MONZESE – Due sopralluoghi realizzati in un breve lasso di tempo nella Brianza monzese, precisamente a Roncello e Ronco Briantino, hanno messo in luce condizioni di vita raccapriccianti di persone che mettono in atto un accumulo incontrollato di cose e animali di affezione.
Nei due casi specifici si tratta di decine di gatti, in uno, e di cani, nell’altro caso, con una situazione di disagio sociale evidente all’interno delle abitazioni, sia per i proprietari che per gli animali. In passato altri episodi erano stati scoperti anche nel lecchese.
“La letteratura medica definisce i compulsive hoarders, persone che sviluppano un intenso bisogno di accumulare ogni tipo di oggetto, non riuscendo a disfarsi di nulla, nemmeno dell’immondizia, oggetti per cui non esiste una necessità di utilizzo – spiega il dott. Diego Perego, direttore del Servizio Igiene Urbana Veterinaria del Dipartimento Veterinario dell’ATS della Brianza – Le case degli “hoarders” divengono delle vere e proprie discariche, nelle quali le stesse persone non riescono più a vivere, gli oggetti ed i rifiuti arrivano ad occupare tutte le zone vitali (bagno, cucina, letto), rendendole inaccessibili ed inutilizzabili, con gli ovvi problemi di igiene che ne derivano”.
Una variante degli accumulatori compulsivi è appunto rappresentata dagli “animal hoarders”, vale a dire soggetti che accumulano in modo incontrollato animali da compagnia quali cani, gatti, uccelli, roditori… (nell’ordine delle decine e anche delle centinaia), con le ovvie problematiche legate alla incapacità di fornire loro ambiente e cure adeguate.
“In questo caso, essendo ‘l’oggetto accumulato’ un essere vivente, le conseguenze del disturbo si aggravano – prosegue l’esperto dell’ATS – Agli animali coinvolti vengono a mancare i requisiti minimi di benessere, ovvero un alloggio adeguato per spazio, cibo ed acqua sufficienti, le cure veterinarie necessarie e condizioni igieniche appropriate sia per l’animale che per la persona. Gli animali detenuti sviluppano seri problemi di salute, di malnutrizione e di grave sofferenza psichica.
Gli accumulatori compulsivi negano tale realtà: pur non potendo garantire uno standard minimo di benessere, sono terrorizzati dall’idea che gli animali restino senza di loro. Inconsapevoli del maltrattamento che perpetuano, troppo spesso il loro comportamento porta alla morte dell’animale”.
Il Servizio di Igiene Urbana Veterinaria del Dipartimento Veterinario dell’ATS della Brianza è stato coinvolto, solo nell’ultimo mese, nei due casi già presentati in cui erano interessati “accumulatori di animali”. Si tratta di interventi delicati che prendono il via in seguito a segnalazioni di privati cittadini ai Sindaci dei Comuni interessati, di inconvenienti igienici legati alla presenza di animali (odori fastidiosi di feci ed urina, escrementi che invadono le parti comuni delle abitazioni, disturbo acustico). L’intervento si sviluppa poi coinvolgendo vari enti e forze dell’ordine.
Oltre al personale Veterinario del Dipartimento Veterinario vengono attivati: i servizi sociali delle Amministrazioni comunali, la Polizia Locale, fino all’attivazione, rispetto alla gravità della situazione contingente, degli operatori del Servizio di Urgenza-Emergenza Sanitari.
“In tutti i casi, gli scenari che si sono svelati ai nostri occhi sono difficili da dimenticare – prosegue il dott. Perego – cumuli di cose, abbigliamento, stracci ed immondizia di ogni genere rendevano impossibile l’accesso ai locali ed anche l’utilizzo degli spazi per la destinazione originaria; gli appartamenti erano spesso privi delle necessarie forniture domestiche (acqua, gas, corrente elettrica), essenziali per un livello di vita appena dignitoso. I pavimenti erano cosparsi di feci e urina dei numerosi animali detenuti (per lo più gatti). L’odore, non facile da descrivere, invadeva i locali fino al punto da rendere impossibile la permanenza negli stessi per periodi prolungati. Gli animali detenuti si presentavano in stato di malnutrizione e con evidenti sintomi di sofferenza, negli appartamenti, in alcuni casi, sono state rinvenute casse di animali”.
In base alla valutazione del benessere, gli animali vengono ricoverati presso le strutture sanitarie dell’ATS e sottoposti alle dovute e necessarie cure veterinarie.