Bagarre sulla targa repubblichina, Magni (Sel) abbandona l’aula

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Sandro Magni

LECCO – Se ne è andato per protesta a metà dei lavori convocati per valutare le proposte di modifica al testo del nuovo pannello informativo da apporre al posto della targa che ricorda i fascisti fucilati allo stadio dopo la Liberazione: protagonista di questo episodio, avvenuto ieri durante la riunione della Commissione “Educazione, cultura, sport, politiche giovanili” è stato il consigliere di Sinistra Ecologia e Libertà, Alessandro Magni. Intervenuto nella discussione relativa alle modifiche da apportare al testo del pannello illustrativo che, nelle intenzioni della Commissione, andrà a sostituire la targa commemorativa nei pressi dello stadio Rigamonti-Ceppi, il consigliere Alessandro Magni ha così esordito: “è preliminare nella nostra discussione ricordarsi che nello stadio il presidente Sandro Pertini, allora presidente della Camera, tenne un importante discorso davanti a tante persone non tutte vicine al suo pensiero: allora non c’era ancora una grande idea di pacificazione”. “Per questo – ha sottolineato ancora Magni – bisogna ricordarsi che un presidente partigiano, stato nelle carceri fasciste per più di vent’anni, ha attualizzato per primo il senso della medaglia al valore conferito alla città di Lecco e a tutta la sua cittadinanza”.

La riflessione di Magni si è fatta via via più polemica, toccando prima la spinosa questione della scadenza dei termini per la rimozione della targa: “in ogni caso andava tolta entro il 31 dicembre e non a seguito di un accordo: si era parlato di un percorso condiviso, ma non di un accordo”. Poi l’affondo sulle competenze per l’elaborazione del testo, che ha portato il consigliere di Sel ad abbandonare la seduta dei lavori: “la cosa più grave di questa vicenda è che non dovrebbe essere nostro compito elaborare il testo del pannello informativo: spetterebbe agli storici fare queste cose, altrimenti facciamo emergere l’idea che la politica decide su tutto”.

Era più corretto – ha proseguito l’esponente di Sel – far predisporre dei testi a diversi storici locali e poi valutare i lavori in termini politici”. “Purtroppo – ha concluso Magni, prima di lasciare il proprio banco – si sta facendo un errore imperdonabile: costituiamo un precedente, perché d’ora in poi tutte queste tematiche dovranno essere trattate con chi è erede di questa tradizione E con questo me ne vado, così tolgo il disturbo”.

Disappunto per il comportamento di Magni è stato espresso sia dal sindaco Virginio Brivio (Pd), sia dal consigliere Filippo Boscagli (Pdl). Per il primo cittadino “è un peccato che Magni non sia soddisfatto del lavoro storico fatto in Commissione: sono stati riportati tutti i riferimenti e le testimonianze necessarie, che ho prontamente trasmesso in allegato alla documentazione”. Più seccato il giudizio di Boscagli, secondo il quale “le allusioni di Magni sugli eredi della tradizione fascista sono totalmente inopportune e fuori luogo”.

Nonostante l’abbandono di Magni, il lavoro di modifica del testo è proseguito fino ad arrivare a una possibile summa delle varie posizioni espresse in Commissione. Di seguito riportiamo la bozza del testo che potrebbe essere inserito sul pannello informativo, così come è stato letto in aula da parte dei consiglieri Irene Riva e Giacomo Zamperini.

In questo luogo il 27 aprile 1945 avvenne la fucilazione di 16 ufficiali e sottufficiali delle forze armate della R.S.I. – Gruppo corazzato “Leonessa” e “Battaglione Perugia”, decisa dal Tribunale di Guerra del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia a seguito del comportamento tenuto dagli stessi nella cosiddetta battaglia di via Como. Costoro e i loro sottoposti si erano resi responsabili dell’esposizione della bandiera bianca di resa, alla quale seguì invece una provvisoria sparatoria che costò molti morti e feriti tra i partigiani”.