Venerdì i presidi di protesta all’esterno degli ospedali di Lecco, Merate e Bellano
“Operatori allo stremo per la carenza di personale. La politica e la cittadinanza sia al loro fianco”
LECCO – Uno sciopero simbolico, con un presidio all’esterno delle tre strutture ospedaliere della provincia, per raccontare una gestione della sanità pubblica che, per i sindacati, starebbe creando forti ripercussioni sui lavoratori ed anche sul cittadino che deve usufruirne: la mobilitazione sindacale, la seconda in due anni, sarà messa in atto venerdì agli ingressi degli ospedali di Lecco, Merate e Bellano.
Uno sciopero di due ore (dalle 8 alle 10) durante le quali saranno comunque garantiti i servizi essenziali perché, sottolineano i rappresentanti dei lavoratori, “lo sciopero non vuole arrecare danno all’utenza ma difendere una sanità che è di tutti”.
La carenza di personale nell’azienda ospedaliera di Lecco è il principale problema denunciato dalle sigle del pubblico impiego di Cgil Csil e Uil. Una sofferenza dell’organico che l’emergenza Covid avrebbe messo ancor più a nudo: 135 mila ore di riposo da recuperare, 41 mila giornate di ferie arretrate solo nel 2020 e 850 operatori sanitari che hanno contratto il Covid durante i mesi più duri dell’emergenza.
“Numeri che danno l’idea della profonda difficoltà in cui versa l’ASST di Lecco – spiega Catello Tramparulo della FP Cgil – è una delle aziende più grandi del territorio, conta 3 mila dipendenti, e non ha una graduatoria di personale infermieristico e Oss da cui attingere per provvedere a nuove assunzioni. Eppure mai come oggi il tema del personale è centrale. Gli operatori nei reparti sono esausti”.
Personale stremato nel fisico e nella mente
“Ormai da 12 mesi lavorano senza sosta e come palombari, per le protezioni che utilizzano nei reparti Covid e al pronto soccorso – aggiunge Massimo Coppia della Uil – c’è chi, addirittura, entra in servizio con il pannolone per provvedere in questo modo ai propri bisogni senza doversi allontanare dal reparto. A causa delle tute protettive indossate per lunghi periodi c’è chi sta perdendo i capelli e chi si è visto spuntare delle macchie sulla pelle”.
“E’ anche un’emergenza psicologica – prosegue il sindacalista della Uil – ci sono sanitari che per un lungo periodo non hanno potuto abbracciare i propri cari, chi ha deciso di fermarsi in ospedale per evitare contatti. Dal 2017 chiediamo che venga attivato lo sportello Stress Correlato che, però, ancora manca”.
Per Giuseppe Leone della Cisl FP “a distanza di un anno, non è possibile parlare ancora di una situazione di emergenza. E’ necessario dare risposte ai lavoratori riguardo le loro ferie e il loro riposo. Perché solo nelle giuste condizioni fisiche e morali possono dare di più”.
Il minimo non basta
La direzione ospedaliera, negli incontri davanti al Prefetto in cui si è tentata invano la riconciliazione tra le parti, aveva già replicato di aver rispettato i minimi di organico previsti dalla legge. “Quei requisiti sono stabiliti da una norma del 1988 – ha sottolineato Coppia – da tempo evidenziamo che non sono sufficienti”
“In cucina si dice ‘sale quanto basta’ – ha aggiunto Leone della Cisl – e anche nella sanità deve valere lo stesso, ne va dei lavoratori ma anche dei servizi che si erogano. Una dimostrazione di questa necessità è proprio lo sciopero di venerdì al quale molti dei lavoratori non potranno partecipare perché precettati, ovvero senza di loro non potrebbero essere garantiti i servizi minimi dell’ospedale”.
Lecco rischia di diventare un ospedale di passaggio
“Lo abbiamo detto anche al sindaco di Lecco, l’ospedale Manzoni rischia di diventare un ospedale di passaggio – ha spiegato Tramparulo della Cgil – se il personale non viene valorizzato, se non applichi politiche di conciliazione lavoro-famiglia, se fatichi a concedere part time alle mamme, se la busta paga di un medico pesa di più a Milano, spingi il personale a chiedere la mobilità e sposarsi altrove. Abbiamo centinaia di richieste in uscita”.
A questo, denunciano i sindacati, si aggiunge il problema di un sistema di sanità territoriale che è passato in secondo piano durante l’emergenza Covid, riversando tutto il peso sugli ospedali. “E’ il tradimento della riforma sanitaria” sottolinea Coppia della Uil.
Il tutto rischia di avvantaggiare ancora una volta il privato che in Lombardia ha un peso decisamente più marcato in ambito sanitario rispetto ad altre regioni. Infine c’è la situazione del Mandic di Merate “che non chiuderà, ma che rischia di restare un contenitore vuoto”.
Il silenzio della politica
I sindacati sottolineano l’importanza della loro iniziativa: “Chiediamo alla cittadinanza e alla politica di sfilare con noi, per il diritto di tutti alla salute” spiegano, denunciando come, fino ad oggi, la sanità sia rimasta fuori dai dibattiti delle istituzioni locali.
“La politica è rimasta silente ma ha delle dirette responsabilità, si dia una mossa a partire dai sindaci – esorta Tramparulo – si apra un tavolo di confronto”.