COMO – Prosegue incessante l’impegno della Guardia di Finanza di Como, volto alla tutela della collettività e della legalità economico-finanziaria nonché alla prevenzione e repressione delle violazioni in materia di “lavoro sommerso”. Le Fiamme Gialle lariane, nei giorni scorsi, hanno scoperto 14 lavoratori impiegati in “nero” e 11 lavoratori irregolari.
I Finanzieri del Gruppo Como, accedendo presso due ristoranti nel comune di Fino
Mornasco (CO), hanno scoperto 7 lavoratori in “nero” (3 di nazionalità italiana, 1 albanese, 1 salvadoregno, 1 libanese e 1 ghanese). Inoltre, nel comune di Como, in un
autolavaggio, sono stati scoperti 2 lavoratori in “nero” di nazionalità italiana e 5
lavoratori irregolari (3 di nazionalità italiana e 2 dello Sri Lanka), mentre in altre 2 attività di ristorazione i Finanzieri hanno scoperto 2 lavoratori in “nero” (1 di nazionalità turca e l’altro svizzero) e 3 lavoratori irregolari di nazionalità italiana. Nei confronti degli esercizi, è stata richiesta la sospensione dell’attività in quanto, nel giorno dell’intervento, i lavoratori in nero accertati superavano la soglia del 10% della totalità dei lavoratori impiegati.
In altri contesti operativi, i Finanzieri della Compagnia di Erba hanno scoperto, nel comune di Cantù (CO), in un autolavaggio, 3 lavoratori irregolari (2 di nazionalità pakistana e 1 gambiana) mentre in 3 bar della stessa città sono stati scoperti 3 lavoratori in “nero” di nazionalità italiana. Per due di tali esercizi, è stata richiesta la sospensione dell’attività in quanto, nel giorno dell’intervento, i lavoratori in nero accertati superavano la soglia del 10% della totalità dei lavoratori impiegati.
L’attività delle Fiamme Gialle s’inquadra, in particolare, in due dei principali obiettivi perseguiti dal Corpo: arginare la diffusione dell’illegalità e dell’abusivismo nel sistema economico, a tutela delle imprese e dei professionisti che operano nella piena e completa osservanza della legge e tutelare proprio la parte più debole in un rapporto di lavoro, ovvero i lavoratori. Questi ultimi, infatti, lavorando in “nero” o in maniera irregolare, non vedono riconosciuta alcuna copertura previdenziale e assicurativa, con gravissime conseguenze sia sulle legittime aspettative di maturazione dei requisiti pensionistici, sia sulle garanzie in tema di infortuni sul lavoro.