Industria lariana, indicatori stabili: tengono produzione e occupazione

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In uno scenario eterogeneo prevale la stabilità degli indicatori associati a domanda, produzione e fatturato, sia sul mercato domestico sia per quanto concerne l’export

L’utilizzo medio degli impianti è più elevato rispetto ai primi sei mesi dell’anno. Il quadro occupazionale si conferma in tenuta

LECCO – I dati dell’Osservatorio congiunturale rapido relativo al mese di ottobre, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, delineano un quadro principalmente caratterizzato dalla tenuta degli indicatori, sia per quanto concerne l’attività aziendale, sia in relazione all’occupazione. La domanda in Italia è segnalata in mantenimento sui livelli di settembre dal 40% del campione, in contrazione dal 32,9% e in aumento dal 27,1%.

Gli ordini esteri risultano in conservazione per oltre una realtà su due (52,4%), rallentano per il 27% e crescono per il 20,6%. L’attività produttiva è stabile per il 54,4% del campione, in espansione per il 23,5% e in diminuzione per il 22,1%.

L’esame della capacità produttiva mediamente impiegata indica un maggior utilizzo rispetto a quanto esaminato nelle precedenti edizioni degli Osservatori congiunturali.

Nell’ambito del campione sono presenti differenze nel tasso medio di utilizzo degli impianti e in generale si riscontra un maggior impiego per le aziende di medie dimensioni (80,2%) rispetto a quelle di dimensioni più ridotte (73,4% nel caso delle realtà fino a 50 occupati).

Considerando il comparto merceologico, è rilevabile un maggior ricorso agli impianti produttivi per le aziende metalmeccaniche e meccatroniche (77,1%) e degli altri settori (78,8%) rispetto a quelle tessili (69,2%).

L’indicatore associato al fatturato descrive uno scenario differenziato tra mercato domestico e export.

Rispetto ai livelli di settembre, le vendite in Italia sono stazionarie per circa tre aziende su dieci (31,4%); in caso di variazione, si registra un bilanciamento tra le indicazioni di aumento (34,3%) e quelle di rallentamento (34,3%).

Il fatturato oltre confine è invece principalmente orientato alla conservazione, come indicato dal 51,6% delle aziende; sono inoltre segnalati un incremento degli scambi dal 27,4% del campione e un calo dal restante 21%.

Le previsioni riguardo l’evoluzione del business nei mesi finali dell’anno restano prevalentemente orientate al mantenimento dei livelli, così come segnalato da oltre tre imprese su cinque (62,9%). In caso di variazione, le ipotesi di miglioramento (14,3%) sono meno diffuse rispetto a quelle di riduzione (22,9%).

Per quanto attiene all’orizzonte di visibilità sulla domanda, gli ordini in portafoglio consentono di pianificare l’attività per qualche settimana nel 39,4% dei casi, per due-tre mesi nel 46,5% e per un periodo superiore al trimestre nel restante 14,1% del campione.

Sul versante dell’approvvigionamento delle materie prime circa un’azienda su cinque (19,7%) segnala, in ottobre, un inasprimento dei listini praticati dai fornitori rispetto ai livelli registrati in settembre.

Le dinamiche legate al costo delle materie prime e delle forniture energetiche hanno determinato – o hanno iniziato a generare – impatti per circa una realtà su due (51,7%).

Tra le conseguenze sono indicati la necessità di riorganizzare parte del lavoro e dall’attività produttiva (12,7% del campione), il ridimensionamento o il posticipo di investimenti aziendali già pianificati (14,1%) e una contrazione dei margini di profitto (42,3%).

Contenute le segnalazioni degli effetti distorsivi legati alle inefficienze lungo le catene di fornitura: il 12,9% delle imprese aderenti all’Osservatorio indica un allungamento delle tempistiche di consegna delle materie prime e il 5,7% del campione segnala di avere ottenuto dai propri fornitori quantità di merci inferiori alle richieste.

Da sottolineare come nel mese di ottobre circa un terzo (32,4%) delle realtà del campione indichi di aver realizzato o di aver valutato la realizzazione di interventi volti al risparmio energetico, strategia che consente di recuperare efficienza e sopperire ai maggiori costi delle forniture.

I giudizi formulati dalle realtà dei tre territori riguardo al loro rapporto con gli Istituti di credito, valutati nello specifico sulla base delle condizioni praticate, sono diffusamente orientati alla stabilità nel mese di ottobre: per circa nove imprese su dieci (89,9%) i costi di accesso al credito non sono variati, per l’1,4% sono maggiormente favorevoli e per il restante 8,7% sono peggiorati.

Per quanto riguarda invece la liquidità aziendale, il 41,4% del campione segnala un quadro nella norma, il 35,7% indica soddisfazione e il 22,9% una situazione finanziaria migliorabile.

Lo scenario occupazionale è globalmente stabile: al mantenimento dei livelli segnalato da quasi nove realtà su dieci (88,7%), si affianca un’espansione per l’8,5% e una contrazione per il rimanente 2,5%.

Le aspettative per l’occupazione degli ultimi mesi del 2025 ricalcano sostanzialmente il quadro delineato per ottobre.

Come per l’Osservatorio rapido di marzo, è stato chiesto alle aziende di esprimere pareri qualitativi riguardo gli effetti provocati dalle dinamiche geo-politiche che, tra le diverse conseguenze, hanno incrementato l’incertezza già presente sui mercati.

