Tagli alle Province, Dadati: “A Lecco bastano 4 assessori”

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Fabio Dadati

LECCO – Il mancato completamento della riforma delle Province non è affatto piaciuta a Rinascimento Italiano, il movimento fondato da Arturo Artom insieme a Fabio Dadati, ex assessore alla Provincia di Lecco ed ora coordinatore nazionale di una neo-formazione che vuole ispirarsi ai valori del merito e del talento per risollevare le sorti del Paese.

Lo stop alla manovra, causata dalla caduta anticipata della legislatura, per Rinascimento Italiano rappresenta un danno nei confronti del processo di semplificazione e snellimento del sistema della pubblica amministrazione necessario al rilancio del nostro Paese e concordato con l’Unione Europea.

“Da gennaio alle Province sono state ridotte drasticamente le competenze ed i trasferimenti – ha spiegato Fabio Dadati – Questa situazione richiede un intervento diretto e immediato da parte dei Presidenti delle Province italiane, perché non risulta comprensibile il mantenimento di posizioni ben retribuite e privilegi non più giustificati da un’attività concreta.”

“Chiediamo, quindi, – conclude il Coordinatore Nazionale di Rinascimento Italiano – ai Presidenti delle Province di ridurre del 70% il numero degli Assessori e di disporre la sospensione del servizio di auto blu con autista per gli Assessori e dirigenti.

Una richiesta, quella resa esplicita da Dadati, che non risparmia la Provincia di Lecco e la Giunta di cui faceva parte sino a qualche mese fa: “Con la riduzione delle deleghe, la mancanza di risorse per le proprie attività, ha ancora senso tenere una squadra di nove assessori? Probabilmente quattro assessori bastano e avanzano. Lo stesso presidente Nava si era già detto d’accordo e tra l’altro questa riduzione è comunque stabilita dalla legge che entrerà presto in vigore; quindi perché le Province non anticipano i tempi, dando un segno di serietà in un momento in cui sono soldi sprecati?”.

“Non mi permetto di criticare nessuno dei miei ex colleghi perché li reputo persone valide e in gamba, ma c’è il bisogno di mettersi in discussione – ha proseguito Dadati – è un ragionamento che valeva anche per me: sono stato il primo a dimettermi, rinunciando ad una retribuzione di 2 mila e quattrocento euro lordi al mese, soldi che in un periodo come questo possono essere utilizzati per altri fini. Se il discorso lo allarghiamo a tutte le Province italiane, parliamo di risparmi non da poco da investire nel welfare. Dopo aver festeggiato per lo scampato riordino, è il momento di guardare in faccia il contesto di crisi in cui viviamo ed operare di conseguenza”.