LECCO – “Vai a lavorare”, “oca”, “svegliati”, “non prendere il caffè in pausa”, tutti commenti rivolti ai dipendenti dell’azienda che l’Ispettorato del Lavoro avrebbe trovato tra la documentazione relativa alle comunicazioni ai lavoratori, acquisita durante l’ispezione alla Gilardoni Raggi X, nel corso della perquisizione dell’aprile 2016 condotta insieme alla Questura e all’ATS.
E’ stata la dott.sa Lorella Ortelli, della sede di Lecco dell’Ispettorato del Lavoro, nel contro esame della difesa, a riferire in tribunale quanto rilevato nell’ispezione all’impresa mandellese. Martedì mattina si è svolta infatti una nuova udienza del processo sulle presunte vessazioni e irregolarità subite dai dipendenti della fabbrica, un processo che vede tra gli imputati principali l’ex presidente Maria Cristina Gilardoni e l’allora direttore del personale, Roberto Redaelli.
Ad entrambi, secondo quanto riferito dalla referente dell’Ispettorato, sarebbero attribuibili quegli appunti infelici verso i lavoratori, recuperati tra mail e permessi di lavoro negati, nei ben 250 faldoni analizzati dalla dott.sa Ortelli insieme ad altri due ispettori.
“Si trattava soprattutto di permessi Avis, per recarsi ad effettuare donazioni di sangue” ha riferito Ortelli parlando delle richieste respinte dall’ufficio di personale e dalla direzione. “L’azienda era solita a non dare mai consenso per le donazioni di sangue soprattutto se nella giornata di lunedì” questo “nonostante l’Avis di Mandello avesse fatto presente all’azienda che la donazione non doveva essere soggetta a restrizioni, in quanto un diritto dei lavoratori” ha proseguito l’ispettrice.
“Vada al sabato” sarebbe stata in alcuni casi, riferisce sempre Ortelli, la risposta dell’azienda. I lavoratori, spesso, si sarebbero comunque recati a donare e non è stato possibile chiarire se fossero stati o meno avvisati in tempo del diniego dell’azienda, comunicata ufficialmente solo al caporeparto in via verbale.
Tra i casi citati dall’ispettrice, c’è quello di una lavoratrice part time per motivi personali a cui sarebbe stato richiesto un impegno a tempo pieno, “me ne frego dei suoi problemi familiari” sarebbe stata la risposta alla sua opposizione.
Depressione, ansia, disturbo post traumatico da stress, disturbi emotivi, attacchi di panico sarebbero le diagnosi acquisite già nel 2014 dalla Medicina del Lavoro dell’ex Asl, ora ATS, su alcuni lavoratori che si erano presentati all’azienda sanitaria manifestando il loro disagio sul luogo di lavoro. Lo ha raccontato la dott.ssa Claudia Toso, medico del lavoro e seconda testimone convocata in aula nell’udienza di mercoledì.
Già due anni prima che scoppiasse il ‘caso’ Gilardoni Raggi X, ASL e Ispettorato del Lavoro si erano interessati all’azienda mandellese dopo la segnalazione giunta dall’Ufficio Pari Opportunità della Provincia di Lecco di un colloquio di lavoro ‘anomalo’ nei confronti di una candidata, alla quale sarebbe stato chiesto se fosse in possesso di una carta di credito.
Nel 2014, l’Ispettorato del Lavoro e ATS hanno effettuato un’ispezione chiedendo all’azienda la documentazione relativa all’analisi dei rischi da stress lavoro correlato, in quell’occasione negata da Roberto Redaelli agli ispettori. “L’azienda è secretata” avrebbero risposto loro, almeno secondo il racconto delle due dottoresse.
Quella documentazione è stata reperita durante la perquisizione del 2016, risultata essere “così carente da essere considerata come non eseguita” e non rispettosa delle linee guida stabilite dal Ministero del Lavoro, ha riferito la referente di Ats.
Nel 2016, anche la dott.sa Loso ha partecipato all’ispezione congiunta con la Questura, nell’ormai noto open space, dove anche l’ingresso dei bagni era a vista, sede gli uffici amministrativi della Gilardoni. “Sono rimasta impressionata – ha raccontato – della quantità di carta presente sulle scrivanie, appesa ai muri e sparsa sul pavimento. Motivo che mi ha spinto ad attivare i Vigili del Fuoco per una valutazione del carico d’incendio”.
Nel frattempo, martedì si è svolta la prima udienza nei confronti del dott. Stefano Marton, accusato di imprudenza, imperizia e negligenza nell’assolvere le sue funzioni di medico del lavoro presso la Gilardoni. La sua posizione era stata stralciata rispetto al filone principale del processo.