In particolare, considerando il trimestre agosto-ottobre 2025 oltre un’azienda su quattro (27,9%) registra ostacoli all’export legati a dazi, barriere commerciali e tensioni geo-politiche. Ostacoli che hanno influito marginalmente sull’attività per il 25,9% del campione, in modo moderato per il 18,5% e in modo significativo per il 5,6%.

Valutando infine gli ambiti aziendali che hanno subito un peggioramento, il 47,3% del campione indica un calo dei volumi di export, il 18,2% la perdita di competitività sul mercato, il 12,7% difficoltà nelle relazioni con i clienti esteri, il 9,1% un inasprimento dei costi di logistica, il 7,3% un aggravio dei costi di produzione e il 5,5% un allungamento dei tempi di consegna.

La domanda nel mese di ottobre è caratterizzata da giudizi eterogenei da cui emerge una stabilità prevalente, sia per quanto riguarda gli ordini sul mercato domestico, sia per quanto concerne l’export. Gli ordinativi interni sono considerati stabili da due realtà su cinque (40,0%), in crescita dal 27,1% e in diminuzione dal 32,9%.

La domanda estera resta sui livelli di settembre per oltre un’azienda su due (52,4%), è in espansione per il 20,6% del campione e in calo per il rimanente 27%.

L’indicatore associato alla produzione segue sostanzialmente quanto registrato per gli ordini e mostra una prevalenza di indicazioni di stabilità (54,4%). In caso di variazione, si riscontra un sostanziale bilanciamento tra incremento (23,5%) e riduzione (22,1%).

Il tasso di impiego medio degli impianti in ottobre si attesta al 76,1%, dato di circa due punti percentuali e mezzo superiore a quanto esaminato nell’ambito dell’Osservatorio per il mese di marzo (73,5%) e più favorevole rispetto alla capacità mediamente indicata della realtà dei tre territori per il primo semestre dell’anno (65,6%).

La capacità produttiva rivela differenze all’interno del campione sia classificando le aziende in base alla dimensione, sia suddividendole a seconda dei comparti merceologici di appartenenza. Le aziende con oltre 50 occupati evidenziano un impiego dell’80,2%, superiore a quello mediamente riscontrato per il campione delle realtà di dimensioni più ridotte (73,4%).

Per quanto concerne invece l’attività realizzata, si registra un tasso medio del 77,1% per le imprese metalmeccaniche, del 69,2% per quelle tessili e, infine, del 78,8% per le realtà afferenti agli altri settori.

Le vendite delle aziende lecchesi, sondriesi e comasche riportano un quadro principalmente improntato alla stabilità per quanto riguarda il fatturato estero, affiancato da una situazione maggiormente eterogenea a livello italiano.

Il fatturato domestico è stabile sui livelli di settembre per il 31,4% del campione, mentre le indicazioni di aumento e riduzione si bilanciano (in entrambi i casi al 34,3%), rendendo stazionario lo scenario complessivo.

Le vendite oltre confine sono in mantenimento rispetto al mese precedente per oltre un’azienda su due (51,6%), in crescita per il 27,4% del campione e in calo per il restante 21%.

Sul fronte delle previsioni riguardo l’andamento degli affari negli ultimi due mesi del 2025, è nuovamente riscontrabile una prevalenza di aspettative di mantenimento, così come indicato dal 62,9% del campione.

In caso di ipotesi di variazione, risultano maggiormente diffuse le segnalazioni di diminuzione (22,8%) rispetto a quelle di crescita (14,3%).

Esaminando il giudizio espresso per l’orizzonte temporale di visibilità sulla domanda, gli ordini in portafoglio consentono una pianificazione di alcune settimane (inferiori ad un mese) per il 39,4% del campione, di qualche mese per il 46,5% e di un intervallo di tempo superiore al trimestre per il rimanente 14,1%.

Nel rapporto tra le imprese dei tre territori e gli Istituti di credito si registra, in ottobre rispetto a settembre, un diffuso mantenimento delle condizioni praticate: l’89,9% del campione non indica infatti variazioni rispetto ai costi di accesso al credito o alla disponibilità degli Istituti bancari a concederlo. In caso di modifiche dello scenario, si riscontra tuttavia una maggior incidenza delle indicazioni di peggioramento (8,7%) rispetto a quelle di miglioramento (1,4%).

Per quanto concerne il giudizio formulato riguardo la situazione finanziaria, oltre quattro aziende su dieci (41,4%) comunicano un quadro nella norma, il 35,7% risulta soddisfatto della propria liquidità e il rimanente 22,9% la ritiene migliorabile.

I pareri qualitativi formulati riguardo all’andamento dell’occupazione nel mese di ottobre tracciano un quadro di prevalente conservazione dei livelli a fianco del quale è riscontrabile anche un’indicazione di espansione.

Quasi nove imprese lecchesi, sondriesi e comasche su dieci (88,7%) segnalano un mantenimento degli organici rispetto a settembre, l’8,5% del campione comunica una crescita e il restante 2,8% una riduzione.

Le aspettative occupazionali per gli ultimi mesi del 2025 tracciano un quadro sovrapponibile a quanto descritto per ottobre; a fianco del 91,4% di aziende che indica la stabilità, il 5,7% ipotizza un’espansione mentre il rimanente 2,9% prevede una diminuzione.