ERBA – È morto nella notte del 26 maggio Carlo Castagna, imprenditore erbese e stimato cittadino. L’uomo, da sempre impegnato in parrocchia e nel sociale, nel 2006, aveva perso la moglie Paola, la figlia Raffaella e il piccolo nipotino Youssef nella tristemente nota “strage di Erba”.
Il libro “Il perdono di Erba”, edito nel 2009, raccoglie le parole di perdono che fin dalle prime ore dalla strage Carlo Castagna aveva rivolto agli assassini della sua famiglia.
“Si deve perdonare –aveva spiegato Castagna in un incontro pubblico a Mandello del Lario nel 2013 – perché come dice la parola stessa il perdono è un dono. Ora con i miei cari io vivo la comunione dei santi, vivo come se loro fossero accanto a me e non fossero mai partiti. Paola c’è, nella mia mente e nel mio cuore. E riesco ad affrontare serenamente il mio cammino perché la sofferenza, se vissuta cristianamente, con il tempo diventa gioia. I miei due figli fanno fatica a seguirmi su questa strada, ma neppure loro hanno rancore o desiderio di vendetta. Ecco un’altra prova dell’aiuto di Paola”.
A lui il figlio Beppe ha dedicato un post su Facebook: sopra la foto che lo ritrae, la scritta: “Addio papà”.
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Era la sera dell’11 dicembre di dodici anni fa quando i vigili del fuoco, chiamati a causa di un incendio in via Diaz, si ritrovarono di fronte all’orrore: nell’appartamento andato a fuoco e nel corridoio i pompieri trovano i corpi delle cinque vittime.
Il superstite di quella notte, Mario Frigerio, pochi giorni dopo la strage parla e indica agli investigatori gli autori di quella terribile strage. Si tratta di Olindo Romano e Rosa Bazzi, la coppia di vicini, netturbino lui, donna delle pulizie lei, condannati all’ergastolo lo scorso 2008. Per i giudici il loro odio verso i vicini era sfociato in un’azione di follia, messa in pratica la notte dell’11 dicembre 2006.
Dieci anni dopo Rosa e Olindo, pur avendo confessato nel momento dell’arresto, ritrattano la loro posizione e si dicono innocenti. I legali vorrebbero riaprire il processo, troppe le contraddizioni, a partire dall’assenza di tracce dei coniugi nel palazzo della strage e nelle case delle vittime.
Nel febbraio di quest’anno, gli avvocati della coppia annunciano il ricorso in Cassazione per il provvedimento dei giudici della Corte d’Appello di Brescia, che non aveva ammesso l’incidente probatorio su nuovi reperti mai analizzati sulla scena della strage di Erba.