Si è conclusa in questi giorni la nuova edizione dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Lecco e Confindustria Como per il mese di aprile.
INDAGINE CONGIUNTURALE RAPIDA – APRILE 2011
Gli indicatori esaminati per le due province descrivono un quadro di generale stabilità, confermando quanto emerso nell’ Osservatorio di febbraio e rivelando il persistere di alcune dinamiche positive legate all’andamento degli ordini e alla produzione. La domanda, trainata dagli ordini provenienti dall’estero, evidenzia performance positive; una dinamica simile è riscontrabile nell’attività produttiva che mostra un aumento dei livelli e un maggiore tasso di utilizzo della capacità disponibile.
“Anche a livello lecchese i dati rilevati descrivono una situazione fondamentalmente stabile, che ricalca quella descritta a livello generale – commenta il presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi. Questo ci dice che anche se l’impatto della crisi è stato forte, molte delle nostre aziende sono già in corsa per la ripresa.”
GLI ORDINI
Per quanto riguarda le rilevazioni complessive, risulta positivo, anche se in contrazione, il gap tra giudizi di crescita e di riduzione. I dati registrano infatti un incremento degli ordini per il 30% del campione (il 32% a febbraio), stabilità per il 47% (era il 48% nella scorsa edizione) e una diminuzione per il restante 23% (il 20% in precedenza).
Le differenze tra ordini nazionali e oltre confine divengono più marcate. La domanda interna conferma i livelli di febbraio, rivelando una sostanziale stabilità, indicata dal 56% del campione e confermata dai giudizi di crescita e diminuzione che si attestano entrambi al 22%. L’export mostra invece una fase positiva, con il 39% del campione (in crescita rispetto al 35% di febbraio) che descrive un aumento e solo il 18% (il 17% in precedenza) una riduzione. Nel restante 43% dei casi è invece indicata stabilità.
Nel dettaglio lecchese circa un terzo del campione (31%) esprime un aumento degli ordini come a febbraio, contro il 20% che evidenzia una diminuzione dei livelli. Il 49% segnala un mantenimento rispetto ai dati di marzo.
“Gli ordini provenienti dall’estero continuano a mostrare le performance migliori, sostenendo le vendite delle imprese del territorio – afferma il direttore di Confindustria Lecco, Giulio Sirtori. Alla luce di questa considerazione è quindi ancora più importante il ruolo del servizio Business Point che abbiamo attivato proprio a sostegno dell’internazionalizzazione delle nostre imprese”. Secondo i dati rilevati, infatti, il 37% delle imprese lecchesi indica una crescita, il 45% stabilità mentre solo il 18% indica un rallentamento delle esportazioni.
Sempre nella provincia di Lecco, la domanda nazionale rivela una dinamica più vivace rispetto ai mesi precedenti: il 58% conferma una stabilità dei livelli registrati a marzo ma cresce il divario tra chi esprime un aumento degli ordini (24%) e chi invece ritiene di subire una diminuzione (18%).
LA PRODUZIONE
A livello delle due province, anche sul fronte dell’attività produttiva i dati continuano a rivelare una stabilità, con indicatori in leggero aumento. Se, da un lato, il 58% delle imprese conferma i livelli di febbraio e il 28% rivela un aumento, dall’altro, si riducono i casi di diminuzione della produzione che passano dal 16% al 14%. In media, per l’intero campione considerato, la percentuale di saturazione della capacità produttiva raggiunge quota 76%, in aumento rispetto al dato di febbraio del 69%.
Nella provincia di Lecco, sostenuta dalla domanda, la produzione registra un incremento. Se, da un lato, il 54% delle imprese esprime un mantenimento dei livelli, ben il 31% (in crescita rispetto al 25% di marzo) comunica un aumento dell’attività. Il 15% invece rivela una riduzione. Complessivamente considerata, la percentuale di utilizzo degli impianti produttivi si attesta a quota 76%, in aumento rispetto a quanto rilevato nell’indagine di febbraio (73%).
