Tra i tanti temi toccati anche quello del ponte di Paderno, chiuso dal 14 settembre
Il trasporto pubblico lombardo comparato a quello svizzero. Luccini: “Bisogna rendere attrattivi i nostri treni”
MERATE – “Abbiamo speso 25 milioni di euro negli ultimi 8 anni per la manutenzione di un ponte, quello di Paderno, che oggi è chiuso. E che quando riaprirà, visto che è vecchio e inadeguato, vedrà viaggiare i treni a 15 km all’ora. Chi, nel mondo politico, ci parla di sviluppo economico non ha pensato, in tutti questi anni, a un nuovo ponte. E non ha pensato che i nostri treni andranno, una volta riaperto il viadotto, alla stessa velocità di 60 anni fa”.
Si è parlato anche del ponte San Michele ieri sera, venerdì, in sala civica durante l’incontro promosso dal Movimento 5 stelle avente a tema infrastrutture e trasporti. A puntare l’indice contro la politica vecchio stampo è stato il consigliere regionale Dario Violi, candidato lo scorso anno al ruolo di governatore della Regione Lombardia per il Movimento 5 stelle.
“Infrastrutture e trasporti non si risolvono con un buco nella montagna”
Il suo intervento, appassionato e sentito, non poteva non toccare alcuni degli argomenti centrali del programma dei grillini. Come l’importanza della scelta di persone competenti e qualificate a capo di società erogatrici di servizi o la preferenza alle opere di manutenzione rispetto a quelle faraoniche e imponenti.
“Non siamo contro lo sviluppo, ma queste indicazioni ci sono state date anche da Confindustria. Spesso le aziende sono bloccate perché mancano minimi interventi di manutenzione sulle strade e non perché mancano le grandi opere. Parliamo di Pedementana e di Brebemi, ma poi chiude il San Michele. Non è con un buco nella montagna che si promuove lo sviluppo economico”.
Argomentazioni ribadite anche dal collega consigliere Raffaele Erba. “Qualche mese fa abbiamo incontrato Confindustria Lecco che ci ha consegnato un dossier. La maggior parte delle opere indicate erano di manutenzione. Bisogna partire da qui”. E, ha aggiunto Erba, da un rilancio del trasporto ferroviario che deve essere reso appetibile e competitivo rispetto al trasporto privato su gomma. “Dobbiamo trovare meccanismi premianti che incentivino il car sharing o il car pooling e dobbiamo offrire un servizio ferroviario all’altezza delle aspettative dei pendolari”.
Bisogna rendere attrattivo il trasporto pubblico
Un esempio virtuoso arriva dalla vicina Svizzera. Un modello che l’ingegner Luciano Luccini, meratese, ex direttore della direzione regionale lombarda di Trenitalia e direttore di Tilo (treni Ticino Lombardia), ha conosciuto in prima persona.
“Questa sera voglio proporvi un raffronto tra le mie ultime due esperienze, una con Trenitalia e l’altra con le reti ferroviarie svizzere, capaci di trasformare il trasporto pubblico in un sistema attrattivo. Per prima cosa la politica deve essere in grado di dare delle linee guida al servizio pubblico, finanziato dai cittadini. Nel 2004, dopo 20 anni, le ferrovie federali svizzere hanno cambiato l’orario dei treni, passando a collegare tutti i paesi della Svizzera con un treno ogni 30 minuti. Per arrivare a questo risultato hanno raddoppiato le linee, eliminato i passaggi a livello, aumentato gli scambi.In Italia, invece, non c’è stata integrazione tra lo sviluppo dell’alta velocità e il trasporto regionale”.
Necessario, secondo Luccini, anche creare una sinergia tra i servizi pubblici con un biglietto integrato che permetta di scendere da un treno e salire su un pullman senza doversi preoccupare di fare mille biglietti. “In Italia non esiste nessuna agenzia deputata al coordinamento delle imprese del territorio attive nel settore del trasporto pubblico”. Fondamentale anche “non distruggere quello che si è fatto di buono in precedenza.
Il confronto tra Lombardia e Svizzera
“In Lombardia, a fronte di 9 milioni di abitanti, abbiamo due mila chilometri di linee ferroviarie, 2.200 treni al giorno e 750mila viaggiatori quotidiani. In Svizzera, che conta 6 milioni di abitanti, abbiamo 8mila treni al giorno e 1 milioni e 200mila viaggiatori al giorno. Il che vuol dire pochi treni pieni in Italia, tanti treni a loro volta pieni in Svizzera”. La confederazione elvetica è stata capace di rendere attrattivo il servizio ferroviario, tanto che 400mila persone hanno l’abbonamento generale e 2 milioni acquistano ogni anno una tessera che permette loro di viaggiare con il 50% di sconto. “Noi siamo nelle condizioni che non esistono stazioni di interscambio. Anzi, a Varese le due stazioni, quella di Trenitalia e quella delle ferrovie Nord, non si parlano”. Impossibile quindi sperare in un’integrazione tariffaria, esperienza testata a Napoli anni fa e terminata nonostante i risultati virtuosi in termini di incassi e fatturato. Di lavoro, insomma, ce n’è da fare e tanto per iniziare davvero a parlare di un diritto alla mobilità.