MANDELLO – Le dolci note di un pianoforte digitale e, al centro del locale, la bara con le spoglie di Alfredo Bini. Sul tavolo, mazzi di fiori multicolori. Dentro e fuori la sala civica di via Dante tanta gente. Molti amici, colleghi, allievi di ieri e di oggi del geologo e docente universitario stroncato giovedì 30 aprile a Milano da un attacco cardiaco.
Tanta gente e numerosi insegnanti, che hanno voluto esprimere la loro personale vicinanza e, idealmente, quella del mondo della scuola alla professoressa Luisa Zuccoli, moglie di Bini e dirigente dell’Istituto comprensivo “Alessandro Volta” di Mandello.
Un commiato laico, sabato 2 maggio, come da suo desiderio. E una cerimonia con tante lacrime ma anche con molti sorrisi, perché i ricordi piacevoli e appunto felici di significativi momenti vissuti in famiglia o in università o sui luoghi di lavoro e di ricerca si sono intrecciati nelle significative testimonianze ascoltate durante il rito civile.
E tra un ricordo e l’altro, mentre sullo schermo scorrevano belle fotografie di paesaggi e di volti scattate nel corso degli anni dallo stesso Bini, una serie di citazioni tratte da vari testi “che lui ha particolarmente amato” e la lettura di poesie, alcune scritte proprio da Alfredo.
E’ stata Luisa Zuccoli, come detto sua compagna nella vita di ogni giorno, la prima a leggere una poesia sulla vita scritta da Costantino Kavafis. “Si intitola Itaca – ha detto – e descrive perfettamente il modo in cui noi andavamo in vacanza”.
“Quando ti metterai in viaggio per Itaca – così inizia la composizione – devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze”.
Poi il suo ricordo personale del marito. “Alfredo era una persona senza se e senza ma – ha affermato – apparentemente spigolosa ma tutta poesia, tutte stelle da guardare nella notte”.
“Aveva vizi e virtù madornali – ha aggiunto – ma senza difetti. Ha letto e scritto moltissimo e l’altra sua caratteristica era il “sentire”. Tutto ciò che entrava in lui, veniva rielaborato. E’ stato una dolcezza assoluta”.
Subito dopo a prendere la parola è stato Andrea, con Vincenzo e Serena uno dei tre figli del professor Bini. “Ciao papà – ha detto – avrei preferito suonare anziché parlare e un giorno avrei voluto farti ascoltare un brano. Ti dico grazie per i doni preziosi che mi hai lasciato, che ora fanno parte di me. E penso alla gioia di quando, bambino, ti vedevo tornare di ritorno dal lavoro”.
Poi un ultimo commosso pensiero: “A modo nostro ci volevamo bene. Spero lo sapessi anche tu…”.
“Condividevo con Alfredo l’essere ateo – ha testimoniato Paolo, suo cognato – ma in lui vi era una continua ricerca del sapere”. E Anna, a nome di tutte le sorelle e i fratelli Zuccoli, ha detto: “Sei insostituibile e ti promettiamo che noi, pur se inadeguati, sosterremo ora Luisa, che tu hai reso veramente felice e questo, credici, conta molto per tutti noi”.
Ha poi parlato Virginia Mandracchia, presidente del Gruppo Grotte Milano della Sem, sodalizio che lo stesso geologo e speleologo mandellese aveva presieduto. “Non pensavo che uno dei miei compiti sarebbe stato quello di augurarti un viaggio sereno”, ha premesso. Per poi aggiungere: “Sei stato una pietra miliare del nostro gruppo, uno scienziato e un esploratore e la speleologia ti deve molto. Sei stato un professore meraviglioso e hai saputo dare molto a tutti noi. Mi facevi anche tante critiche, ma sempre positive. Sappi che le aspetto anche oggi”.
Rivolta a Luisa Zuccoli, la moglie di un collega di Bini ha affermato: “Continuo a pensare a te e vi rivedo insieme. Non devi avere recriminazioni, perché con te al suo fianco Alfredo ha vissuto un amore intenso e molto forte”.
Simpatico anche il ricordo di un collega e amico del docente mandellese. “Lui era già laureato in medicina – ha spiegato – ma volle prendere anche la laurea in geologia. E in questa materia era una tra le persone più competenti in Italia che ora lascia a tutti noi, in particolare ai giovani che lui ha educato, un’eredità importante: l’eredità del sapere, ma anche un’eredità di affetti, di simpatia e di forte personalità”.
“Ti ho visto pochi giorni fa ai Mulini – ha affermato Serena, amica e testimone di nozze dei coniugi Bini, sempre rivolgendosi idealmente ad Alfredo – dopo averti conosciuto vent’anni fa. Fumavi sigarette puzzolenti, dicevi parolacce ed eri brusco, perciò ti chiamavo “il mostro”. Tu invece mi chiamavi “disperazione”, oppure Serenaccia. E mi dicevi che con me i professori avevano perso tempo…”.
“Ho visto il legame fortissimo che c’era fra te e Luisa – ha concluso – e so che insieme avete vissuto quel vostro stesso legame con profonda consapevolezza”.
Toccante anche la testimonianza di Ernesto, “Chopper” per gli amici: “Avevo scritto una poesia per me – ha detto – e quando ho saputo di Alfredo sono andato a riprenderla. Si intitola Quando morirò, ma non ero del tutto soddisfatto, così l’altra notte ne ho composta un’altra. La morte non viene su appuntamento, ama improvvisare…”
“Con lui c’era un’affinità impalpabile – ha affermato Guido, compagno di lavoro di Alfredo Bini “nello stesso corridoio” – che forse ho capito tardi. E so che i suoi studenti lavoravano con lui per il piacere di stargli accanto”.
“Faccio questo mestiere per colpa di Alfredo – ha detto Walter, un altro amico e collega del compianto geologo – ma oggi posso dirgli soltanto grazie”.
A ricordare il professor Bini sono stati anche, uno dopo l’altro, una biologa comasca, un’altra sua ex allieva (“Mi prendeva in giro – ha detto Morena – perché non sapevo leggere le carte topografiche”) e Carla. “Sei stato un maestro e un amico – ha affermato quest’ultima – e hai costruito un pezzo di questa scienza. Sei stato un maestro anche nel modo di porti. Eri sempre disponibile e volevi esserlo, a costo di interromperti anche più volte durante il tuo lavoro”.
Luisa Zuccoli ha quindi letto un’ultima poesia scritta dal marito: “Amami soprattutto quando soffia il vento perché gli somiglio…”. “E il suo desiderio – ha detto la moglie – era che le sue ceneri venissero disperse in Cresta di Piancaformia, in un giorno di vento”.
Un lungo applauso, mentre la nipote Caterina intonava altre dolci note al pianoforte digitale. Altre lacrime, ma anche altri sorrisi. Nel ricordo di Alfredo Bini.