LE PREVISIONI
Nelle previsioni per le prossime settimane, il giudizio predominante delle imprese dei due territori è la stabilità, indicata nel 61% dai casi. Il 28% delle imprese si aspetta ordini in crescita mentre solo l’11% teme una possibile riduzione. Nella prima edizione dell’indagine rapida le previsioni di aumento e riduzione si erano attestate invece a 31% e 6%, esprimendo una maggior fiducia. In termini di orizzonte temporale di visibilità si riconferma il quadro già delineato a febbraio: il 58% del campione segnala una limitata visibilità, mentre per un terzo delle aziende le previsioni coprono alcuni mesi. I casi di aspettative superiori ad un quadrimestre interessano solo 8 imprese su 100.
Per quanto riguarda il campione lecchese, le dinamiche positive sinora descritte paiono confermate anche dalle previsioni delle imprese per le prossime settimane: il 62% del campione attende stabilità, mentre le aziende che prevedono una crescita (oltre il 26%) superano quelle che prevedono una contrazione (12%).
Sostanzialmente stabili anche per il lecchese i giudizi circa l’orizzonte di visibilità che ricalcano quelli generali.
“È evidente che, con la riduzione dell’orizzonte temporale – commenta il Presidente Giovanni Maggi – il fattore tempo e la velocità di risposta sono sempre più asset indispensabili. Dalla loro le nostre aziende hanno certamente una flessibilità che in questo senso le rende competitive”.
LA SOLVIBILITA’
A livello generale, in controtendenza rispetto a quanto rilevato nella precedente edizione, l’esame della solvibilità dei clienti delle aziende aderenti all’indagine mostra segnali di miglioramento. Per il 67% la situazione è stabile,o non presenta situazioni di criticità, mentre risultano in diminuzione i casi di clienti in ritardo con i pagamenti (scesi dal 30% di febbraio al 22%).
“Anche nel lecchese – sottolinea il Direttore Giulio Sirtori – sul fronte degli insoluti i giudizi espressi dalle imprese delineano una condizione più favorevole. Risultano infatti in diminuzione i casi di insolvibilità, scesi dal 30% al 19%, mentre nel 68% la situazione è stabile e nel 13% in miglioramento”.
LE MATERIE PRIME
Le materie prime rappresentano la principale criticità rilevata nel corso dell’Indagine a livello delle due province e costituiscono un freno per la ripresa. In media, per tutte le categorie considerate (metalli, fibre e materie prime tessili, materie plastiche e chimiche, e altre), il 60% delle imprese rivela un incremento dei costi di approvvigionamento. Nel 65% dei casi, si è trattato di un incremento sino al 10% dei prezzi, mentre nel 28% la crescita è stata più evidente (tra il 10% e il 25% e superiore). Oltre ai metalli, particolarmente penalizzate sono risultate le materie prime tessili, le materie plastiche e i prodotti energetici.
“Nella provincia di Lecco, oltre il 58% del campione evidenzia un aumento dei prezzi che le imprese trasformatrici faticano a trasferire ai propri clienti – sottolinea Giovanni Maggi. Questo risulta un fattore penalizzante a maggior ragione per un sistema produttivo come il nostro dove la maggior parte delle imprese sono appunto trasformatrici”. Nel dettaglio, nel 70% dei casi di aumento il prezzo è cresciuto sino al 10% in più rispetto ai livelli di marzo. In aggiunta, per i metalli (ferrosi e non) e per le materie plastiche/chimiche l’approvvigionamento di alcune materie prime ha registrato aumenti sino al 25% rispetto ai prezzi di marzo”.
I RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO
A livello di analisi congiunta, ma lo stesso scenario si configura anche nel lecchese, le imprese continuano a indicare situazioni di generale stabilità nei rapporti con gli istituti di credito. Il 78% del campione rivela il permanere delle condizioni precedentemente praticate e solo il 3% condizioni migliori. Poco meno di un’impresa su 5, per contro, esprime l’applicazione di condizioni meno vantaggiose rispetto a quanto praticato in precedenza.
