Si sono svolte venerdì sera in sala Don Ticozzi le premiazioni del concorso nazionale di narrativa di montagna “Carlo Mauri”, straordinario alpinista lecchese scomparso nel 1982, appartenente al Gruppo dei Ragni della Grignetta che cominciò la sua attività nelle Grigne e nelle Alpi della Val Masino-Bregaglia, cui seguirono ascensioni sul Monte Bianco, in Pakistan, Ande e Patagonia, traversate oceaniche e viaggi esplorativi in Australia, Nuova Guinea, Antartide e Amazzonia.
Un successo importante per questo evento, organizzato e promosso da Uoei (Unione Operaia Escursionisti Italiani), dal gruppo alpinistico lecchese Gamma e dal Club Accademico Alpino Italiano giunto alla sua quindicesima edizione, come dimostrano i 67 testi inviati praticamente da tutta Italia; il vincitore è stato Valter Guglielmetti, di Novara, ormai un fedelissimo del premio, con l’opera “Voce senza suono”; seconda opera classificata “Il moschettone” di Oliviero Bellinzani, di Luino, mentre la terza premiazione è stata per Rita Mazzon di Padova, col brano “Daniele”. A seguire Mario Schiavato con “Il respiro del deserto” e Luciano Caminati “Leggende della valle nascosta”.
Per quanto riguarda i premi speciali, il Premio unico “sezione saggistica” è andato a Barbara Garavaglia di Lecco per l’opera “Daniele Chiappa: di roccia e d’amore”, dedicata al ricordo dello stimato alpinista lecchese scomparso tragicamente due anni fa. Il premio “saggio scuole superiori lecchesi” è andato a Noemi Pellegatta, sedicenne studente all’ Istituto “Maria Ausiliatrice”con “Panoramica di un paese”, testo che descrive efficacemente l’ambiente del lago e dell’abitato di Annone Brianza. Di questi sette testi è stato anche realizzato un pregevole volumetto, distribuito gratuitamente durante la serata; è possibile, per chi fosse interessato, richiederlo direttamente al gruppo Gamma.
Al termine della premiazione è intervenuto Andrea Giorda, alpinista e accademico del C.A.I. attraverso la proiezione de “Il Paradiso Rivelato”, presentazione di immagini anche d’epoca e video rari, in cui è ripercorsa la storia dell’alpinismo specialmente legata alle zone del Gran Paradiso, mettendo in luce gli aspetti di eccezionale rilievo culturale che l’esperienza dell’alpinismo porta con sé.
La serata ha sintetizzato la passione di tutti i lecchesi che amano l’alpinismo e la montagna, e che interpretano il Premio Carlo Mauri come l’evento della cultura alpinistica lecchese; l’invio durante questi quindici anni di quasi 600 lavori, ne dimostra da sé l’importanza, e quindi il valore di un concorso che oltre che rendere omaggio ad un personaggio di straordinarie qualità umane, si pone l’obiettivo di stimolare la passione per l’esplorazione e l’avventura, sotto qualsiasi forma vengano a presentarsi. Per questo Francesca Mauri, figlia di Carlo, auspica un aiuto delle istituzioni più attivo: “Organizzare, gestire e portare avanti un evento di questo tipo non è una cosa facile, sia dal punto di vista delle energie investite, che più specificatamente dei fondi da poter mettere a disposizione; il nostro obiettivo è sempre stato quello di veicolare attraverso un uomo esemplare la passione e l’amore dei cittadini per il nostro territorio; per questo è necessario che a livello istituzionale si prendano maggiormente carico delle sorti di questa importante manifestazione.”