CURNO – La Polizia di Stato della Questura di Bergamo, in collaborazione con l’Arma Carabinieri, ha tratto in arresto Arjoune Mohamed Amine, nato in Tunisia nel 1992, irregolare sul territorio nazionale, annoverante precedenti penali e di Polizia per reati contro il patrimonio, contro la persona ed in materia di stupefacenti.
Il tunisino si è reso responsabile di reiterati maltrattamenti in famiglia ed atti persecutori nei confronti della ex compagna, una donna italiana del 1995: l’uomo è il cugino di Arjoune Ezzedine, responsabile dell’omicidio dell’ex moglie , la 25enne Marisa Sartori, uccisa il 2 febbraio scorso a Curno
L’ex compagna di Arjoune Mohamed Amine aveva raccontato ai poliziotti di aver conosciuto l’uomo nel 2016, e di aver intrapreso con lo stesso una relazione sentimentale, nel corso della quale il soggetto però più volte si era reso autore di minacce e percosse nei confronti della donna, arrivando addirittura a percuoterle il capo contro le pareti di casa.
In alcuni degli episodi era presente la figlia della donna, una minore di tre anni avuta da una precedente relazione. La donna, nel corso degli anni, aveva più volte interrotto la relazione con il tunisino, salvo poi, a seguito degli asseriti pentimenti dell’uomo, tornarci insieme. La donna aveva anche fatto ricorso, più volte, alle cure ospedaliere, dichiarando ai sanitari varie scuse, al fine di celare le reali ragioni per le quali vi si era recata.
Uno degli ultimi episodi si era verificato in un’abitazione alle porte di Bergamo, anch’essa in uso all’arrestato, in occasione del recente Capodanno: la donna sarebbe stata minacciata dal maghrebino con un coltello, episodio al quale aveva assistito anche il cugino Arjoune Ezzedine.
La donna, dopo la drammatica morte di Marisa Sartori, si è fatta coraggio e ha denunciato l’ex compagno, rintracciato nel comune di Curno e, con l’ausilio di una pattuglia dei carabinieri della stazione di Villa d’Almè, tratto in arresto e condotto presso la casa circondariale di via Gleno.
La successiva perquisizione nella sua abitazione di Ponte San Pietro, in uso ad una cittadina italiana del 1974 ma nella disponibilità anche dell’arrestato, ha consentito agli agenti di rinvenire tre cartucce calibro 9×19, illegalmente detenute, motivi per i quali la donna intestataria della casa è stata deferita all’Autorità Giudiziaria.