Inaugurata lo scorso novembre, è la nuova ‘palestra d’arrampicata’ in località Zapel
Presenta vie alte dai 18 ai 46 metri, con gradi di difficoltà tra 5a e 6b+. E’ facilmente raggiungibile e ben segnalata già dal centro di Perledo
PERLEDO – Inaugurata a fine novembre scorso, alla presenza anche di ‘Manolo’, soprannome di Maurizio Zanolla, noto arrampicatore tra i più forti negli anni ’80’-’90, e di altre 200 persone, la Falesia dell’Oreste è una parete di roccia che sovrasta l’abitato di Perledo, anche se prima che Oreste Ferrè, a cui deve il nome, la notasse, non era altro che un’immensa foresta, un ammasso di arbusti, piante e spine a nasconderla.
“Era il lontano 2009 quando mi accorsi di questa parete in località Zapel – racconta Ferrè, milanese ma da cinquant’anni villeggiante storico di Perledo – in prossimità della fonte a cui attingevo l’acqua per il mio casello, situato poco più in basso. Avvicinandomi, mi resi conto della presenza di alcuni chiodi. La parete, un tempo, doveva senz’altro essere ‘viva’ “.
Appassionato di montagna e arrampicatore qual è, Oreste prese a cuore l’impresa di ripristinare la falesia insieme ad alcuni compagni d’avventura, Lorenzo Festorazzi, Ragno di Lecco, ed Enzo Nogara, guida alpina. Un lavoro lungo e impegnativo: “Solo tre anni sono serviti per ripulire completamente la parete – continua Ferrè – operazione compiuta facendoci calare dalla sommità della falesia con una corda, per poi scendere man mano lungo la roccia, fino alla base”.
Solo successivamente si procedette con l’apertura di nuove vie attrezzate, nell’ottica di rendere possibile l’arrampicata agli appassionati, alte dai 18 ai 46 metri e comprese tra i gradi di difficoltà 5a e 6b+. “Semplici, forse all’apparenza, ma in realtà capaci di mettere a dura prova chi decide di affrontarle – comunica Oreste, che mostra compiaciuto spit e nomi delle vie -. Periodo ideale per cimentarsi nell’arrampicata su questa falesia è senza dubbio l’inverno, essendo molto esposta al sole, o comunque quando il caldo non è eccessivo”.
Le vie tracciate hanno tutti nomi di persone legate a Oreste, come la moglie Valentina e i figli Ruggero e Riccardo, o agli altri collaboratori di questo progetto; nomi per ricordare chi non c’è più come la ‘Variante del nonno’ e ‘Silvia’; ma anche diciture buffe come ‘Sacramento’, intercalare utilizzato da Oreste, e ‘Il ghiro’, trovato in un buco nella roccia durante la realizzazione della via.
Già stando alla base della falesia, la visuale che si riesce a scorgere è pittoresca: all’orizzonte compare persino il Castello di Vezio, e dall’alto sicuramente gli arrampicatori avranno uno sguardo privilegiato sull’abitato di Perledo.
Il lavoro alla falesia non è però terminato qui: nuovi progetti stanno già prendendo forma, e potrebbero culminare nella realizzazione di ulteriori vie, probabilmente con un grado di difficoltà maggiore. “Vorremmo anche inserire la parete d’arrampicata nella guida delle falesie lombarde – conclude Oreste – coinvolgendo Eugenio Pesci, già autore di svariate pubblicazioni sul tema”. Continua sarà invece la manutenzione della falesia: la forza della natura è inarrestabile, pronta a riprendersi ciò che le è stato tolto, rimettendo sulla parete di roccia nuove radici.
Già nel centro di Perledo la falesia risulta ben segnalata, grazie ai cartelli posizionati da Oreste. Per raggiungerla, basterà seguire le indicazioni e prendere la mulattiera che conduce a Esino, percorrendola per 10-15 minuti circa. Dopodiché, la Falesia dell’Oreste si troverà sulla sinistra. A indirizzare gli arrampicatori, anche in questo caso, una segnaletica ben visibile.