Silea presenta il suo piano industriale: “Cambiamento, competenze e sostenibilità”
Il presidente: “Una società nuova, al passo coi tempi e punto di riferimento per i comuni”
LECCO – Cambiamento, competenze e sostenibilità: queste le tre parole chiave del piano industriale approvato ad unanimità lo scorso 18 marzo dall’assemblea dei soci di Silea, la società che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti sul territorio partecipata dai comuni della provincia.
Un piano che era già stato illustrato alle amministrazioni comunali nel dicembre scorso (qui l’articolo precedente) e che traccia il futuro prossimo dell’azienda con modalità nuove, importanti investimenti, ulteriori servizi e ambiziosi obiettivi.
“E’ il primo piano industriale dal nostro insediamento – ha ricordato il presidente Domenico Salvadore – Vogliamo guardare ad una società nuova, non perché chi ci ha preceduto non abbia fatto bene, al contrario, ma abbiamo bisogno oggi di una Silea che sia al passo con i tempi, che diventi sempre più un punto di riferimento per i Comuni suoi soci, che si potranno rivolgere a noi per ogni loro esigenza”.
In quest’ottica si inquadra l’ampliamento dei servizi, sancito dal recente cambio di statuto, che Silea saprà fornire ai suoi associati, non più solo la raccolta dei rifiuti e la pulizia delle strade, ma anche il taglio del verde, la manutenzione degli argini dei fiumi, la pulizia delle piazzole stradali e delle aree fiere.
Previsto un piano di investimenti di 21 milioni di euro che Silea destinerà in gran parte al rafforzamento dei propri impianti (18 mln) con l’intenzione di rafforzare la filiera dei rifiuti e con il principale intervento (10 mln) di ‘revamping’ del sito di Seruso a Verderio, che si occupa del recupero della plastica. Mentre per la raccolta del cartone si incentiveranno le collaborazioni con le cartiere sul territorio.
Altre risorse saranno investite sui servizi di raccolta (1,76 mln) con l’obiettivo di portare la raccolta differenziata in provincia di Lecco dall’attuale 71% all’80% in due anni. Importante sarà l’ampliamento dell’utilizzo del ‘sacco rosso’, già sperimentato nell’oggionese, ad altri comuni tra cui anche il capoluogo a partire da luglio.
L’azienda punterà ad una maggiore digitalizzazione (0,96 mln) dei processi e dei servizi, con la possibilità in futuro di fornire anche servizi di raccolta rifiuti ‘on demand’ (a pagamento) alle utenze che richiederanno un ulteriore ‘giro’.
Per quanto riguarda le competenze, Silea ha intenzione di incrementare il suo organico di altre 17 persone, la maggior parte figure tecniche e operative.
“Silea deve cambiare ora perché è nelle condizioni favorevoli per farlo – ha sottolineato il direttore Pietro D’Alema – E’ oggi il terzo operatore pubblico per importanza che si occupa dello smaltimento dei rifiuti in Lombardia. Vogliamo farla crescere, salvaguardando la sua struttura pubblica di società in house”.
Un fattore di preoccupazione è l’attuale contesto normativo, con una nuova autorità Arera e nuove regole sui rifiuti che se da una parte rappresentano un’opportunità, come l’assimilazione ai rifiuti urbani di alcuni rifiuti speciali che amplierebbe la possibilità di raccolta per Silea (per esempio dei cartoni prodotti dai supermercati) dall’altra rischiano di creare un problema come la possibilità per gli utenti non domestici, ovvero le attività economiche, di rivolgersi ad operatori diversi dal Comune, uscendo quindi dal circuito di Silea.
Riguardo al Teleriscaldamento, la trattativa con Varese Risorse è ancora in corso e dovrebbe concludersi nelle prossime settimane. “E’ bene ricordare che si tratta di un intervento a costo zero per i cittadini – ha sottolineato D’Alema – e interamente a carico dell’operatore che ha partecipato al bando”.
Il progetto dovrebbe portare ulteriori risorse a Silea dalla vendita del calore prodotto dall’inceneritore e anche (è oggetto di discussione tra le parti) dalla cessione del bio-metano prodotto dal sito di stoccaggio di Annone, oltre che dagli introiti legati alla quota di partecipazione di Silea (anch’essa legata alla trattativa in corso) alla neo società che si occuperà del servizio.
Nel 2032, alla scadenza dell’autorizzazione ambientale, se il forno dovesse chiudere si imporrà una riflessione sull’impianto di Valmadrera e sul suo destino. “Abbiamo davanti dieci anni ma se vogliamo riconvertire il sito – ha sottolineato il direttore – è bene iniziare a pensarci entro i prossimi quattro per farci trovare pronti”.