L’OCCUPAZIONE
Anche sul versante occupazionale, e sempre per le rilevazioni delle due provincie, i giudizi delineano una fase di stabilità, non disattendendo le previsioni già segnalate a febbraio. L’81% delle imprese rivela un mantenimento dei livelli, confermato ulteriormente dai giudizi di crescita (10%) e contrazione occupazionale (9%) che tendono a bilanciarsi.
Nella provincia di Lecco, l’andamento occupazionale conferma sostanzialmente il quadro generale positivo sinora descritto. Considerando il fenomeno occupazionale anche dal punto di vista della dinamica dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, a marzo 2011 il ricorso alla cassa integrazione ordinaria delle imprese di Confindustria Lecco, in termini di dipendenti mediamente coinvolti, si è ridotto del 58% rispetto ai livelli 2010, mentre l’utilizzo delle forme di CIGS, cassa in deroga e contratti di solidarietà risulta del 15% superiore al dato dello scorso anno. È opportuno specificare però che, nel corso del primo trimestre 2011, l’utilizzo di CIGS e forme assimilabili è diminuito del 10%, controbilanciando parzialmente l’incremento rispetto al 2010. Orientando il focus d’analisi ai dipendenti coinvolti “a zero ore”, il ricorso alla CIGO risulta del 76% inferiore ai livelli 2010 mentre le forme di CIGS, cassa in deroga e contratti di solidarietà sono cresciute del 11%.
“Le aspettative per i prossimi mesi si mantengono stazionarie e alimentano la fiducia degli imprenditori – commenta il direttore Giulio Sirtori. Dobbiamo tuttavia sottolineare, purtroppo, che rimangono alcune situazioni di particolare criticità, esacerbate ovviamente dalla crisi, che determinano queste rilevazioni ”.
I SETTORI MERCEOLOGICI
A livello generale, considerando i settori merceologici, è possibile distinguere tra le performance delle aziende metalmeccaniche e quelle degli altri settori. Per tutti prevale una sostanziale stabilità degli ordini, con una maggioranza di giudizi indicanti un aumento per le aziende di settori diversi dal metalmeccanico (34.1% contro il 26.7).
Un dato rilevante riguarda la domanda dall’estero, dove si nota una differenza per le aziende metalmeccaniche che, con il 27.8% di giudizi volti all’aumento, sono ben al di sotto della media generale (attestata al 39%) e lontane dalle aziende degli altri settori (58.1%).
Le aziende metalmeccaniche segnalano un’attività produttiva in aumento nel 32.8% dei casi, oltre dieci punti percentuali sopra il dato registrato dalle imprese degli altri settori(21.7%), e una saturazione degli impianti del 78.2% (71.8% per gli altri settori). Permane invece per tutti una stabilità rispetto la previsione della domanda.
Il 53.3% del campione delle aziende metalmeccaniche segnala giudizi di crescita nell’andamento dei prezzi delle materie prime, contro il 70% circa delle aziende degli altri settori. In questo caso va però sottolineato il fatto che le aziende metalmeccaniche avevano accusato un pesante aumento dei prezzi delle materie prime già nei mesi precedenti.
Le aziende degli altri settori presentano una situazione a livello occupazionale meno rassicurante rispetto al settore metalmeccanico (15.6% le previsioni tendenti al ribasso contro il 4.4% di crescita), in cui i giudizi volti al ribasso (16.1%) sono bilanciati per lo più da giudizi che esprimono una crescita (11.3%).
“Il territorio lecchese, fortemente caratterizzato dalla presenza di aziende del metalmeccanico – conclude il presidente Giovanni Maggi – rispecchia la situazione che si evince a livello dell’analisi congiunta. Uno scenario che ci fa ben sperare per il futuro, per il quale possiamo immaginare un recupero dei livelli pre-crisi non troppo lontano. Per questo stiamo pensando non solo a iniziative per agganciare la ripresa ma anche a progetti per favorire lo sviluppo nel medio-lungo periodo”.