L’export manifatturiero lecchese nel Regno Unito vale oltre 200 milioni di euro l’anno
Effetto Brexit: si teme per la tenuta del sistema import/export con la Gran Bretagna
LECCO – Quanto vale il mercato del Regno Unito per le Piccole Medie Imprese lecchesi?
Secondo l’ultima elaborazione dell’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia su dati Istat, nel primo semestre 2018 (ultimo dato disponibile), l’export manifatturiero lecchese verso in Regno Unito è stato pari a 105 milioni di euro, stabile rispetto al secondo semestre 2017 (105milioni).
A contribuire a questa cifra, con 44 milioni di euro nel 1° semestre 2018, le PMI con meno di 50 addetti.
L’incidenza dell’export manifatturiero verso il Regno Unito sull’export manifatturiero verso il Mondo a Lecco è pari al 4,5%: nel 1° semestre 2018 la nostra provincia ha esportato in tutto il globo per un valore di 2.302 milioni di euro.
Nello stesso periodo il dato lombardo raggiunge i 2.535 milioni di euro di esportazioni solo in UK (782 milioni il contributo delle MPMI) e 62.173 milioni se si considerano le esportazioni mondiali.
Il “Made in Lombardia” a più elevata concentrazione di MPMI più richiesto dai sudditi della Regina riguarda i prodotti alimentari, il tessile e l’abbigliamento, prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature), mobili e manufatti in legno.
Il commento del presidente di Confartigianato Riva
“La Lombardia e il nostro territorio lavorano da sempre in modo proficuo con il Regno Unito. I dati elaborati dal nostro Centro Studi dimostrano che, pur con qualche oscillazione, l’impegno si è sempre mantenuto costante (export in UK 2013 MPMI lecchesi 99 milioni, 93 milioni nel 2017, primo semestre 2018, 44 milioni; export manifatturiero lecchese in UK 225 milioni, 214 milioni nel 2017, 105 primo semestre 2018).
Con la decisione del Parlamento inglese che rigetta l’accordo di recesso negoziato del Regno Unito dall’Unione europea si apre una fase di grande incertezza nelle relazioni commerciali.
Una Brexit non ordinata potrebbe determinare un periodo di caos alle dogane, deprimendo inevitabilmente i flussi di import/export, portando con sé conseguenze pesanti per le nostre aziende, soprattutto quelle che negli anni hanno fatto registrare le migliori performance di esportazioni, come la moda, la pelle, l’occhialeria, la gioielleria, mentre altri problemi potrebbero verificarsi per le aziende importatrici, che dal Regno Unito fanno giungere in Italia soprattutto autoveicoli, medicinali e aeromobili.
Attendiamo di vedere cosa accadrà nei prossimi giorni, ma certamente questi continui colpi di scena non fanno che aumentare la tensione e l’ombra negativa che si sta pian piano stagliando sulla nostra economia”.