ANNONE – Interessata nel 2013 dal caso Ilva, la Riva Acciaio chiuderà definitivamente il sito di Annone Brianza: il pesante annuncio è stato dato giovedì mattina dai responsabili dell’azienda ai sindacati in un incontro in Confindustria.
Le motivazioni che l’azienda avrebbe riferito ai sindacati sono riconducibili alla criticità del mercato della rete elettrosaldata: “E’ dal 2007 che il settore del l’edilizia pubblica che privata subisce ricadute pesanti ed ha segnato negativamente molte imprese – spiega Enrico Azzaro della Uilm Lecco – In Riva abbiamo gestito il periodo più lungo e duro della crisi attraverso gli ammortizzatori sociali, il contratto di solidarietà termina il 30 settembre”.
Sono 40 gli addetti tuttora impiegati nel sito brianzolo e in mattinata una delegazione ha protestato per la notizia con un presidio di fronte alla sede lecchese dell’associazione degli industriali. Due anni fa stessi lavoratori hanno dovuto abbandonare per un mese il luogo di lavoro a causa delle ripercussioni che la sede di Annone Brianza aveva subito a seguito del maxi sequestro preventivo dei beni del gruppo Riva, per oltre 916 milioni di euro, deciso dalla Procura di Taranto che indagava sull’Ilva per il reato di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale.
La chiusura dell’azienda aveva mobilitato sindacati e politica locale, era stato poi il ministro Zanonato ad annunciare la riapertura del sito annonese grazie all’autorizzazione della magistratura di Taranto, la quale aveva garantito alle banche che le nuove entrate della società non sarebbero state messe sotto sequestro.
La vicenda, unita alla crisi economica, avrebbe avuto inevitabilmente degli effetti sull’andamento dell’azienda: “Un pugno allo stomaco per i lavoratori – prosegue Azzaro – Chiaramente lo scenario è cambiato, il mercato ha si condizionato, allo stesso tempo terrei in seria debita considerazione quanto è avvenuto al Gruppo Riva ( che non esiste più ) che ha subito l’esproprio dell’Ilva con tutte le conseguenze occupazionali e di prospettiva che sono sotto gli occhi di tutti”.
La Uilm fa comunque sapere di aver constatato “dall’azienda una seria apertura sull’esplorare tutta una serie di strade per scongiurare da subito la messa in mobilita di tutti e 40 addetti e favorire la ricollocazione dei lavoratori”. Se ne saprà di più nel prossimo incontro tra azienda e sindacati fissato per l’8 luglio.
“Certo le incognite sono molteplici – conclude Azzaro – la scadenza del quinquennio per la ripresa di Cigs, e la conversione in legge del decreto Job Act che non consente la Cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività. A questo si aggiunge che la mobilita che va ridursi drasticamente, e questo strumento sappiamo quanto sia importante per le imprese in quanto godono di importanti incentivi per le assunzioni”.