“L’Italia nel bicchiere”. Natale a tavola: ecco quali vini scegliere

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Roberto Beccaria
Roberto Beccaria

roberto_beccariaRUBRICA – Cari amici, quando si avvicinano le festività di fine anno mi vien difficile trattare un argomento specifico, soprattutto pensando alle innumerevoli situazioni ed occasioni che si presentano: cene aziendali, ritrovi con amici e parenti, pranzi in famiglia e cenoni vari.

Il mio consiglio è sempre quello di pensare ai vini con molta cura per accostarli degnamente ai cibi, cercando quindi di valorizzarli al massimo.

Quando si parla di enogastronomia non è possibile stabilire regole precise e generalmente ognuno di noi fa le proprie scelte in base al gusto personale, alle abitudini alimentari o anche alle possibilità economiche, però un minimo di buon gusto e di attenzione ai particolari non guasta mai.

Molto importante è la scelta del menù con una successione delle portate che abbia un minimo di criterio quindi, in base a questo, la selezione dei vini.

Ci sono infinite possibilità, sia per chi vuol mantenere le proprie abitudini, sia per chi ha voglia di qualche novità: ad esempio, chi ama le bollicine può benissimo servirle a tutto pasto, magari iniziando con un Pas dosè, proseguire con Satèn sugli antipasti e finire con un Millesimato ed un Rosè sulle portate successive.

Su un menù a base di pesce, all’irrinunciabile bollicina iniziale potranno seguire un vino bianco sapido e magari anche un rosso elegante ed equilibrato qualora la complessità dei piatti lo richieda.

Per un menù tradizionale, con gli antipasti misti che comprendono sia pesce che salumi, ravioli col brodo del cappone, agnello e/o cappone ripieno e poi tagliere di formaggi di grande qualità, consigliabili un ottimo vino bianco di buona struttura, magari un Verdicchio Classico Superiore o un Friulano, ed un vino rosso non particolarmente potente ma di grande personalità come un buon Nebbiolo, un Cabernet sauvignon, un Chianti Gran Selezione, un Valpolicella Sup. “ripasso”, un Blauburgunder ris. o un’Etna rosso.

Chi per una volta vuol uscire dalle consuetudini e permettersi un menù “alternativo” con anche ricette un po’ modaiole di cucina etnica, si adegui anche con i vini scegliendo magari autoctoni poco conosciuti ma decisamente sfiziosi come un Durello dei Lessini Pas Dosè, un Nasco di Cagliari bianco, un Tazzelenghe dei Colli Orientali del Friuli e un Moscadello di Montalcino.

Infine, vista la varietà dei dolci che circolano in questo periodo, non smetterò mai di “predicare” di andare alla scoperta dei vini dolci (naturali e passiti) di cui l’Italia è particolarmente ricca e che negl’ultimi anni hanno avuto un miglioramento qualitativo davvero esponenziale: dai classici Moscato d’Asti e Brachetto d’Acqui si passa poi a Muscat de Chambave, Recioto di Soave e/o di Valpolicella, Goldenmusketeller Alto Adige, Picolit Colli Orientali, Albana Passito, Frascati “Cannellino” DOCG, Aleatico dell’Elba, Moscato di Trani, Zibibbo di Pantelleria, Malvasia di Lipari, Nasco passito, solo per fare alcune banali citazioni.

Quest’anno, per gli amanti dei cioccolati , parlo al plurale perché ho appena concluso una sontuosa degustazione di sei tipologie diverse presentate al centro Fatebenefratelli di Valmadrera dal dott. Roberto Vanini, responsabile qualità della storica ICAM, suggerisco il Barolo Chinato. Non sono un’amante dei vini liquorosi aromatizzati ma il Barolo Chinato di Cocchi mi ha davvero fatto cambiare idea: fantastico con i due fondenti al 74% con granella di cacao e al rosmarino.

Assaggiare per credere e… tanti auguri a tutti Voi
Roberto Beccaria

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