Successo per la serata dedicata al Gerenzone e alle “radici di ferro” di Lecco

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pubblico gerenzone

Fa il pienone il docufilm di Sofia Ceppi Badoni proiettato per il ciclo “Archivi per Lecco” in collaborazione con Officina Gerenzone

Un incontro partecipato ha messo in luce la necessità di preservare luoghi simbolo come la diga del Paradone e il Maglio della Panigada

LECCO – Lecco affonda le sue radici di ferro in un passato lontano, una lunga storia di fatiche, imprese, successi imprenditoriali che si sono avvicendati lungo le sponde del torrente Gerenzone, passando da Laorca, Rancio, San Giovanni e giù giù fino a Castello.

Da decenni la dottoressa Barbara Cattaneo ha studiato, censito, scritto (libri) per non dimenticare e soprattutto non perdere le origini di Lecco, senza mai, di fatto, trovare terreno fertile affinché enti e istituzioni iniziassero un vero lavoro di conservazione in chiave museale per preservare quel patrimonio di archeologia industriale unico al mondo.

Gli anni sono corsi via come l’acqua del Gerenzone sotto ai ponticelli che costellano la vallata, ma da qualche tempo a questa parte, grazie all’interesse e al lavoro di alcuni cittadini che si sono costituiti in un’associazione battezzata Officina Gerenzone, qualche “scintilla sotto la cenere” sembra palesarsi e la risposta dei lecchesi a ogni evento promosso e organizzato è sempre più forte.

relatori gerenzone
Da sinistra, Francesco d’Alessio, Barbara Cattaneo, Paolo Colombo e Pietro Dettamanti

La dimostrazione è arrivata anche ieri sera, quando la Sala Neogotica dell’Officina Badoni di Lecco non ha saputo contenere il pubblico che ha partecipato al secondo incontro del ciclo Archivi “per” Lecco, organizzato dall’Associazione Giuseppe Bovara – Archivi di Lecco e della Provincia in collaborazione con Officina Gerenzone. Serata durante la quale è stato proiettato uno splendido docufilm datato 1961 e girato da Sofia Ceppi Badoni lungo il corso del torrente Gerenzone.

Al tavolo dei relatori, Paolo Colombo, presidente dell’associazione Officina Gerenzone, Barbara Cattaneo e lo storico Francesco d’Alessio, mentre la serata è stata introdotta dal presidente degli Archivi di Lecco Pietro Dettamanti.

Dopo la visione del docufilm, i relatori hanno “fotografato” la situazione attuale di ciò che ancora c’è lungo il Gerenzone, quali iniziative sono state messe in atto e quali sono gli intenti per salvare ciò che resta, a cominciare dalla diga del Paradone, situata poco sotto Malavedo in località Bassiniana e più sotto, tra Rancio e Castello, il tentativo di preservare quanto insiste nel vecchio complesso denominato Maglio della Panigada, nel quale si concentrano oltre cinque secoli di storia industriale e manifatturiera della Vallata. Sito frutto del continuo rinnovo, adattamento e ampliamento dell’originaria folla da panni, poi convertita in fucina e in maglio da rame ed ora prossimo a una demolizione. Questo bene è stato candidato tra i “Luoghi del Cuore” del FAI e in soli dieci giorni ha raccolto più di 500 firme online, cui si aggiungono a oggi oltre 3000 cartacee.

pubblico gerenzone

Una serata partecipata, quella di ieri sera, che testimonia, in modo tangibile, da un lato l’interesse dei lecchesi, dall’altro quella “sete”, fors’anche quel bisogno di “conoscere” il proprio territorio, parola chiave (conoscere) sulla quale i relatori hanno posto l’attenzione, evidenziando come in passato, senza conoscenza, e ci si augura non in futuro, si siano fatte scelte avventate e dannosamente stravolgenti, che hanno portato alla cancellazione del passato ingegnoso, produttivo e imprenditoriale che andava gelosamente preservato. Radici di ferro grazie alle quali Lecco ha potuto crescere e svilupparsi fino ad arrivare ai giorni nostri.