Confcommercio: “i consumi delle famiglie non ripartono”

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MILANO – “Al netto della crescente componente inflazionistica e in un contesto in cui gli alimentari continuano a rappresentare la componente più fragile, l’andamento rimane piatto e in linea con quanto rilevato negli ultimi mesi del 2016”: questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio ai dati sulle vendite al dettaglio nel mese di marzo diffusi dall’Istat.

Nel marzo scorso il livello delle vendite al dettaglio è risultato stabile in valore rispetto al mese precedente. Sostanzialmente invariate anche le componenti alimentare e non alimentare (rispettivamente -0,1% e +0,0%). Risulta, invece, in contenuta crescita il volume delle vendite (+0,2%), come sintesi di un aumento dello 0,3% per i prodotti alimentari e dello 0,1% per quelli non alimentari. Rispetto a marzo 2016, le vendite al dettaglio diminuiscono dello 0,4% in valore e dell’1,4% in volume.

Nel complesso del primo trimestre 2017 il valore delle vendite cresce dello 0,7% rispetto al trimestre precedente, mentre i volumi sono quasi stazionari (+0,1%). Nello stesso periodo, le vendite di beni alimentari registrano una crescita dell’1,4% in valore e una variazione nulla in volume; quelle di beni non alimentari aumentano dello 0,3% sia in valore sia in volume. Per i prodotti alimentari si rileva una diminuzione dell’1,8% in valore e del 4,5% in volume. Le vendite di prodotti non alimentari sono in aumento dello 0,3% in valore e dello 0,6% in volume. Sempre su base tendenziale, le vendite al dettaglio restano sostanzialmente stabili nelle imprese di piccola superficie (+0,1%), mentre diminuiscono nella grande distribuzione (-1,1%).

“Nel complesso dall’inizio del 2016 le vendite al dettaglio oscillano moderatamente all’interno di un canale decrescente, distanti ancora di oltre 10 punti percentuali in volume rispetto al 2010. Quindi, se si escludono le immatricolazioni di autovetture a persone a privati e i principali servizi, in primis quelli turistici, la domanda delle famiglie sconta la flessione della propensione al consumo emersa nel 2016, con prosecuzione nella prima parte del 2017. E’ la questione fiscale – conclude Confcommercio – la principale preoccupazione dei consumatori che ancora non intravedono un percorso certo e graduale di riduzione delle aliquote Irpef. Presupposto, questo, indispensabile per far crescere la fiducia delle famiglie”.