Matteo Riva: pallavolista di professione, rifugista nei weekend

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Matteo Riva con lo zio Maurizio Valsecchi

 

LECCO – Sotto rete è il “martello”, l’ala, la “mano”, la “banda” o per i meno esperti lo schiacciatore laterale, quando mette piede al rifugio “Azzoni” in cima al Resegone per tutti diventa “spugna”… nomignolo appioppatogli non certo perchè è abituato ad alzare il gomito, bensì per il suo ruolo principale: il lavapiatti. Detersivo, olio di gomito e, appunto, la spugna sono i sui strumenti di lavoro ma, sistemate le vettovaglie, è subito pronto per farsi carico di ogni altra mansione.

Lui è Matteo Riva, lecchese doc (di Maggianico per la precisione), classe 1990, volto noto per gli appassionati di volley, con un contratto da professionista rinnovato da pochi giorni con il Cantù, serie A2. 

 

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Un professionista della pallavolo versione “aiuto capanatt”, quale arcano mistero?
“Nessuno – ride dall’alto del suo metro e 92 centimetri per 85 chilogrammi – a gestire l’Azzoni è mio zio Maurizio Valsecchi con i due miei cugini e quando mi ha proposto di venire ad aiutarlo ho accettato ed eccomi qui. E’ un lavoro che mi piace. Lo faccio nei fine settimana, lo trovo divertente, come lo è la gente di montagna. C’è un bel clima. E’ bello”.

 

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Pallavolo, lavoro in rifugio ma non solo… “Pur bello che si questo lavoro non credo potrà mai essere il mio – confessa – così come la splendida avventura nel mondo della pallavolo sarà destinata prima o poi a finire quindi, un minimo di pianificazione per il futuro ci vuole per questo sono al quinto anno di Ingegneria Civile”.

 

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Testa sulle spalle, piedi per terra (ma vietatissimo tenerli in campo) Matteo ha iniziato la sua carriera nel mondo della pallavolo tardi. Come molti ragazzi iniziaa a calcare i campi di calcio, indossando fino a 16 anni la casacca del Valmadrera, approdando negli Allievi Regionali; poi la decisione di cambiare sfera, passando da quella che rotola a quella che “vola”. Una scelta voluta, sì, ma che ha visto lo zampino di papà Antonello (ex allenatore della Picco Lecco). Ed è qui, dalla società lecchese, che Matteo inizia sotto rete. Lasciata la Picco approda a Cisano: cresce, migliora, si perfeziona e arrivano la serie C, B2 e poi la B1, fino al grande salto (lui che del suo ne ha fatto il punto di forza riuscendo staccare sopra il metro!) con il Cantù che lo nota e lo vuole con sè, facendolo esordire in A2. Poi di nuovo una parentesi a Cisano e quest’anno il ritorno in A2 sempre a Cantù.

Intanto, in vetta al Resegone, il ragazzone di Maggianico si diverte tra piatti, posate, spugne e servizi ai tavoli aspettato la nuova stagione in A2.