Sospensioni corporali, un altro approccio alla gravità. Intervista a Bruno Valsecchi

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Bruno Valsecchi nel suo studio a Oggiono vicino ai suoi primi ganci

OGGIONO – Si chiamano “body suspension”, in italiano sospensioni corporali: una pratica di origini antichissime, che consiste nell’appendersi, letteralmente, tramite ganci ‘inseriti’ nella pelle in punti diversi del corpo.

Per i più un rituale estremo, erroneamente definito ‘la nuova frontiera del body piercing.’ A sgombrare il campo da dubbi e fraintendimenti è Bruno Valsecchi, presidente dell’Associazione Piercer Tatuatori Professionisti Italiani, co-titolare della nota attività Ghirigori Family di Oggiono e fondatore del primo gruppo di sospensioni in Italia. Da 14 anni Valsecchi organizza con l’APTPI il Suscon Italia, l’evento dedicato proprio alla pratica delle sospensioni: l’ultimo si è svolto lo scorso maggio al Rifugio Carlo Porta ai Resinelli e ha visto circa 45 partecipanti.

Un esempio di sospensione dinamica

Ma da dove derivano le sospensioni corporali? Cosa spinge le persone a forarsi petto, schiena, pancia e gambe per poi farsi sollevare in aria?

“Niente di nuovo – ci assicura Valsecchi, che pratica sospensioni corporali dal 2003 – questa procedura era ed è utilizzata da diverse culture antiche e, come molte altre, aveva una valenza religiosa e rituale. Da noi si usa portare le statue in processione, in India, Sri Lanka, Thailandia, per citare qualche Stato, si praticano le sospensioni corporali. Ancora oggi durante le cerimonie religiose, mi viene in mente il Festival Vegetariano di Phuket, vengono selezionati dei volontari che compiendo questo gesto si offrono simbolicamente alla divinità. Negli anni queste pratiche sono state portate in giro per il mondo ma se dobbiamo individuare un ‘padre’ delle sospensioni così come le conosciamo oggi in occidente, quello è Fakir Musafar”.

Bruno Valsecchi con Fakir Musafar

Nato nel 1930 negli Stati Uniti e cresciuto nei pressi di una riserva di indiani Lakota, Fakir Musafar è stato riconosciuto come il padre del body piercing moderno e della body modification. “Fakir era cresciuto osservando i giovani indiani e i loro rituali – ha spiegato Valsecchi – si è incuriosito e ha iniziato a sperimentare con il proprio corpo, effettuando anche sospensioni corporali, sempre in chiave rituale. Ho avuto il piacere ma soprattutto l’onore di avere Fakir Musafar ospite qui a Oggiono due anni fa, è stato mio mentore. Una persona con una consapevolezza del sé notevole, che mi ha insegnato molto” ha ricordato Valsecchi. Musafar è scomparso ad agosto di quest’anno, all’età di 88 anni, sconfitto dal tumore contro cui lottava da tempo.

“E’ stato  uno dei protagonisti della rivoluzione sessuale, politica, culturale e artistica degli anni ‘60 a San Francisco, che ebbe centro in Castro Street – ha continuato Valsecchi – Fakir Musafar era l’uomo giusto al momento giusto, se non ci fosse stato lui saremmo arrivati molto dopo al piercing come lo conosciamo oggi, alle sospensioni e alla body modification. La sua è una storia davvero lunga e affascinante. Due anni fa quando finalmente sono riuscito a convincerlo a venirmi a trovare insieme alla moglie, ha accettato di partecipare al nostro raduno di sospensioni, Suscon appunto, a Tirrenia. E’ stato semplicemente incredibile – ha ricordato – eravamo una ottantina di persone, ospiti in un residence che un tempo era una colonia fascista. Fakir e sua moglie ci hanno guidati nel rituale, che è terminato in spiaggia, la sera, in riva al mare. Sensazioni incredibili e indimenticabili”.

L’esperienza è racchiusa in poco più di 5 minuti di video che Bruno ha condiviso con noi. Al termine le domande sorgono spontanee, lui quasi ci anticipa: “Vi chiederete: perché? Ma non fa male? Cosa spinge le persone ad appendersi in questo modo? Domande lecite a cui però non posso dare una risposta univoca, se non condividere la mia personale esperienza”.

“Ho fatto la mia prima sospensione nel 2003 – ci dice, mostrandoci i suoi primi ganci, appesi al muro vicino al suo studio – per curiosità. Ho fatto tante esperienze, sport estremi, riti orientali. Anni fa, in seguito alla morte di mia madre, ho avuto una grave crisi religiosa, che mi ha spinto a intraprendere la ricerca del mio io interiore. Ho iniziato a vedere la persona divisa in tre ‘situazioni’: il corpo organico, l’aspetto razionale e quello emotivo. In linea di massima questa ricerca mi ha portato a credere non nella felicità come condizione ottimale dell’esistenza, ma nella serenità e, per essere sereni, bisogna capire quando hai bisogno di una valvola di sfogo. Le sospensioni per me, semplificando, sono questo, una valvola di sfogo. Non è una cosa che faccio spesso, più che altro io facilito e formo le persone che praticano sospensioni, insegno a forare nei punti giusti, come motivare chi deve sospendersi, il tutto attraverso il nostro gruppo che durante i Suscon offre diversi momenti formativi con l’ausilio di professionisti, tra cui medici”.

“Tornando alle sospensioni – continua Bruno – quando ho provato per la prima volta ho capito l’appeal che la cosa aveva su di me ed è diventata un’esperienza catartica. Anche solo pochi minuti di sospensione dinamica, assicuro, aiutano a ‘svuotarsi’ di tutta la negatività e lo stress. Per me è come prendere a bastonate un sacco di sabbia fino a non riuscire più a sollevare le braccia, dà un esaurimento fisico importante, soprattutto quando effettuo sospensioni dinamiche. Durante la sospensione vengono prodotte endorfina e dopamina, un mix che fa stare bene, ma non nel senso di sballo, proprio a livello di benessere mentale che allontana tutto. Prima di appenderti c’è l’ansia, poi una volta che sei sollevato il rilascio di dopamina è quasi immediato, il sistema nervoso blocca la sensazione di dolore, ti sembra di essere in un’altra dimensione, diversa. E lì, in quel contesto, ti rendi conto che il tuo corpo organico è solo un involucro”.

Un’esempio di sospensione-installazione artistica

Un’esperienza che Bruno e il suo gruppo di sospensioni portano da tempo in tutto il mondo: “Facciamo giornate formative in diversi paesi europei e non – ha spiegato – spesso per i Suscon o comunque eventi dedicati alle sospensioni realizziamo anche installazioni artistiche”. Ci mostra qualche foto, oramai riusciamo a guardare senza impressionarci: alcune pose sono davvero bellissime, anche grazie ai genuini sorrisi dei ‘sospesi’: “Sembrano a loro agio!” commentiamo stupiti. “Superato il momento di dover staccare i piedi da terra è incredibile – ha sorriso Bruno – ma questa è la mia esperienza. Vi ho raccontato cosa rappresentano per me – ha concluso – ognuno le interpreta a piacere”. E chi volesse provare? “Dovrà aspettare il prossimo evento, in programma per febbraio!”.