Mir Sada e Arci Spazio Condiviso in Serbia con un carico di scarpe
La testimonianza: “Storie terribili di fronte alle quali ci sentiamo impotenti”
LECCO – Due volontari di Mir Sada Lecco (Tino e Alberto) e due volontari del Circolo Arci Spazio Condiviso di Calolziocorte (Monica e Corrado) hanno visitato nei giorni scorsi la situazione dei migranti e profughi della rotta balcanica a Sid (Serbia) a 5 Km dal confine con la Croazia.
Il grande lavoro di No Name Kitchen
Un’attività condotta in stretta collaborazione con “No Name Kitchen” (NNK), l’associazione di volontari che sta seguendo da anni il dramma del viaggio della speranza di decine di migliaia di profughi (soprattutto afgani, siriani, nordafricani…) cercando di aiutarli in ogni modo. “NNK opera soprattutto con i migranti che sono meno ‘fortunati’ (si fa per dire) rispetto a quelli ospitati nei campi profughi lungo la rotta balcanica (dalla Turchia, alla Grecia, attraverso Montenegro, Serbia e Bosnia) per cercare di entrare nella fortezza Europa passando prima di tutto dalla Croazia – raccontano i quattro volontari lecchesi -. Sono i migranti respinti più volte soprattutto in territorio croato con una procedura illegale; sono i migranti a cui vengono tolte o tagliate le scarpe, spaccati i cellulari in modo che non riescano più a orientarsi e non possano più ricevere i soldi che le famiglie gli mandano e a cui vengono inflitte bastonate e altre violenze fisiche”.
Una macchina piena di scarpe
Di tutta questa brutalità NNK denuncia da anni i particolari con una nutrita documentazione e con report mensili (www.nonamekitchen.org/en/violence-reports): “Totalmente ignorati dai mezzi di informazione e dai giornali, specie italiani; salvo pochi rari servizi, articoli o reportage. Le nostre due associazioni erano già state sul posto, a Velika Kladusa, ultimo avamposto in Bosnia prima di cercare di entrare in Croazia. Lo scopo della visita a Sid era quello non solo di verificare sul posto quanto succedeva ma soprattutto di portare nei magazzini di NNK, per la distribuzione ai migranti, più di quasi 180 paia di scarpe solide e in ottimo stato che abbiamo raccolto nel magazzino del Circolo Arci Spazio Condiviso grazie soprattutto all’associazione ‘Mani di pace’ con Bruna e Tiziana in prima linea che hanno avuto una importante donazione da una ditta del Lecchese. Le scarpe, insieme agli indumenti pesanti, sacchi a pelo e tende sono vitali per i migranti della rotta balcanica. Chi va lì vede giovani con le ‘infradito’ a temperature sotto lo zero”.
Il passaggio del confine
I volontari sono riusciti a consegnare il carico dopo una notte di viaggio e una grande trepidazione al momento di passare le frontiere Slovenia/Croazia e Croazia/Serbia: “Non avremmo potuto perdonarci di vederci respinti dopo quasi mille chilometri fatti su una auto, guidata con esperienza da Tino e Alberto, piena all’inverosimile di scarpe. Purtroppo l’aumento della politica repressiva sui migranti, che il governo serbo ha iniziato, imitando quello croato, comporta controlli sempre più forti alla frontiera. Ne hanno fatto le spese alcuni volontari tedeschi il cui furgone con vestiti è stato respinto lo stesso giorno alla frontiera, come ci hanno raccontato i volontari di NNK a Sid”.
L’anima dei volontari
Le scarpe “lecchesi” hanno avuto maggior fortuna e sono arrivate a destinazione e alle 8.40 del mattino sono state immagazzinate nella “warehouse” di NNK a Sid, un grande edificio con magazzino dove una decina di volontari di NNK hanno base: “Sono giovanissime/i ragazze/i di tante nazionalità: spagnola, francese, argentina, russa, tedesca e italiana. Sono ragazzi eccezionali questi di NNK, che vivono in condizioni difficili e ogni giorno portano aiuto agli ultimi degli ultimi. Con loro e soprattutto con Adalberto, Berto, Gonzalo, Ayat e altre/i abbiamo passato una giornata intensa, fredda anche se per fortuna con un po’ di sole e senza pioggia. Loro ci hanno fornito la documentazione dell’ondata di repressione verso i migranti da parte della polizia serba, che ha avuto il suo culmine giusto pochi giorni fa (il 22 novembre) non solo a Sid ma anche in altre zone della Serbia”.
Storie terribili
Sono giovanissimi, 15, 16, 18 anni. Imran ha solo 15 anni, da un anno ha lasciato l’Afghanistan a piedi e non ha neppure una coperta. Gonzalo di NNK lo avvicina per mettersi d’accordo su come gli può fare avere vestiti più pesanti. Alcuni di loro (Mohamed, Nader, Alì Khan) ci hanno raccontato in italiano, arabo e pashtun la loro storia e anche come sono stati sgomberati brutalmente il 22 novembre scorso. Tutti dicono che continueranno a tentare, due, tre, cento volte e che niente e nessuno li fermerà.
Il senso di impotenza
“Prima di ripartire ci chiedono di non smettere di sostenerli con fondi e anche beni. Promettiamo che ci impegneremo a far conoscere la situazione, a fare iniziative pubbliche magari collegandoci con loro via skype. Monica ha registrato alcune interviste che serviranno anche per un progetto che gli studenti di un Istituto superiore di Lecco sta attuando. Ci sentiamo comunque impotenti quando riprendiamo a sera, col buio pesto e il freddo sempre più pungente, la strada per tornare. Al confine con la Croazia il poliziotto di frontiera ci guarda dentro la macchina. Se l’avesse fatto all’andata avremmo perso le scarpe. In quel momento nella testa di tutte/i ricompare quel cartello grande che è esposto a Sid nella sede di NNK ‘fuck the borders’ “.