imprese su dieci sono state impegnate in progetti di ricerca e sviluppo (41%) e in percorsi di trasformazione grazie all’introduzione di tecnologie digitali (39,4%). Per quasi tre realtà su cinque (58,4%) sono indicati investimenti per l’accrescimento del capitale fisico attraverso l’acquisto di nuovi impianti e spazi produttivi, mentre per il 28% del campione le iniziative sono state orientate allo sviluppo e alla promozione del grado di internazionalizzazione.

DOMANDA

Tra luglio e dicembre 2024 gli ordini registrano un calo contenuto.

L’analisi tendenziale, che guarda al confronto con i livelli della seconda metà del 2023, indica una diminuzione di circa due punti percentuali (-2,1%). La variazione congiunturale, misurata attraverso il confronto con il semestre gennaio-giugno 2024, si attesta invece al -3,8%; un dato che conferma le previsioni di decelerazione formulate nell’ambito del precedente osservatorio (-1,5%).

Le aspettative per l’evoluzione della domanda nella prima metà del 2025 sono di segno positivo, con un +1,3%, indicando fiducia in un’inversione di marcia.

PRODUZIONE

La produzione segue sostanzialmente l’andamento della domanda, con decelerazioni sia nel confronto tendenziale, sia sul versante congiunturale.

La variazione registrata rispetto ai livelli del corrispondente semestre 2023 si attesta a circa due punti percentuali (-1,9%).

Il raffronto con la prima metà del 2024, quando l’attività produttiva era in crescita del +2,7% rispetto ai sei mesi precedenti, indica un calo del -3,5%, come era stato ipotizzato nella precedente edizione dell’osservatorio (-2,4%).

Le previsioni per il semestre gennaio-giugno 2025, seppur variegate, indicano nel complesso una fase di consolidamento dei livelli produttivi (+0,2%).

La capacità produttiva mediamente impiegata nel secondo semestre 2024 si attesta a quota 66,5%, in diminuzione rispetto a quanto registrato per la prima metà dell’anno (71,8%). Nell’ambito del campione si rilevano andamenti diversi, sia su base dimensionale, sia per settore di attività. Le realtà di medie dimensioni segnalano un utilizzo degli impianti (71,7%) superiore a quanto indicato dalle imprese fino a 50 occupati (62,7%).

Guardando invece al comparto merceologico, si registra un impiego medio del 68,2% per il settore metalmeccanico, del 65,4% per il tessile e del 64,3% per gli altri settori.

L’attività gestita attraverso la subfornitura determina un contributo aggiuntivo alla produzione di circa quattro punti percentuali (3,7%). Nella scelta dei partner con cui collaborare, le aziende del campione privilegiano soggetti nazionali (3,2%), rispetto a quelli esteri (0,5%).

FATTURATO

Sul fronte delle vendite le dinamiche sono assimilabili a quelle di domanda e produzione; con una modesta diminuzione del fatturato.

Il confronto tendenziale con il semestre luglio-dicembre 2023 indica una contrazione di circa tre punti percentuali (-2,7%).

Il dato congiunturale, misurato rispetto ai livelli della prima metà del 2024, si attesta invece al -3,7%, confermando in negativo le ipotesi formulate nel procedente osservatorio (-0,8%).

Le aspettative formulate riguardo l’andamento del fatturato nei primi sei mesi del 2025 si attestano al +0,8%.

Le imprese restano fortemente orientate al commercio internazionale e confermano di essere presenti su molteplici mercati, realizzando oltre un terzo del fatturato (35,1%) attraverso l’export.

La principale area di destinazione resta quella dell’Europa Occidentale, dove è generata oltre la metà delle vendite oltre confine e una quota pari al 19,2% del fatturato globale.

Altri mercati di interesse sono quelli di Stati Uniti (4,6%), Est Europa (3,2%), BRICS (2%), America Centro-Meridionale (1,8%) e Asia Occidentale (1,8%). Se in Italia è realizzato il 64,9% del fatturato, il restante 2,5% è generato nel resto del mondo.

MATERIE PRIME

Il campione di imprese indica il permanere di alcune distorsioni che riguardando le materie prime.

Sebbene le criticità non abbiano la stessa incidenza che aveva caratterizzato il periodo pandemico, continuano ad interferire con l’attività aziendale.

Per quanto riguarda l’andamento dei costi di approvvigionamento, tra luglio e settembre 2024 circa due terzi (67,6%) del campione indica una sostanziale stabilità dei listini, ma il 21,2% segnala un peggioramento legato all’inasprimento dei costi. A indicare una diminuzione è il restante 11,3%.

Nei successivi tre mesi, tra ottobre e dicembre, la quota di imprese che non registra variazioni si attesta al 70%, quella delle realtà che rilevano aumenti dei listini è del 20,3%, mentre il 9,7% del campione indica una diminuzione.

Con riferimento alle inefficienze lungo le catene di fornitura, una realtà su cinque (20,1%) indica un’estensione dei tempi di consegna delle materie prime, il 15,3% denuncia lo shortage delle forniture, con quantità di merci consegnate inferiori rispetto al fabbisogno e, infine, il 15,1% rileva un peggioramento della qualità delle merci approvvigionate.

Gli effetti generati riguardano solo in quota minima le limitazioni dell’attività aziendale (4,2%), mentre il 16,5% del campione ha dovuto effettuare una riorganizzazione interna del lavoro, il 23,8% registra impatti significativi sui costi di produzione e, infine, il 51,7% indica una diminuzione dei margini di profitto a causa dei maggiori costi.

OCCUPAZIONE

Lo scenario occupazionale resta stabile anche nel secondo semestre 2024, con una sostanziale conservazione dei livelli. Oltre sette realtà su dieci (71,4%) indicano stabilità, l’11,9% del campione segnala invece un’espansione e il restante 16,7% una diminuzione.

Permangono in modo evidente le difficoltà nel reperire sul mercato del lavoro personale con le competenze adeguate alle necessità aziendali, indicate da poco meno della metà delle imprese del campione (46,8%).

Tra luglio e dicembre 2024, il 15,7% del campione ha richiesto o fatto ricorso ad ammortizzatori sociali.

Le aspettative occupazionali per i primi sei mesi del 2025 restano in prevalenza orientate al mantenimento degli organici, come indicato dal 62,2% del campione; in caso di variazione, incidono maggiormente le previsioni di aumento (26,8%) rispetto a quelle di diminuzione (11%).