I cittadini del Comitato lecchese per l’acqua pubblica e i beni comuni tirano le orecchie ai sindaci per aver abdicato sul controllo dell’acqua e li mette in guardia sul cosiddetto spin-off di Idroservice, operazione che violerebbe il risultato del referendum che ha deciso “fuori l’acqua dal mercato, fuori i profitti dall’acqua”.
Ecco la lettera inviata ai novanta primi cittadini della provincia di Lecco
“Gentili Sindaci,
ci sembra opportuno puntualizzare, con spirito costruttivo, alcune questioni emerse a seguito della soppressione dell’AATO, che a stragrande maggioranza avete recentemente purtroppo ratificato.
Incominciamo col dire che il testo della nostra lettera ai sindaci ed il relativo comunicato stampa è stato volutamente “forte” perché da anni dialoghiamo e ci confrontiamo con molti di voi e purtroppo la sensazione, corredata però da fatti, è quella che a parole ed in sede “privata” riconosciate la fondatezza di varie nostre posizioni relative a passaggi delicati in tema di “governo” dei servizi idrici ma, al momento delle scelte effettive, registriamo purtroppo una minima traduzione dei declamati orientamenti.
Quello che ci è dispiaciuto sulla vicenda soppressione AATO è stato il dover costatare che ancora una volta non si sia capito che, cedendo la competenza decisionale di un organismo diretto ed allargato quale l’Assemblea ATO (90 sindaci) ad un consiglio d’amministrazione di derivazione provinciale denominato Ufficio d’Ambito (5 elementi), ci si sia piegati ad un evidente arretramento di democrazia, calpestando un diritto dei cittadini, che invece i sindaci dovrebbero tutelare; tanto più che non sussisteva alcun obbligo effettivo di ratifica ed anche il “vuoto di mandato”, come il rischio di commissariamento, erano più uno spauracchio che un pericolo reale.
Ciò che da sempre auspichiamo e ci aspettiamo dai nostri amministratori, a cui riconosciamo tutte le difficoltà di una funzione resa ancor più complicata dalle varie normative capestro in tema di enti locali, è che sappiano esercitare la loro funzione politica oltre che puramente amministrativa. Ci sono del resto molteplici esempi concreti in questo senso a partire, rimanendo pur solo in tema di acqua, dai circa 140 sindaci lombardi che in un recente passato si sono battuti, riuscendo a modificarla, contro l’ennesima “forzosa” legge regionale, od il Coordinamento Nazionale “Enti Locali per l’Acqua Bene Comune e la Gestione Pubblica del Servizio Idrico”, recentemente costituitosi anche in associazione, il cui apporto prezioso ha contribuito attraverso la recente vincente campagna referendaria a far decadere il famigerato decreto Ronchi, od anche l’impugnazione davanti alla corte Costituzionale da parte di alcune regioni rispetto a certe normative nazionali.
Purtroppo invece al nostro livello locale abbiamo dovuto assistere spesso ad un balletto di scelte in ossequiente presunto rispetto della normativa “del momento”, quasi sempre peraltro in contraddizione con altri livelli normativi (ad esempio la separazione regionale tra gestione ed erogazione, l’ipotesi per fortuna solo ventilata del ricorso alla “gara breve”, la soppressione dell’AATO, ecc.) che ha prodotto un tortuoso, dispendioso ed a volte contraddittorio percorso di “governo” dei servizi idrici, che comunque e per fortuna si sono mantenuti,almeno per ora, in mani pubbliche, grazie anche alla maggioranza dei nostri sindaci.
È ora importante che a livello locale si sbarri la strada al cosiddetto progetto spin-off di Idroservice.
Anche su questo ci sarebbero controindicazioni di natura tecnico-giuridica quali i dubbi fondati sulla mancanza del cosiddetto “controllo analogo” e su vari altri aspetti ma, coerentemente con quanto sopra sviluppato, dovrebbero essere ragioni politiche a guidare le scelte che come Amministratori andrete a prendere in nome dei vostri cittadini. I quali non capirebbero di certo la scelta di costituire una nuova Società di diritto privato, pur se pubblica, che gestisse i servizi idrici all’interno della multiutilities Lario Reti Holging.
Non capirebbero innanzitutto perché esiste già una società (Idrolario) a cui fanno capo i soli servizi idrici (anche se non ne ha l’operatività effettiva), ma soprattutto perché in aperta contraddizione con l’ineludibile responso referendario che obbliga tutti al rispetto del suo mandato : fuori l’acqua dal mercato, fuori i profitti dall’acqua.
Quello che ci permettiamo di suggerire a tutti è di prendere seriamente in considerazione l’opzione dell’ente di diritto pubblico (che secondo la normativa consolidata non è sottoposto “all’obbligo intrinseco” di fare utili come invece è tenuta a fare una società di diritto privato, anche se pubblica ed “in house”, ma solo a quello di coprire in modo efficiente i costi) qual è l’Azienda Speciale, sul tipo di quella recentemente e lodevolmente costituitasi a Napoli.
Anche su questa opzione, nei giorni scorsi il Popolo dell’Acqua è riuscito, con una mobilitazione a “tappeto”, a far cancellare dalla bozza del Decreto Liberalizzazioni la soppressione della possibilità di affidamento dei servizi pubblici ad un’azienda speciale.
A livello locale sarebbe proprio un paradosso per quegli Amministratori che da sempre adducono motivazioni di rispetto della normativa vigente nell’espletamento dei propri doveri decisionali, se sancissero la loro scelta diretta od indiretta sull’affidamento dei servizi idrici legittimando “l’opzione Idroservice”. Infatti questa opzione sarebbe uno “schiaffo” alla massima espressione della giurisdizione democratica diretta, in coerenza con l’esito referendario, sottoscritto dalla maggioranza assoluta degli italiani.
Dal canto nostro sin da ora vi invitiamo tutti ad una prossima Assemblea su queste tematiche locali concrete. Sarà nostra cura darvene tempestiva comunicazione, come pure a tutta la Cittadinanza che è e rimane la vera protagonista di tutta questa accorata discussione in tema di Beni Comuni Primari come è appunto l’Acqua.
Solo la Partecipazione Attiva di tutti alla discussione ed alla formazione delle ragioni di una scelta la più consapevole e diffusa possibile, su temi così delicati, potrà concretizzare una rinnovata ed effettiva pratica democratica.
COMITATO LECCHESE PER L’ACQUA PUBBLICA E I BENI COMUNI
PS. Intendiamo ancora inviare pubblicamente un plauso a quei Comuni che hanno assunto una posizione contraria alla soppressione dell’AATO e che sicuramente costituiscono un primo nucleo di cambiamento di mentalità, che siamo certi non è solo loro. Contiamo sul fatto che molti altri Comuni vogliano seguirli”.