A Moltrasio, la denuncia di Davide Beltramini
“Impossibile coltivare. Non posso continuare l’attività della mia famiglia”
MOLTRASIO (CO) – “Non posso più lavorare, e probabilmente dovrò rinunciare al sogno di recuperare e ridare vita ai terrazzamenti agricoli che, da centinaia d’anni, la mia famiglia conduceva qui a Moltrasio (CO). Colpa dei selvatici che continuano a invadere i terreni proprio dietro a casa, distruggendo i muretti a secco, simbolo di una cultura rurale di tradizione antica: manufatti che avevano resistito fino ad oggi, per secoli”.
A denunciarlo è Davide Beltramini, da Moltrasio. Qui, nei tempi più lontani, i suoi antenati, come tutti gli agricoltori che popolavano queste terre, hanno speso una vita di lavoro per ricavare dalle montagne affacciate al lago i terreni dove coltivare: sono i terrazzamenti storici delimitati dai caratteristici muretti a secco realizzati con le pietre di qui. Orto e vigna, un’agricoltura di sussistenza. E poi la produzione di canapa, che in passato era una base importante dell’economia agricola montana, soprattutto per le fibre tessili che se ne ricavavano.
“Il mio obiettivo era riprendere queste coltivazioni, ma è impossibile. Ancor prima di incominciare, mi ritrovo con almeno 50/60 mila euro di danni per i muretti distrutti. E altrove è lo stesso. Queste colline sovrastano la statale Regina che costeggia il lago e che rappresenta l’unica via di collegamento con la sponda occidentale dell’alto Lario. Cosa succede se, nottetempo, i massi discostati dai cervi e dai caprioli ruzzolano fino in strada? O se, peggio ancora, ci finisce direttamente qualche animale? Siamo di fronte a una situazione di rischio oggettivo”.
Le invasioni sono continue: “Cinghiali, caprioli e cervi cercano da mangiare e provocano questi danni. Negli ultimi anni la situazione è degenerata in maniera incredibile. Le invasioni sono all’ordine del giorno. Va da sé che è impossibile lavorare”.
Il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi
“La fine dell’estate, con il periodo di raccolta amplifica ulteriormente i danni che, però, sono purtroppo una costante lungo tutto il corso dell’anno: parliamo di campi di mais devastati, così come lo sono tuttora i prati a fieno. Ma, più in generale, le invasioni dei selvatici interessano una gamma amplissima di colture: si va dal vivaio al frutteto, alle ortive a pieno campo, ai prati, agli impianti di piccoli frutti, alla vite, alle leguminose, al mais da granella e insilato, alle oleoproteaginose. Si sono addirittura registrate, da parte dei cinghiali, distruzioni di alveari”.
Quanto successo a Moltrasio testimonia con i fatti ciò che Coldiretti dice da tempo, “ovvero l’abbandono di aree destinate alla coltivazione e al recupero di aree di presidio come quelle montane, dove l’agricoltura e la presenza fisica delle imprese sono linfa vitale per il territorio. Va ricordato che l’agricoltura ha un ruolo imprescindibile nel mantenere quella stabilità idrogeologica che, soprattutto nelle aree montane che circondano il lago di Como, il Ceresio o portano alla vicina Svizzera, lascerebbe campo all’abbandono più incontrollato. Per questo è necessario agire in fretta, e con la massima concretezza: vanno intensificate le azioni di contenimento, va dato corso agli interventi straordinari opportuni, va attuato un nuovo censimento dei selvatici che fotografi la situazione reale. E va fatto subito”.