La cerimonia questa mattina, in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie
Ripercorsi i dieci anni di storia dell’ex pizzeria confiscata alla criminalità organizzata, divenuta oggi centro di ritrovo per gli over 60 del rione
LECCO – ‘Dieci anni fa esatti, il 21 marzo del 2015, nel giorno dell’equinozio di primavera, un nuovo fiore sbocciava nella nostra città: l’ex pizzeria Giglio, confiscata alla ‘Ndrangheta nel 1994, dopo oltre 20 anni di abbandono veniva finalmente restituita alla collettività. Dal luogo dell’illegalità, questo spazio rinacque come centro sociale per gli anziani, con nome ‘Il Giglio'”.
Così il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni ha introdotto, questa mattina, venerdì, la cerimonia per celebrare i 10 anni di attività del Giglio a Pescarenico. Il momento si è aperto con gli studenti di diverse scuole della città che, in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie, hanno i nomi di alcune delle vittime innocenti di mafia. Un’iniziativa partecipata, promossa da Libera e dal Centro di Promozione della Legalità.
A seguire, presso la sede del Giglio, le autorità cittadine di oggi e di ieri hanno ripercorso questi primi dieci anni di storia di un luogo che è diventato riferimento per la popolazione anziana e fragile del rione.
“Un risultato – ha ricordato Gattinoni – raggiunto grazie al lavoro corale costruito in sinergia da diversi enti: il Comune di Lecco con il Sindaco Virginio Brivio e l’Assessore ai Servizi sociali Ivano Donato, Consorzio Consolida con l’allora Presidente Gabriele Marinoni, Fondazione Cariplo ai tempi rappresentata da Mario Romano Negri. A quest’attività in rete, cui contribuirono Prefettura di Lecco e Ministero dell’Interno, si aggiunse la fondamentale spinta della società civile, in particolare dell’associazione Libera con la sua sezione locale guidata dal compianto Paolo Cereda, oggi Cittadino Benemerito della nostra Lecco”.
Ma cos’è il Giglio oggi? “Due cose in una – ha detto il sindaco – prima di tutto un presidio sociale, un punto di riferimento preziosissimo per tantissimi Over 60 della nostra città e, di conseguenza, per le loro famiglie, dove poter sperimentare momenti di vita comunitaria. Un modello di grande successo, capace di contrastare la solitudine di tanti anziani e di creare contesti di vita quotidiana ricchi e stimolanti, che recentemente è stato esportato anche in altre zone della città, in particolare nel nuovo spazio di Labirinto Bonacina. In questo senso lasciatemi rivolgere un ringraziamento di cuore a tutti coloro che fanno vivere Il Giglio: dai volontari pensionati lecchesi alle operatrici comunali Katia Zucchi e Lavinia Ghezzi ma soprattutto a Beatrice Civillini, che è il cuore pulsante di questo spazio”.
“In secondo luogo, Il Giglio è stato ed è presidio di legalità, capace di affiancare alla cultura alla solidarietà l’impegno sociale. Qui arrivano gli studenti che partecipano ai “legalitour” promossi da Libera, qui vengono ospitati incontri di testimonianza con le realtà che quotidianamente sono attive nel contrasto alle mafie, qui si aprono le porte a chiunque voglia sapere cosa fosse questo luogo prima dell’arrivo de Il Giglio senza nascondere il proprio passato ma, al contrario, indicando con orgoglio il riscatto di questo angolo di città”.
Gattinoni ha quindi dato un annuncio: “Proprio oggi è il giorno in cui possiamo annunciare che il Comune di Lecco è risultato assegnatario di un altro bene confiscato alla criminalità organizzata: si tratta di un immobile nel rione di Olate che, sotto l’impulso dell’Assessore al Welfare Emanuele Manzoni, verrà restituito alla città come alloggio per l’ospitalità temporanea di giovani studenti o lavoratori. Dopo Il Giglio, la pizzeria Fiore e l’appartamento di viale Adamello, un nuovo spazio della città sottratto all’illecito tornerà, dunque, a vivere”.
