Avviato un percorso per dare un’alternativa a chi oggi vive nelle roulotte al Bione
L’assessore Manzoni: “Cercheremo la soluzione migliore, individualmente, con ognuno di loro”
LECCO – Una situazione mai risolta e che potrebbe trovare una risposta in un percorso recentemente avviato dall’amministrazione comunale: stiamo parlando delle famiglie che abitano l’insediamento di fronte al Bione, in tutto 35 persone di cui una decina di minori che vivono da anni nei camper e roulotte stanziate nel parcheggio del centro sportivo.
“Da qualche mese abbiamo iniziato a pensare ad una soluzione differente a queste famiglie – spiega l’assessore ai Servizi Sociali, Emanuele Manzoni – a luglio abbiamo interessato la Fondazione Somaschi, avvalendoci della loro esperienza per affrontare la questione con un approccio che guardi innanzitutto al rispetto e alla tutela dei diritti delle persone e dei minori coinvolti, al dialogo con le stesse, avviando dei percorsi di inclusione”.
Proprio questa mattina, l’assessore ha incontrato i residenti del campo insieme ad altri referenti del municipio. “E’ stato un confronto positivo e importante – spiega Manzoni – le stesse famiglie sono consapevoli della necessità di superare l’attuale insediamento che, mai trasformato in un campo attrezzato, presenta evidenti criticità e difficoltà quotidiane di chi lo abita”.
“Con ognuno di loro abbiamo deciso di avviare un percorso di confronto, della durata di 12 mesi – sottolinea l’assessore – che porterà ad un progetto su misura, in base alle esigenze che saranno evidenziate, con interventi di inclusione lavorativa e socio-abitativa ”.
L’amministrazione comunale, in collaborazione con la fondazione, accompagnerà dunque queste famiglie nella ricerca di una collocazione occupazionale, per chi lo necessita, e nell’individuazione di una soluzione abitativa differente, attraverso l’housing sociale o il mercato privato per chi ne avrà la possibilità.
A sollecitare una soluzione è anche il futuro cantiere per la terza corsia sul Ponte Manzoni che potrebbe necessitare la rimozione dell’insediamento.
“Al momento non abbiamo avuto alcuna indicazione di tempistiche da parte di Anas – fa sapere l’assessore – la decisione di avviare un percorso è una scelta ponderata. Avremmo potuto aspettare gli eventi e l’apertura del cantiere e a quel punto le soluzioni rischiavano di essere differenti. Non potevamo certo voltare le spalle alle fragilità. Siamo convinti che questo sia l’approccio migliore, aprendoci all’ascolto e offrendo dei reali percorsi di inclusione non ‘calati dall’alto’ ma studiati insieme ai diretti interessati”.