LECCO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera del consigliere provinciale Giovanni Pasquini (Lega Nord) sul tema dell’accorpamento tra Comuni, in particolare riguardo alla possibile fusione tra Lecco e Malgrate, rilanciata dal primo cittadino malgratese Giovanni Codega. Se la proposta di Codega è piaciuta Fabio Dadati, presidente dell’Associazione Futuro Italia di Lecco, e a Corrado Valsecchi, portavoce di Appello per Lecco (vedi articoli precedenti 1,2). Opposta invece è l’opposizione del consigliere leghista:
“Gent. Direttore,
mi permetto d’intervenire nel dibattito in corso relativamente alle ipotesi fuori tempo e fuori luogo di fusione fra Comuni della nostra Provincia, emerse nelle ultime settimane tanto nella Brianza Lecchese (Verderio superiore e Verderio Inferiore), quanto attorno al capoluogo (Lecco e Malgrate) e sul Lario orientale (Mandello, Abbadia e Lierna).
La vocazione autolesionista di taluni amministratori della sinistra locale, che forse ben riflette quella che si evince oggi nel panorama politico nazionale nel quale annega quella fazione politica, pare proprio non avere limiti né decoroso ritegno. A prescindere dai casi specifici, che comunque meriterebbero una trattazione a parte (ad esempio, non credo che i Malgratesi vogliano che il loro comune diventi un sobborgo di Lecco: qualcuno lo riferisca al locale borgomastro), mi pare che ancora una volta emerga in maniera chiara e trasparente la predisposizione pecorile di amministratori locali che, anziché ribellarsi contro lo Stato centrale romano predone, mettendo assieme le loro forze per pretendere il taglio del “Patto di stupidità” e della rapina delle Tesorerie accentrate nella capitale, preferiscono ragionare di come tagliarsi i “gioielli di famiglia” spazzando via i loro paesi, andando a sacrificare efficienza e svariati servizi per i residenti.
Non è necessario esser periti in Scienza amministrativa per comprendere che uffici postali, stazioni ferroviarie, servizi sociali, scolastici, bibliotecari, anagrafe e altro ancora verrebbero cancellati o accorpati, costringendo i cittadini a correre a destra e a manca per ottenere quello che oggi hanno a disposizione sotto casa e tutto ciò con lo scopo di risparmiare, da parte dei Comuni, qualche centinaio di euro da stornare nuovamente al Moloch romano! Sarebbe opportuno ricordare ai promotori di queste strampalate fusioni che il precedente storico di fusione straordinaria dei comuni fu quello del Cavalier Benito Mussolini durante il Ventennio fascista, un regime al quale “amici e compagni” della sinistra nostrana, almeno a parole, sostengono di non fare riferimento. Ma tant’è. Il principio federalista della salvaguardia di ogni realtà comunale con le proprie peculiarità, la propria storia, i propri diritti, i propri servizi, le proprie istituzioni è di primaria importanza.
La Gente della Provincia di Lecco versa ogni anno una quantità spropositata di denari nel tritarifiuti romano e oggi, cari signori della sinistra, dovrebbe privarsi anche dei propri comuni per far piacere a voi, mentre nel Mezzogiorno gli Enti pubblici continuano ad assumere personale e a sperperare il frutto di un’ignobile tassazione del Nord? A tutto c’è un limite! Ci sono due tagli necessari in questo momento storico per permettere agli Enti locali padani di ripartire subito: il taglio delle inutili, costose e medievali Prefetture (con la redistribuzione dei poteri prefettizzi a sindaci, presidente di Provincia e Questore) e il superamento del “Patto di imbecillità” e dei conseguenti furti di risorse imposti da un Governo centrale senza nessuna legittimazione popolare. I comuni del Nord sono virtuosi e non hanno bisogno di nulla da Roma! Si creino le Unioni di comuni per favorire la collaborazione e la crescita dei servizi fra paesi vicini, ma si salvaguardino tutti e 90 i nostri Municipi!
Cordiali saluti padani”
Dr. Giovanni Pasquini