In conclusione, Gattinoni ha ricordato un pericolo più insidioso della mafia, la mafiosità: “Quella zona grigia che ognuno di noi rischia di incontrare nella vita di ogni giorno, quella mentalità che nasce da una cultura dell’indifferenza, della negazione o perfino della complicità, capace di condurre a comportamenti se non illegali di certo lontani dai principi dell’etica e del bene comune. “Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale”, diceva Giovanni Falcone, perché la mafiosità si annida nell’io che antepone i propri interessi a quelli del noi. Per questo oggi, 21 marzo, Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, da questo ex bene confiscato alla ‘ndrangheta, rinnoviamo il nostro impegno di Istituzioni, enti, associazioni e semplici cittadini contro ogni forma di mafia e d’illegalità. Lo facciamo tramite gli organismi preposti, lo facciamo facendo sentire il nostro ringraziamento alle Forze dell’Ordine e alla magistratura e impegnandoci a denunciare, lo facciamo sostenendo le associazioni come LIBERA e Avviso Pubblico, lo facciamo a partire dai più giovani nelle scuole grazie al coordinamento del CPL – Centro Promozione Legalità di Lecco, all’Ufficio scolastico territoriale e all’impegno in prima persona di tanti insegnanti. E, soprattutto, siamo chiamati a farlo con le nostre scelte di vita quotidiana, consapevoli che oggi la mafia è forte ma che insieme noi siamo più forti. E questa forza ci giunge dall’impegno in ogni 21 marzo, in ogni primo giorno della nuova stagione, a fare memoria, perché “il vento della Memoria semina Giustizia. Buon compleanno Giglio, cento di queste primavere!”.
Dopo il sindaco sono intervenuti Alberto Bonacina, Coordinatore di Libera, e il Prefetto Sergio Pomponio che ha ricordato come sia fondamentale che i fenomeni mafiosi diventino di interesse di tutta la collettività e non solo delle forze dell’ordine: “Siamo abituati a pensare che la lotta contro la criminalità organizzata sia compito dello Stato, fino a che non iniziamo a subirne le conseguenze: magari una persona a noi vicina che viene coinvolta, o arrivare a scoprire che un intero quartiere è stato costruito con i soldi della mafia senza che nessuno se ne accorgesse, o almeno, così si crede. Credo allora che davvero sia fondamentale partire dalle giovani generazioni, lavorare con le scuole, affinché si trasmetta che la sensibilità a questi fenomeni debba essere anche della società civile e non solo delle forze dell’ordine”. Il Prefetto ha poi fatto sapere che nella Provincia di Lecco il numero delle interdittive antimafia emesse è alto, rispetto ad altri territori confinanti: “Questo non vuol dire che il territorio lecchese sia più mafioso di altri ma solo che qui c’è una sensibilità più alta al fenomeno, a comprenderlo e a contrastarlo. Non è un segnale negativo”.
A ripercorrere alcuni momenti salienti che hanno portato alla restituzione del Giglio alla società sono stati Virginio Brivio, ex sindaco di Lecco, e Gabriele Marinoni, ai tempi presidente del Consorzio Consolida. Assente (giustificato) l’allora assessore ai Servizi Sociali Ivano Donato. L’ex sindaco Brivio ha ricordato, anche tramite aneddoti, le complessità burocratiche che hanno caratterizzato l’iter e la sinergia tra i vari enti coinvolti nel creare un progetto di recupero “non di quello che c’era prima ma per metterlo al servizio della comunità”. Un ‘esercizio di bellezza recuperata’, come l’ha definito Brivio, ricordando anche come l’inaugurazione del Giglio abbia coinciso con l’avvio del processo per il caso Metastasi, inchiesta sulla ‘Ndrangheta nel lecchese che, il 2 aprile 2014, aveva portato all’arresto, tra gli altri, dell’allora sindaco di Valmadrera Marco Rusconi e di un consigliere comunale del Gruppo Misto di Lecco, Ernesto Palermo, oltre che di Mario Trovato, fratello del boss Franco Coco Trovato.
Ha concluso gli interventi Beatrice Civillini, anima dello spazio del Giglio che ha ringraziato i presenti: “In dieci anni questo è diventato un luogo di comunità, un luogo che è casa. Grazie, ci sentiamo parte della città, qui accogliamo tante energie che si rigenerano e ci rigenerano”.
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