MANDELLO – L’ultimo saluto a una vera signora. A una donna forte e dolce al tempo stesso, altruista e capace di gesti teneri e affettuosi, coraggiosa e cordiale. E con il grande pregio di saper esprimere i propri sentimenti semplicemente con un sorriso e con il suo sguardo, limpido e profondo.
L’ultimo saluto di Mandello a Tina Malagodi Gatti, morta all’età di 96 anni (era nata infatti nel marzo 1919). Il rito funebre si è svolto nella chiesa del Sacro Cuore mercoledì 4 novembre e significativo è il ricordo delineato dai suoi tre nipoti proprio durante la celebrazione. “La casa di nonna Tina era aperta a tutti – hanno detto – e a tutti lei era sempre pronta a offrire un caffè, un dolce, una merenda”.
Originaria di Bologna, Tina Malagodi si era trasferita dapprima a Como e successivamente a Mandello seguendo con sua sorella Renata (che tuttora vive nel capoluogo lariano e ha 100 anni) il padre, di professione vigile del fuoco.
Dopo aver frequentato la scuola di avviamento, si era iscritta alle Magistrali con ottimi risultati, ma l’esigenza di trovare un impiego per essere di aiuto alla famiglia l’aveva costretta a lasciare la scuola e appunto ad andare a lavorare.
Per tre anni lavorò nello studio di un avvocato, poi entrò alla “Carcano” di Mandello dove fu per ben quarant’anni la segretaria personale del professor Riccardo Zelioli.
A 22 anni si sposò e ebbe cinque figli: due maschi (Gabriele e Gianni) e tre femmine (Franca, Silvana e Piera). Gabriele morì durante il parto, mentre Gianni avrebbe perso la vita a soli 18 anni in un tragico incidente in motocicletta.
Tina Malagodi perse anche il marito, stroncato da un infarto a soli 49 anni, e così dovette rimboccarsi le maniche e lavorare di gran lena per mandare avanti la famiglia. Ma il lavoro e la fatica (e, come detto, il coraggio e la determinazione) non facevano certo difetto a mamma Tina.
“Alla Carcano faceva sempre gli straordinari, magari anche fino alle 22 o alle 23 – ricorda la figlia Piera – e io e mio fratello le andavamo incontro sulla strada del Sasso, che in quegli anni non era illuminata”.
Non appena le fu possibile e nonostante le fosse stato chiesto di rimanere, Tina Malagodi andò in pensione. Desiderava riposare e trovare il tempo per dedicarsi alla sua casa, ai tre nipoti e al suo amato orto.
Di lei sono in molti a ricordare il suo volto così spesso aperto al sorriso, quel suo avere una parola gentile per tutti, il suo saper essere efficacemente diplomatica (ciò che la portava a non parlare mai male di nessuno) e quella sensibilità da cui le derivava il suo saper dire “grazie” anche per le più piccole cose. Poi la sua generosità e il pensare costantemente agli altri prima ancora che a se stessa.
Amava cucinare (non per nulla era di origini emiliane) e spesso preparava squisiti ravioli, lasagne e tortellini. E non a caso Roberto, uno dei suoi nipoti, ha appreso fin da piccolo a fare la pasta in casa ed è poi diventato un ottimo cuoco.
Nelle sue ultime settimane di vita Tina Malagodi ha sempre avuto accanto le figlie, che l’hanno assistita e vegliata amorevolmente, giorno e notte. In particolare l’abnegazione e lo spirito di sacrificio di Franca, che ha sempre svolto la professione di infermiera e che a metà anni Ottanta era stata volontaria nella missione di don Gianni Allievi a Bimengué, in Cameroun, hanno fatto sì che mamma Tina potesse morire nella propria casa.
Ora Franca, Silvana e Piera attingeranno alla forza d’animo e ai molti segni positivi lasciati dalla loro madre come ideale eredità per guardare alla vita con fiducia. E ancora più serenamente.