“Ricostruire guardando all’esperienza del passato” sono le parole del segretario generale della Fiom Maurizio Landini, ma è un messaggio dominante nei discorsi davanti alla bara di Pio Galli per l’ultimo saluto della città di Lecco ma non solo a questo che è stato un grande protagonista del panorama sindacale e si è trovato ai vertici della Fiom negli anni in cui l’apice delle conquiste era stato toccato ed iniziava un processo di erosione determinato dal cambiamento strutturale delle relazioni lavorative.
Mentre era in corso l’ultimo saluto a Pio Galli, Confindustria diramava i dati della recessione e annunciava che la crisi si mangerà 8oomila posti di lavoro. E così quello che raccontano del vecchio sindacalista i compagni diventa incredibilmente attuale. “Avrebbe votato l’accordo con Fiat, non perché non cogliesse la cancellazione dei diritti conquistati, ma perché i lavoratori attualemte divisi, pur avendo ragione, rischiano di rimanere indietro“, ha spiegato un altro ex segretario nazionale della Fiom Tino Magni. E Galli dell’andare avanti ne sapeva qualcosa, aveva spinto per l’unione sindacale, per l’internazionalizzaione e l’apertura degli orizzonti, era rimasto focalizzato sui diritti dei lavoratori. Spesso si era trovato nella situazione di essere in grado di percepire il futuro, quando ancora gli altri non lo vedevano o non lo volevano guardare. E così le sue intuizioni spesso erano avversate dalla Cgil e dal Pci, come nel ’56 la difesa dei morti di Ungheria.
“Sostenuto dalla moglie Ambrogia aveva infuso nell’attività politica e sindacale la sicurezza che ritrovava in famiglia. Cioò gli aveva dato la forza di rimanere fermo nelle sueposizione a favore di tutti i colleghi e farsi licenziare dal Caleotto con famiglia e figli a carico” ha continuato Magni.
Seduta in prima fila al lato dei parenti Susanna Camusso segretaria nazionale della CGIL, che nel momento in cui ha preso il microfono ha ricordato che Galli apparteneva a una generazione diversa che era riuscita a portare le lotte sindacali al traguardo massimo di diritti negli anni 70, figure la cui esperienza e concretezza costituiscono oggi un riferimento per il sindacato alla ricerca di una diversa definizione.
Il sindaco Brivio ha portato il saluto della città di Lecco ricordando la medaglia d’oro al valor civile data a Pio Galli da un Comune che allora era guidato da un sindaco leghista, Bodega.
La nipote Monika ha poi dato, in un breve intervento, il ritratto non più intimo del nonnno ma forse quello che meglio ha fatto capire ai presenti come la famiglia Galli abbia interpretato l’impegno sociale del patriarca e lo abbia sostenuto.
Non una fiumana di gente si è presentata per l’addio di questo vecchio, uno degli ultimi partigiani ancora viventi, piuttosto persone i cui volti raccontavano di un lutto vero e sentito. Così sparsi tra la gente, senza occupare i posti più in vista c’erano Pino Galbani sopravissuto al campo di sterminio di Mauthausen e politici di oggi come la deputata Lucia Condurelli, il consigliere regionale Carlo Spreafico e altri locali e quelli di ieri come Antonio Pizzinato segretario generale della CGIL e Ottaviano Del Turco segretario generale aggiunto negli anni Ottanta.
>SOTTO L’intervista ad Antonio Pizzinato su come il sindacato possa tornare a rappresentare il mondo produttivo guardando all’esperienza maturata negli anni in cui nacque lo statuto dei lavoratori.
Insomma