MANDELLO – Parliamo di un futuro possibile, parliamo di turismo culturale e didattico, parliamo di una ruota idraulica funzionante. E ancora: parliamo di radici da non perdere, parliamo di valorizzare il simbolo dell’operosità, del lavoro e della storia mandellese, parliamo di un progetto che ha già raccolto fondi, ma non ancora a sufficienza per poterlo concretizzare.
Parte da queste considerazioni una tra le ultime iniziative, in ordine di tempo, dell’Archivio comunale della memoria locale. Il riferimento è al recupero e alla valorizzazione della storia e della cultura locale, patrimonio della comunità (non a caso lo slogan dell’associazione recita: “Dal 2006 promoviamo storia e turismo locale”).
“Individuato nel lavoro un aspetto significativo dell’identità mandellese, presupposto dell’attuale tessuto sociale e del benessere della popolazione – spiega Simonetta Carizzoni, presidente dell’Archivio – ci siamo occupati ultimamente di Moto Guzzi, ma abbiamo scelto quest’anno di ripartire dal nostro progetto numero 1, il più difficile e ambizioso, quello per cui l’Archivio è nato: l’ecomuseo della roggia Valmeria”.
“Già nel 2006 – aggiunge – ci eravamo chiesti: “E se la ruota girasse ancora?”. Oggi potrebbe girare, grazie alla sensibilità di alcuni cittadini e ai loro contributi. Con l’amministrazione comunale abbiamo individuato il luogo in cui collocarla. Così sabato 17 giugno i mandellesi, gli appassionati e i turisti potranno vedere progetto, immagini, modellini e altro ancora lungo la pedonale tra via Dante e via Cesare Battisti, dove alcuni cartelli dedicati alla storia della roggia fanno già bella mostra di sé”.
Simonetta Carizzoni aggiunge: “Potranno sostenerci e condividere questo sogno, che a tanti sembra così difficile da realizzare. Purtroppo, infatti, molto tempo è già stato perso, la roggia sente gli anni che passano senza un’adeguata manutenzione e si degrada: le chiuse si insabbiano, i meccanismi si arrugginiscono, il canale si riempie di erbacce, come hanno potuto constatare anche i ragazzi delle scuole medie che hanno scoperto con entusiasmo questo patrimonio comune”.
La roggia è insomma da recuperare e valorizzare! Lungo questo corso d’acqua artificiale nacquero e si svilupparono le attività manifatturiere e industriali che per secoli diedero lavoro agli abitanti di Mandello.
“Siamo consapevoli che l’intero progetto, nel suo complesso, prevede una serie di interventi anche onerosi dal punto di vista finanziario – aggiungono i responsabili dell’Archivio della memoria – e che vada quindi realizzato gradualmente nel corso degli anni, ma sappiamo anche che in altre zone (ad esempio il vicino Canton Ticino o la città di Bologna, o la ruota ripristinata ad Asso, o ancora quella di un ristorante in Brianza) hanno capito quale fonte di ricchezza e quale attrattività turistica possa rappresentare un percorso come questo che è storico-culturale-tecnologico-naturalistico-didattico. Hanno capito come ruote che girano con la forza dell’acqua attirino grandi e piccini”.
Va specificato che “A piedi lungo la roggia” potrebbe essere a buon ragione inserito nel Sistema museale della provincia di Lecco come unico percorso ad oggi rimasto lungo una fiumicella.
Usata non soltanto per la produzione di energia, la roggia ha influito nei secoli sull’organizzazione urbanistico-architettonica dei vecchi nuclei.
La forza motrice dell’acqua ha azionato filatoi e torcitoi da seta, gualchiere, macine da grano, torchi da olio, cartiere, magli, concerie, chioderie e officine, sviluppando un linguaggio tecnico, relativo ai cicli di lavoro, agli arnesi utilizzati, alle macchine, ha lasciato sul tessuto urbano dei toponimi (alla Fula, al Maglio, ai Mulini, tutte zone di Mandello).
Le acque della roggia hanno contribuito a ritmare la vita degli abitanti, che se ne sono serviti per lavare la biancheria e gli indumenti (ancora viva nella memoria degli anziani è la presenza delle lavandaie, che da secoli davano vita a un microcosmo femminile), per lavarsi quando l’acqua in casa non c’era, per abbeverare gli animali, per annaffiare i numerosi orti, per smaltire anche scarichi di varia natura.
Il progetto di recupero ha quindi non soltanto una valenza economico-turistica, ma anche una prospettiva antropologica e linguistica.
Per iniziare a realizzare e allestire il percorso museale all’aperto, che avrà nel suo complesso per il turista una durata di un paio d’ore, l’Archivio in questi anni ha bussato a tante porte (enti pubblici, ditte, Consorzi, privati) e lavorato sodo: ha predisposto modellini funzionanti (un maglio, un mulino da grano, uno con i tre tipi di ruote idrauliche e vari cartelli al Maglio, in via Carcano, a Molina, in centro paese e in via Cavour) che hanno richiesto un accurato studio di documenti antichi, una raccolta di testimonianze, una ricerca di rare immagini e mappe.
Ha altresì allestito mostre, partecipato a bandi, collaborato attivamente al recupero del lavatoio di Palanzo e del ponte sul Meria lungo la pedonale, consultato tecnici ed esperti.
“Tutto ciò – conclude Simonetta Carizzoni – è stato svolto dai volontari dell’Archivio stesso con passione e gratuitamente, perché crediamo sia importante trasmettere questo patrimonio storico, umano e architettonico alle future generazioni, prima che si perda definitivamente, così come promuovere il nostro territorio con un turismo culturale e scolastico (quello della Roggia sarà inserito in una serie di altri percorsi storici, didattici e della memoria, ndr) responsabile e sostenibile, che riscopra il bello dell’andare a piedi, “a piedi lungo la roggia” appunto”.
Sabato 17 giugno, dunque, l’Archivio riparte, perché servono nuove sinergie tra pubblico, privato, associazioni e singoli cittadini, con l’auspicio che l’iniziativa porti buoni frutti.